Causalità, superstizione, correlazione. E un signore scozzese

in #ita6 years ago (edited)

Avete presente quando, senza volerlo, riuscite a fare qualcosa che non sareste mai riusciti a fare volontariamente? Che so, lanciare una palla completamente a caso, e dopo una serie assurda di rimbalzi riuscire a fare canestro. Potete riprovarci 1000 volte, difficilmente riuscirete a rifare una cosa del genere.

Quindi possiamo tranquillamente affermare che quello che ho appena descritto è un evento improbabile. Che probabilmente (scusate il gioco di parole) non vi succederà più per molto tempo.
Quando capitano cose come queste rimaniamo naturalmente stupiti: l’universo di solito non funziona così , non dovrebbe. Com’é potuto succedere?

A noi esseri umani piace sapere perché le cose capitano, perché il mondo si comporta così come lo vediamo.
In altre parole, ci piace trovare nei nessi causali tra due eventi, e capire le regole che governano tutto quello che ci circonda.
Per questo un evento improbabile ci stupisce, e/o ci dà fastidio. Non vogliamo un universo capriccioso, ma regolare. Ecco, è proprio nella regolarità che noi poniamo le nostre sicurezze. È ovvio. Se non esistessero (o non riuscissimo a vedere) cause e ed effetti, non ci capiremmo nulla, non potremmo nemmeno vivere, forse ci saremmo già estinti.
Un esempio banale: gli uomini primitivi forse collegavano il movimento di un fascio di erba alla presenza di un predatore, mentre noi oggi etichettiamo certe sostanze come cancerogene proprio perché c’è un nesso di causa-effetto tra la loro presenza nel corpo umano e lo sviluppo di tumori nello stesso.
Senza un rapporto di causa-effetto non riusciremmo controllare gli eventi: come potremmo sviluppare dei farmaci se l'effetto delle sostanze chimiche cambiasse ogni volta che le usiamo? Fortunatamente non è così. Il principio di riproducibilità è uno dei cardini del metodo scientifico.
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Imagine CC0 Creative Commons - Source

Torniamo al nostro canestro improbabile

Con un’analisi attenta e incredibilmente precisa della velocità e della direzione del pallone, di tutti gli elementi contro cui la palla rimbalza e della posizione del canestro rispetto a quella di lancio, non potremmo far altro che concludere che, in quelle condizioni, la palla sarebbe per forza dovuta finire dentro al canestro. Perché gli oggetti macroscopici si comportano secondo le regole della meccanica classica. Quindi, come vedete, per quanto improbabile, un evento del genere è perfettamente spiegabile seguendo i dettami della fisica, senza eccezione alcuna (almeno fino ad oggi, domani chissà...). Potremmo persino introdurre la statistica. Eventi del genere sono sì improbabili, ma prima o poi devono verificarsi. Vincere al Superenalotto è improbabile, ma visto il numero di biglietti che viene venduto, prima o poi qualcuno che vince c'è. Per forza. Sarebbe strano se nessuno vincesse mai. Bene… che palle questa spiegazione però… formule matematiche, bah!

Vi offro una spiegazione alternativa: la palla non è finita nel canestro a caso, ma è stato uno spirito benigno, magari è un segno del destino . Affascinante, oltre che molto più facile da comprendere, no? Ora, è chiaro che una spiegazione del genere non è accettabile da nessuno… in questo caso.

La scienza è una disciplina che cerca rapporti di causa-effetto. In epoca pre-scientifica, le spiegazioni sulla falsariga dello spiritello erano all’ordine del giorno: superstizioni, profezie, parapsicologia…C’era il bisogno, lasciatemi dire, "fisiologico" di quelle spiegazioni. E qualcuno ne ha bisogno ancora oggi.

Superstizioni.

Siamo cacciatori. Di sequenze ripetute. Notiamo molto facilmente che, ad un evento A, segue (solitamente) un evento B. Nuvole scure (A) ? Probabile temporale (B). Bevi due bottiglie di Lambrusco (A) ? Allora (probabilmente!) le tue abilità cognitive caleranno drasticamente(B) , anche se in maniera temporanea. In questi semplici esempi c’è davvero un rapporto di causa effetto tra A e B.
Ma questo non è sempre vero.
Se inciampo e cado per tre volte dopo che un gatto nero per tre volte ha attraversato la strada davanti a me, potrei pensare che c’è effettivamente un nesso causale tra i due eventi, ma basta usare un attimo il cervello per rendersi conto che non può essere così. Non è detto che queste ”regole” funzionino di nuovo in futuro. Ma noi proprio non ce la facciamo a non veder questi schemi. È proprio una questione evolutiva. Lo dimostra molto bene un esperimento effettuato dallo psicologo B.F. Skinner. Ha preso dei piccioni, e li messi in una gabbia dotata di un dispositivo che elargiva del cibo a intervalli di tempo regolare. Skinner ha notato che i piccioni tendevano a ripetere le azioni che stavano facendo nel momento in cui il cibo compariva. Avevano quindi associato ad una particolare azione la presenza di cibo, erroneamente. Il cibo sarebbe comparso comunque, qualsiasi cosa avessero fatto. Eccola la superstizione nel mondo animale.
Allora proviamo a generalizzare questi concetti: anche se un evento B segue un evento A un numero N di volte, con N grande a piacere, non significa che esista un rapporto di causa effetto tra A e B. Correlazione non implica causalità.

