Loro 1 - Ennesimo CapolaLORO di Sorrentino

in #ita6 years ago

Chiunque abbia visto Loro 1 di Sorrentino nelle scorse settimane, scorgendovi una disamina assolutoria di Silvio Berlusconi e dell'ultimo quarto di secolo o deve aver vissuto finora in una realtà parallela o probabilmente ha capito poco o nulla dei 100 minuti della pellicola del regista napoletano.

Il primo dei 2 film dedicati alla vita del cavaliere di Arcore è un autentico affresco dell'Italia post - Tangentopoli, un ritratto sorprendentemente verosimile del Berlusconismo e ovviamente di Berlusconi stesso.

Come sempre accade quando dietro la macchina da presa vi è Paolo Sorrentino, i simbolismi si sprecano e sono i piccoli dettagli a rendere il film meraviglioso. 

Sorrentino riesce ad essere a-critico nonostante il film sia, di fatto, la più grande critica mossa al ventiquattrennio berlusconiano che sia mai stata fatta.


Il segreto?

Berlusconi non è stato rappresentato come un villain. Berlusconi è stato mostrato per quel che è, per quel che è stato senza veli.

Ed è proprio lì il colpo di genio che ha confuso molti e depistato alcuni. Lo spettatore è stato trattato come tale ma assimilato al ruolo che ha avuto per tanti anni ovvero spettatore del degrado sociale, morale e politico della nostra Italia.

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Da come si sia percepita la realtà messa in scena sullo schermo è probabile che emerga la sensibilità di ognuno di noi alle vicende che hanno orbitato intorno al pianeta Berlusconi in questi anni.

E' la nostra sensibilità verso gli eventi raccontati a farci percepire il film come delusione o capolavoro, assoluzione o condanna, racconto di fantasia o realtà documentale.

E non è un caso se il film si apra con una frase di Manganelli che recita:

Tutto documentato, tutto arbitrario.

E non è un caso che uno dei dialoghi più amari (per noi) e al tempo stesso riusciti del film sia quello che avviene fra il cavaliere ed uno dei suoi giovani nipotini:

  Lo sai cosa diceva il grande scienziato inglese Isacco Newton? 'Le apparenze ingannano solo i mediocri!'. Tu non sei un mediocre e quindi devi capire che non è così! Il nonno non ha pestato una cacca. Non gli è mai successo in tutta la vita e mai succederà! I giardinieri hanno dissodato il terreno e spesso da sotto saltano su delle palline di terra che hanno una consistenza simile a quella della cacca. Hai capito adesso? 
 Hai imparato che una verità è il frutto del tono e della convinzione con il quale l'affermiamo! 
  E forse Newton non ha mai detto quella frase! Ha importanza? No! L'unica cosa che importa è che tu mi hai creduto! 

Tutto documentato. Tutto arbitrario.


Il peso delle parole è capitale in questo film, il peso del tono e della convinzione con cui vengono dette lo è ancor di più.

Un personaggio che per 24 anni ha potuto dire quel che gli aggradava forte di 3 emittenti nazionali, case editrici, una squadra di calcio, quotidiani più o meno liberi e altro ancora come avrebbe dovuto essere rappresentato?

Esattamente come ha fatto Sorrentino. Mostrando il suo potere si ma soprattutto come il fare goliardico e guascone dell'uomo dal sorriso perpetuo abbia ingannato per anni gli italiani, collusi loro malgrado nella più grande tragedia sociale dal dopoguerra ad oggi.

E se lo spettatore, il cittadino, l'elettore non è in grado di discernere l'inaccettabile dall'accettabile è anche perchè per 24 anni la soglia di tolleranza in noi tutti si è innalzata vertiginosamente.

Come avrebbero reagito i nostri nonni di fronte ad un presidente del consiglio fedifrago e circondato da donne di ogni tipo e di ogni età?

Avrebbero reagito con disprezzo probabilmente, con ferma condanna laddove noi abbiamo invece reagito con indulgenza e anzi a tratti con invidia verso l'uomo che tutto poteva.

La verità è che siamo tutti molto assuefatti al peggio, all'inconcepibile e questo ci fa percepire tutto in maniera anomala, diversa, controproducente ed è forse anche il vero motivo per cui crediamo che Sorrentino abbia voluto assolvere Silvio quando in realtà ci ha voluto mostrare, alla sua egregia maniera, quanto siamo stati capaci di indulgere, a che livello di convinta ignoranza ci siamo spinti in questi anni.

Loro 1 è una critica verso noi italiani ed è giusto che sia cosi. Siamo stati noi a rendere politica ciò che doveva restare nell'ambito della sfera privata, non intesa come ambito personale ma come ambito sociale. Ed è per questo che guardando il film dovremmo uscire dal cinema felici ed entusiasti di aver assistito ad un'opera lucida e  al tempo stesso onirica. Un incubo politico e sociale di cui siamo stati protagonisti anche noi legittimando tutte le nefandezze e i comportamenti che hanno caratterizzato Berlusconi ed il Berlusconismo.

La prima parte del film gioca per sottrazione. Il protagonista del film non viene inquadrato mai ma la sua assenza pervade ogni scena. Un po come avviene dal 1994, il cavaliere è al centro dell'agenda politica sempre. Non importa se sia nella sua villa in Sardegna o a Cesano Boscone a scontare la sua pensa, inagibile o meno è stato lui al centro dell'agenda politica anche quando in Parlamento si presentava 1 volta ogni 2 mesi. La sua assenza non è stato un ostacolo alla sua presenza fissa.

