Lacrime di ruGiada

in #ita6 years ago (edited)

Quella sabbia che Giada stringeva tra i pugni le sembrava fatta di piccoli spilli che le pungevano la pelle.

La sua mente e la sua anima erano talmente addolorate da quel che le era appena successo che le sembrava di provare dolore fisico in ogni momento. 

Il tempo e la sua coscienza erano venuti a mostrare il conto da pagare per quelle scelte che Giada aveva fatto.

Quella sabbia, quel mare, quella spiaggia, quei rumori, quel silenzio tipico di una riva deserta le erano sempre stati cari, le avevano sempre dato delle sensazioni uniche che niente e nessuno mai le avevano regalato.

Fu per questo che quando i genitori divorziarono lei non volle seguire ne l'uno ne l'altra e volle ricominciare la sua vita partendo da quella casetta in riva al mare dove tutta la famiglia era solita riunirsi ogni estate.

In quelle mura, in quei paesaggi ella riusciva a sentire distintamente le risate fragorose di papà Carlo e mamma Emma. Ogni volta che si affacciava alla finestra le sembrava di vedere la piccola Adele tra le braccia di papà Carlo mentre il sole veniva risucchiato dall'orizzonte e calava nel mare. Quella sabbia che stringeva tra i pugni era stata teatro di mille corse felici verso la sconfinata distesa di sabbia che ogni anno si parava davanti a lei. In quel mare papà Carlo aveva insegnato loro come stare a galla e come nuotare. 

Quella casa, quella spiaggia erano per lei un ricordo felice, un quadro eterno da ammirare perpetuamente alla ricerca di un angolo di felicità.

In quei ricordi rivedeva una famiglia unita, gioiosa e che non aveva paura del futuro. Un distacco totale rispetto a quello sarebbe stato un allontanamento repentineo ed inaspettato.

Papà Carlo non era andato via per amore di un'altra o perchè ne aveva abbastanza di quella vita. Lui era un sognatore, era pieno di vita e zeppo di sogni ed aveva trasmesso alle sue figlie la capacità di sognare oltre ogni limite. Ma nell'Italia dei privilegiati e dei dimenticati suo padre era finito nella seconda categoria e a poco a poco la sua voglia di vivere era andata spegnendosi sommerso dai debiti e dalle fatiche di un lavoro che non era più utile, non era più in voga e che tutti avevano pian piano accantonato.

A fine mese però le tasse e le bollette da pagare non attendevano a farsi vive e Carlo pian piano perse la voglia di lavorare, la voglia di vivere.

Papà Carlo avrebbe voluto lasciarsi tutto questo alle spalle, non portarlo a casa, non contaminare quell'ambiente felice con la sua silenziosa disperazione. 

La tensione, la depressione, la tristezza stava contagiando Giada e la sorella Adele e questo Carlo non poteva permetterlo.

Fu questa la ragione per cui di punto in bianco decise di andare via, di allontanarsi da tutti e lasciare che ognuno potesse provare a vivere la propria vita.

Immagine priva di diritti di copyright

Giada non riuscì mai a perdonare suo padre. Non era mai riuscita a capire davvero le motivazioni dietro quella scelta. Non faceva che ripetersi che insieme avrebbero superato ogni avversità e che suo padre era stato un vigliacco.

Di tanto in tanto coccolava quel biglietto sbiadito dove aveva appuntato quel vecchio numero di telefono, quello che suo padre le aveva lasciato per qualsiasi emergenza, per qualsiasi cosa promettendo a tutti che non sarebbe mai stato lui a chiamare loro. Non voleva distrarle dalla loro rinascita diceva. Aveva venduto il negozietto e lasciato qualcosa alle 3 donne della sua vita con cui ripartire. 

"Ce la farò, non preoccupatevi per me" ripeteva quella sera con voce strozzata.

Mamma Emma decise di vendere la casa in cui Giada e Adele erano cresciute, lasciando alle figlie la villetta al mare, teatro di tante belle giornate passate insieme.

Voleva scappare dall'Italia, non voleva che le figlie crescessero in quel paese cosi miope ed ingrato che sarebbe stato presto un paese da terzo mondo diceva.

Trovò lavoro come traduttrice in Francia e una sera si presentò a casa con un biglietto aereo per Parigi

"Quello che vedete è il nostro futuro ragazze".

La piccola Adele non esitò ad abbracciare la proposta della madre, a 13 anni appena compiuti era eccitata all'idea di vivere in una città come Parigi e ricostruirsi nuove amicizie.

Giada restò impietrita, intristita all'idea di partire e felice alla prospettiva di cambiare.

Ringraziò la madre ma le chiese qualche giorno per pensarci.

In quei giorni si sentì persa, vuota di fronte ad una situazione più grande di lei. A 19 anni appena compiuti avrebbe dovuto compiere una scelta che le avrebbe cambiato l'esistenza, abbandonando tutto ciò che aveva in favore di qualcosa che non aveva mai avuto e neppure desiderato. Fosse stato per lei avrebbe voluto tornare indietro e riabbracciare papà Carlo e vederlo lì a tavola con loro, con qualche soldo in meno ma con tanto affetto in più. 

Strinse a se nuovamente quel biglietto stropicciato con quel vecchio numero di telefono e lasciò fluire i ricordi.

Fu allora che decise che il suo futuro sarebbe stato vivere nel passato.

Comunicò a mamma Emma che sarebbe ripartita dalla piccola casa al mare in cui il tempo sembrava essersi fermato per lei.

La madre provò a dissuaderla ma volle lasciarla andare, anche per onorare la scelta di suo marito Carlo.

Le giornate, i mesi, gli anni erano trascorsi sereni per Giada, fino a 2 giorni fa.

Fu allora che si presentò alla porta un uomo in divisa. Cercava sua madre ma trovo Giada.

Fu lei a ricevere per prima la notizia.

Suo padre era deceduto.

Non era stato un cancro.

Non era stato un incidente.

Non era stata la vecchiaia.

Era stata quella scelta compiuta qualche anno prima. Era stata la vita. Era stata l'Italia a portarselo via.

Quel padre che non aveva più visto nè sentito aveva rifiutato di baciare la pantofola di chi avrebbe potuto aiutarlo, aveva rifiutato di chiedere l'elemosina in giro, aveva rifiutato di cercare la pietà altrui.

E cosi vivette di stenti gli ultimi anni della sua vita, fino ad arrivare al nord, lontano da tutti nella fredda Milano dove perì tra i cartoni che lo avvolgevano in una notte di mezza estate nella stazione di Porta Venezia, non lontano dalla borsa di Milano, non lontano dal luogo dove tutto si decide e tutto evolve.

Giada capì che suo padre non era stato un codardo, non aveva abbandonato la sua famiglia ma si era sacrificato per loro.

Quel pensiero la stava massacrando e i sensi di colpa divorando.

Su quella spiaggia riusciva a ricordare i bei momenti che ora si confondevano con gli insopportabili rimproveri che faceva a se stessa.

What if ripeteva, What if ripeteva....mentre stingeva la sabbia tra i pugni, mentre serrava i denti e piangeva.


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Che finale amaro..
Letto tutto di un fiato, molto bella la storia. Quante vite ha questa Giada! :]

Il capitolo 1 non lasciava presagire nulla di buono, ho preferito dare profondità al personaggio e al suo background, spero sia riuscito nell'intento.
Grazie

Ci sei riuscito eccome!

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