Possiamo vederlo molto bene dai grafici disponibili su questo sito: http://www.tylervigen.com/spurious-correlations
Sui grafici sono rappresentati gli andamenti di diverse grandezze.

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Il tasso di divorzio è correlato al consumo di margarina. Quindi l'uno è causa dell'altro? Ovviamente no.Imagine CC Creative Commons Source

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Questa si commenta da sola. Imagine CC Creative Commons Source

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Il consumo di mozzarella è correlato al numero dei dottorati in ingegneria. Imagine CC Creative Commons Source

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E questa è un capolavoro. Imagine CC Creative Commons Source



Definiamo "superstizione"

Insieme di credenze o pratiche rituali proprie di società antiche, spec. legate a culti pagani, e, oggi, di ambienti culturalmente arretrati, fondate su presupposti magici e soprannaturali.

Le superstizioni cambiano a seconda del luogo della Terra: in Giappone un gatto nero che attraversa la strada è considerato un segno benigno; il nostro sfortunato numero 13 è sostituito dal 4, in Asia. E non azzardatevi a rompere uno specchio con un ombrello aperto in un luogo chiuso, mentre siete sotto una scala. Lo sanno tutti cosa succede…
E quanto è confortante pensare che se trovi un quadrifoglio ti succederà qualcosa di bello? È ovvio che sono cazzate, ma ci fanno sentire al sicuro.

C’è un aspetto di cui mi preme parlare, che riguarda le superstizioni, ma anche qualcosa di più serio.
Mi sto riferendo al cosiddetto bias di conferma. Una volta che acquisiamo un determinato pensiero riguardo a qualcosa, tendiamo a notare solo le prove che confermano la nostra idea, ed escludiamo quelle che invece ci smentiscono. E allora ci dimentichiamo di tutte le volte che una gatto nero ci ha attraversato la strada ma non ci è successo nulla. E di tutte le volte che, lanciando la palla a caso, non abbiamo fatto canestro. E che l’oroscopo è una ahefivnfsjv pazzesca.
Sui social network questo fenomeno è amplificato all’ennesima potenza, stavolta non per colpa nostra. Gli algoritmi tengono traccia dei nostri gusti e delle nostre opinioni, e difficilmente ci proporranno contenuti che si discostano dalle nostre preferenze. Affoghiamo nelle convinzioni, senza contraddittorio. Se hai deciso di votare X, difficilmente vedrai contenuti che ti spingano a votare Y. Credo che valga la pena di riflettere su questo, no?

David Hume
David_Hume.jpg
Imagine CC0 Creative Commons - Source

Filosofo scozzese del Settecento. Questo signore ha criticato pesantemente il concetto di causalità tra due eventi. Ha posto, a mio parere, dei problemi ancora oggi irrisolti, e irrisolvibili. In particolare, Hume sostiene che il nesso di causalità sia presente solo nella mente dell'osservatore, non è qualcosa che appartiene alla realtà fisica esterna. Famoso è l'esempio del Sole: solo perchè fino ad oggi lo abbiamo visto sorgere tutte le mattine, non significa che domattina sorgerà. È l'abitudine che ce lo fa pensare. È sempre successo così per tantissime volte, succederà di nuovo giusto? Eppure se ci pensiamo non c'è davvero motivo per crederlo (ma è comodo pensarlo).
Quando scendete dal letto, date per scontato che sotto ci sia il pavimento. Mica detto, c'era fino alla sera prima, oggi chissà.
Vi recate al lavoro sempre nello stesso luogo di lavoro, facendo l'atto di fede che non si sia spostato dal giorno prima.

Se vediamo che ad un evento A segue sempre B, non è detto che sarà sempre così. In altre parole, non c'è nessuna legge naturale che imponga alla natura stessa di comportarsi sempre allo stesso modo. Anche se ci fosse, non ci sarebbe nessuna legge che imponga alla prima legge di non cambiare mai....e così via, in un viaggio allucinogeno infinito.

E niente, ciao.

Fonti:

votaXdavinci.witness.jpg
Immagine CC0 Creative Commons, si ringrazia @mrazura per il logo ITASTEM.
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beh che dire, stavo perdendo questo articolo che ho recuperato perché premiato da @itastem (eppure ti seguo @rscalabrini perché i tuoi articoli sono molto ben fatti).

Non ho tempo ora per entrare a fondo nelle questioni epistemologiche che questo interessantissimo post solleva. Ma non riesco a non commentare qualcosina...