La prima parte del film è tutto un pullulare di pronomi.


Berlusconi non è mai nominato. Il cavaliere è LUI

LUI è la chiave di volta di tutto, è il sogno irraggiungibile di tutti.

LORO sono i suoi cortigiani, gli uomini più potenti d'Italia intorno all'uomo più potente d'Italia.

LORO sono personaggi di fantasia liberamente ispirati alla realtà o personaggi reali che sembrano essere di fantasia.

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Una divina e desiderabile Kasia Smutniak come novella Sabina Began, l'ape regina che amoreggiava con LUI e a cui nessuno poteva avere accesso, neppure sceicchi desiderosi di passare una notte con la donna più desiderata degli ambienti lussuriosi della capitale.

Un ministro poeta che ricorda Bondi ma che veste come Formigoni, un lacchè come tanti che non è incorruttibile perchè ne troppo ricco ne troppo povero come gli dirà il faccendiere senza nome del cavaliere più tardi.

Il Sergio di Riccardo Scamarcio a portarci nella vita di Tarantini, ambizioso imprenditore che si serve di cocaina, gambe aperte e seni prosperosi per farsi strada fino a LUI.

Un DIO nascosto di cui non conosciamo volto e nome, un essere amorfo capace di perdonare ma che di DIO non ha alcun aspetto, perso come è nei piaceri effimeri della carne.

Un Lele Mora viscido e spregevole incanalato in un personaggio dichiaratamente di fantasia.

Si intravede un simil Lavitola, una simil Santanchè, la vera Noemi Letizia ed il suo proverbiale "Papi", un Mike Bongiorno al tramonto, le olgettine senza nome prima ancora che fossero olgettine.

Il film ci regala LORO per un'ora, in attesa di LUI.


Sembra di essere dalle parti del The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese tali sono gli eccessi che ci vengono mostrati, eppure siamo che quelle scene cosi esagerate hanno molto poco a che fare con l'immaginazione e hanno invece assai in comune con la realtà narrata, testimoniata e certificata in questi anni.

Ma dopo un'ora di attesa, un'ora di assenza dove tutto ruotava intorno a LUI ecco che egli finalmente appare e ci appare in maschera, celato dietro un abito orientale intento a riconquistare la sua amata, quella Veronica Lario a cui in quei giorni stava togliendo l'unica cosa non negoziabile per l'ex attrice sconosciuta e sua musa: la dignità.

Ed è cosi che inizia il LUI Show.

Una battuta dietro l'altra, una scorribanda dietro l'altra nel mondo della guasconeria di cui LUI potrebbe essere il re incontrastato, un'affermazione dietro l'altra fatta con un sorriso suadente dietro cui si celano mille amare verità.

Agnelli ha ereditato tutto ciò che aveva, Io l'ho costruito

dichiarerà l'uomo che si narra dormisse con una foto dell'avvocato sul comodino.

Sorrentino celebra uno splendido contrasto fra la vita filmica prima che arrivasse LUI e quella che ci mostra dopo il suo avvento.

Passiamo da scene di orge, depravazione, prostituzione a scene quasi bucoliche, rilassanti, in distese immense di verde e mare dove LUI riflette senza restare mai da solo, perchè LUI da solo non sa stare e anche in due ha difficoltà ad esprimersi e per questo si circonda almeno di un terzo uomo, sempre presente, sempre vestito di bianco.

Sarà forse lui DIO?


Non lo sappiamo. Per molti DIO è Gianni Letta, per altri Bertolaso, per altri è proprio il Mr Wolf in bianco, colui che si definisce biografo perchè "scrive vite".

Stilisticamente questo film è di Sorrentino ad ogni inquadratura. Il simbolismo ricercato ovunque, l'uso assurdo degli animali. Un rinoceronte a Roma? Cosa ci fa? Cosa significa? 

E la capra? Non è che saremo noi italiani le pecore simboliche?

Sul topone gigante tra i fori imperiali vi sono pochi dubbi sull'analogia...Film Sorrentiniano fino al midollo per chi avesse ancora dubbi sulla riuscita tecnica del film.

Quello che è certo è che cosi come accadde nel 1994 quando in scena approda Silvio, con il suo fido Apicella e la sua fidata Dudù nulla è più come prima. La prospettiva si capovolge, la realtà diventa arbitraria e noi spettatori (in)consapevoli del suo personalissimo spettacolo.

Paolo Sorrentino dipinge il suo Botticelli, forse ancor più de "La Grande Bellezza", solo che il pubblico, la critica ancora non lo sanno, spettatori (in)consapevoli anche loro di qualcosa che forse solo dopo tanti anni sarà chiara a tutti. 

Questo film è un capolavoro perchè riesce ad attingere dalla realtà per costruire qualcosa di alto, di altro, sentenziando senza condannare, rendendoci complici tra una risata e l'altra del nostro stesso disastro, rendendo lo spettatore (in)consapevolmente uno di LORO.


Sort:  

Mi hai fatto venire voglia di vederlo!

Buono a sapersi!
Film imprescindibile secondo me, soprattutto per chi come te mi sembra attento osservatore di politica e società.

Da Sorrentino è lecito aspettarsi tanto, non l'ho ancora visto, è nella mia lista delle cose da vedere, di norma non sbaglia un colpo, è uno dei pochi che ha un suo stile preciso, non credo mi deluderà

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