La Trattativa Stato - Mafia Uccide Solo D'Estate

in #ita7 years ago

Qualche anno fa Pierfrancesco Diliberto, in arte PIF, abbandonò la sua fidata telecamerina per passare dietro la macchina da presa, dirigendo il suo primo film "La Mafia uccide solo d'estate". I molti che si attendevano un film comico o comunque allegro e superficiale sono rimasti delusi, ma i tanti che nei film cercano traccia di uno spunto per riflettere e informarsi o meglio ancora formarsi, trovarono in quella piccola una piccola miniera d'oro.

L'esordiente regista riuscì con estrema leggerezza e disincanto a portarci negli anni delle stragi che sconvolsero la sua amata Sicilia. Nel film, autobiografico, viene tratteggiata quella Sicilia, quell'Italia divelta dalle bombe, bagnata da quel sangue, offesa da quel silenzio politico e sociale che in pochi anni portò l'isola ad essere simbolo di malavita e morte e la nostra penisola ad essere simbolo di corruzione e collusione. Nel finale di quel piccolo ma meraviglioso film troviamo la voglia di riscatto, la voglia di comprendere quegli anni attraverso la storia e di essere a nostra volta storia, storia positiva per le generazioni che verranno. Un tentativo di essere gli spazzini di quei rifiuti umani, le lavatrici di quei panni sporchi di sangue, i paladini di una nuova giustizia.

E se giustizia deve esserci essa deve passare innanzitutto dai nostri governanti, dai nostri corpi di polizia e ovviamente dal lavoro di magistrati che ricalchino e riprendano le orme di quei 2 giganti che furono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, senza dimenticare Rocco Chinnici e i tanti uomini di legge e di giustizia caduti in quegli anni sotto i colpi di Cosa Nostra.

Per lungo tempo abbiamo pensato che la mafia fosse una gigantesca cloaca di uomini neri pronti a sparare chiunque, uccidere chiunque pur di mantenere vivo il loro potere, la loro esistenza criminale.

Per troppi anni abbiamo pensato che la mafia potesse agire indIsturbata solo perchè più potente, solo perchè disposta a tutto.

Ma se la storia ci ha insegnato qualcosa è che quando il popolo ne ha abbastanza dalle bombe può nascere un fiore e da quel fiore possono nascere magistrati come Nino Di Matteo e tanti uomini e donne pronti a tutto pur di stabilire la verità, pur di combattere contro tutto e tutti per fermare la follia omicida, la sete di potere che avversa l'animo umano a scapito delle anime pie e della gente normale che tutto vorrebbe fuorchè vedere auto esplodere di fronte al proprio palazzo.

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Quella ricerca affannosa della verità ha da anni aperto la strada ad una nuova lettura dei fatti, ad una nuova e temuta verità, ad una nuova e sconsiderata quanto atroce realtà. Molte di quelle morti, molte di quelle stragi compresa quella che coinvolse Paolo Borsellino e la sua scorta, furono frutto o almeno furono parte di un legame fra lo Stato e le cosche corleonesi. Un rapporto molto stretto, volto ad agevolare la vita e i traffici dei mafiosi in cambio di un quieto vivere apparente. Quello che fu e che ora è agli atti, indelebile come una stella nel firmamento è che uomini dello Stato, rappresentanti delle istituzioni interagirono con i vertici della Mafia siciliana per stringere degli accordi. Le indagini e il lavoro dei magistrati hanno I N E Q U I V O C A B I L M E N T E dimostrato che vi fu una trattativa fra Stato e Mafia.

Dopo le parole i fatti. Dopo anni di indagini, di sospetti, di illazioni e collegamenti veri o presunti adesso è tempo di sentenze. Nessuno può scappare ad esse.

Le sentenze penali sono giunte e hanno decretato che la trattativa ci fu ed ebbe i seguenti interpreti ai quali sono state emesse le seguenti condanne:

  • Mario Mori (comandante dei ROS e direttore del SISDE) : 12 anni
  • Antonio Subranni (comandante dei ROS e dei carabinieri negli anni 90): 12 anni
  • Marcello Dell'Utri (cofondatore di Forza Italia, braccio destro di Silvio Berlusconi): 12 anni
  • Antonino Cinà (Medico personale di Toto Riina): 12 anni
  • Giuseppe De Donno (Ex comandante dei carabinieri): 12 anni
  • Leoluca Bagarella (Boss Cosa Nostra): 28 anni

La condanna è avvenuta per aver  perpretrato violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato.

In poche parole la Mafia ha interferito con il lavoro delle istituzioni minacciando membri dello Stato e stringendo con alcuni di essi patti o trattative al fine di ottenere agevolazioni in sede legislativa che tutelassero i picciotti e i boss di Cosa Nostra in caso di condanna.

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Le minacce le conosciamo tutti. Non parliamo di chiacchiere o parole al vento ma di intimidazioni tramite bombe e massacri di gente comune o uomini di stato come avvenne per Falcone e Borsellino e non solo.

A scatenare la furia omicida dell'allora boss Totò Riina furono le condanne a vita sentenziate dal maxiprocesso condotto dal pool antimafia nel 1992. Per la prima volta venne istituito il reato di associazione mafiosa e istituito il regime di carcere duro.

Riina si scaglio contro i 3 governi che si succedettero allora tentando di convincerli a levigare le pene e abolire il 41 bis.

Lo stato e i 3 governi di cui sopra si rifiutarono di farlo, scatenando le ire di Cosa Nostra tramutatesi poi in vendette trasversali su tutto il suolo italico.

Ed allora la contromossa di Cosa Nostra fu quella di trattare con pezzi di stato, con uomini di stato e soprattutto di aprire la strada a governi più permissivi, più allineati alle politiche mafiose: 

Nacque Forza Italia.


La sentenza morale, politica, sociale che dovremmo leggere fra le righe di queste 6 condanne è appunto questa. La Mafia tramite Marcello Dell'Utri si avvalse della collaborazione del nascente partito di Forza Italia a guida Silvio Berlusconi, per spianare la strada a politiche più permissive verso gli uomini di Riina. Dell'Utri è l'anello di congiunzione fra Riina e Berlusconi, è il collegamento diretto fra Mafia e Stato. I fatti lo hanno dimostrato, la storia va riletta, il futuro va cambiato.

L'imprenditore che ha spadroneggiato sulla scena politica italiana negli ultimi 24 anni ha poggiato le sue fondamento su un rapporto con la mafia, ha risposto affermativamente alle lusinghe corleonesi, ha ospitato per anni Mangano nella propria dimora in qualità di stalliere ufficialmente, in qualità di messaggero di Riina nella realtà.

Siamo stati governati, abbiamo votato un uomo che parlava e probabilmente prendeva ordini dalla Mafia Corleonese.

Non dimentichiamolo.

Non dimentichiamolo ogni qualvolta lo vedremo in tv.

Non dimentichiamolo ogni qualvolta lo vedremo salire al Colle per discutere di eventuali governi.

Non dimentichiamolo quando lo sentiremo parlare di legalità.

Non dimentichiamolo quando andremo a votare.

Non dimentichiamolo quando applaudiremo ad una sua linea di "programma" politico.

Non dimentichiamolo quando sceglieremo di ridere ad una sua battuta.

Non possiamo dimenticare. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lo dobbiamo alle loro famiglie. Lo dobbiamo ai veri uomini di stato che sono morti nel tentativo di proteggerli. Lo dobbiamo a tutti i caduti sotto le bombe e i proiettili di Cosa Nostra. Lo dobbiamo a noi stessi. Lo dobbiamo ai nostri figli e alle future generazioni.

Purtroppo la Mafia non uccide solo d'Estate, la mafia non va mai in vacanza. Prendiamo esempio, e non mandiamo in vacanza la nostra coscienza civica e sociale.

Non siete STATO voi diceva Caparezza.

Purtroppo aveva ragione.


Sort:  

Purtroppo molta gente l’ha già dimenticato o non ha mai voluto vedere. La scena pubblica odierna lo conferma. Ottima analisi, ben spiegata e puntuale.

Grazie Stella,
ho pensato di alleggerire questa domenica mattina ah ah:)

Io dico la mia: una persona come Silvio Berlusconi con un patrimonio di oltre 8 MILIARDI di dollari, secondo voi ha bisogno della politica per campare? E comunque questo articolo è da #postit

Grazi mille @demiro86.
Berlusconi aveva estrema necessità di finire in politica e tessere direttamente la tela. All'epoca dopo tangentopoli era rimasto privo o quasi degli agganci che gli avevano permesso di creare un impero, o forse pensi davvero alla favola che gli 8 Miliardi di patrimonio siano nati solo e soltanto dalle sue capacità imprenditoriali?
Senza Craxi le reti, allora Fininvest, sarebbero state chiuse a data da destinarsi e non avremmo avuto Mediaset tanto per dirne una.

La serie Tv di PIF mi colpì molto, dato che seppe coniugare comicità (dalle mille domande del piccolo Arturo al suo amore per la compagna di classe) e drammaticità di una realtà veramente tragica e vera (il non potersi comprare una casa se non collaborando con la mafia, diventare capo ufficio per fare favori a destra e manca...). Tutto intrecciato ad eventi e reati reali della mafia (Impastato per esempio) in cui lo stato (non può che essere con la s minuscola in questo caso) è complice!!!.
Ringrazio @deusjudo per avermi consigliato la serie in un passato non troppo remoto.

Post molto interessante e dove hai descritto perfettamente il tutto.

Grande, non mi ero accorto che stessimo trattando più o meno lo stesso argomento in forma "parallela", molto interessante il post, complimenti!!

Ho letto il tuo articolo, complimenti.
Adesso sarebbe bello portare avanti l'argomento e non lasciare questi post come qualcosa a se stante.
Grazie ancora.

grazie a te

post davvero interessante. Tu e Nicola avete trattato questi argomenti, facendo riemergere tanti ricordi.
Bel lavoro davvero!

Bravissimo anche Nicola veramente gran post il suo e mi fa piacere averli visti entrambi nel postIt del giorno.
Grazie di averli letti entrambi.

buona analisi e interessnte punto di parzenza, un film delizioso e ben fatto.

Grazie per aver letto l'articolo.

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