Innanzitutto una domanda (anzi una serie):
C'è un filo conduttore nel tuo post che parte dalla scienza (e i suoi principi) per passare alla superstizione e poi finire con Hume che mette in dubbio il concetto di causalità tra due eventi. Ora non riesco a capire la tua posizione in riferimento a questo filo, ai concetti ( alle definizioni) di ogni nodo del filo.
Ecco le domande:

  • la scienza è una forma di superstizione oppure no?
  • se non lo è, perché?
  • fondare una teoria scientifica su fattori probabilistici è sufficiente e far sfuggire la scienza dall'essere una forma di superstizione?
  • che differenza c'è tra uno scienziato che costruisce una navicella che riesce a portare l'uomo sulla luna basandosi sulle proprie conoscenze e i piccioni che cercano di evocare il cibo attraverso un proprio comportamento?

Io, ad esempio, non credo che il più evoluto scienziato di oggi abbia una conoscenza del mondo "migliore", "più vera", "più reale" dello stregone di una popolazione tribale, a meno che non associamo il concetto di "migliore", "vero", "reale" proprio alle nostre teorie razionali del mondo, che è un po' tipo partecipare ad un concorso di pittura ed essere gli unici che presentano un'opera ed in più facciamo anche parte della giuria.

Grande articolo, complimenti... 👍

Premetto che io sono molto "pratico" ;)
Diciamo che se vogliamo essere pignoli probabilmente ha ragione Hume, e il principio di causa effetto non esiste...Ma..
Secondo me la scienza non è una superstizione perchè, per quanto non possa essere dimostrato come "vero" il principio di causalità, la sua ricerca nei fenomeni naturali ci permette di controllare i variegati processi fisici a nostro favore e, per esempio, di costruire i dispositivi (pc, tablet, smartphone) attraverso i quali ci stiamo scambiando opinioni. Secondo me oggi abbiamo raggiunto un sufficiente grado di affidabilità per dire " va bene non è dimostrato il principio di causalità, ma funziona da sempre e quindi lo prendo per vero, perchè mi è utile." Secondo me dipende molto da quanto portiamo all'estremo i concetti di Hume: possiamo prendere per vero il fatto che non esista la causalità. Legittimo. Ma se non esiste perchè siamo riusciti ad andare sulla Luna? Forse perchè, nonostante tutto la scienza funziona.
Insomma, forse la dimostrazione del principio di causalità sta proprio nel progresso che abbiamo avuto da 400 anni a questa parte. Una superstizione può portare a questo? Forse la scienza è qualcosa di più. E non mi interessa di dimostrare chissà quale principio, lo stiamo dimostrando io e te che ci scriviamo a centinaia di chilometri di distanza :) Questo è quello che penso io.
Se però qualcuno accetta l'idea di Hume (senza guardare alla storia della scienza) allora non può che concludere che la scienza è superstizione, perchè non c'è nulla che ti dica che domani gireremo ancora attorno al Sole.

Credo che una teoria scientifica sia superstizione (seppur ragionata) nel momento in cui viene formulata, ma dopo è la prova sperimentale che conferma il modello o lo smentisce. Se la natura risponde con gli stessi fenomeni statistici predetti dalla teoria, questa è ritenuta valida, perchè funziona.
Uno stregone non potrebbe mai mandare una navicella nello spazio, perchè non ha la più pallida idea di come fare. Secondo me il grado di "verità" della conoscenza è da rapportare a quanto ci permette di manipolare il mondo a nostro piacimento. Un medico può salvarmi la vita, uno stregone no, se non altro perchè il medico conosce i principi (anche apparenti) di causa effetto che regolano il funzionamento del corpo umano.

Credo che Hume non troverebbe differenze fondamentali tra piccioni e scienziati. Io però dello sbarco sulla Luna ho le prove. Quindi gli scienziati che sono riusciti a fare una cosa del genere hanno "scavato" un po' più a fondo nella natura dell'universo, e sono più vicini al "vero", anche se probabilmente non lo raggiungeranno mai.

Quindi ricapitolando: la scienza può essere considerata superstizione. Ma se lo sostieni mi devi anche spiegare perchè oggi viviamo in un mondo con tecnologie impensabili solo 500 anni fa. Dai...non è superstizione. Però non posso dimostrarlo ;)

Spero di aver risposto alle tue domande, se così non fosse cercherò di spiegarmi meglio. Grazie del commento, ciao!

No, certo, ti sei spiegato bene, non sono d'accordo sulla tua posizione ma ti sei spiegato bene. Dovrei spiegarmi io ma ora non posso, non sono neanche sicuro che a te interessi, caso mai farò un post sull'argomento quando trovo il tempo.

La scienza funziona, su questo sono d'accordo. Come funziona un gatto per catturare un topo e come funziona lo stregone quando cura gli altri componenti della tribu.

A presto, e grazie per la risposta!

Mi interessa molto invece :)

Non so se lo stregone funziona...forse si ma entro certi limiti (come la scienza, dirai tu). Vero, ma un pregio che vedo nel metodo scientifico è quello di voler costantemente migliorare i propri modelli, con un serio spirito di autocritica. Questa cosa difficilmente si trova da altre parti

Ok, se ti interessa farò un post, ma devo prepararlo bene e ora ho altri contenuti che mi premono postare, ma siccome le questioni epistemologiche sono per me centrali per comprendere la nostra cultura e società attuale, sicuramente approfondirò questi concetti, e spero che possa nascere anche con la comunità italiana che si occupa di argomenti scientifici un sano confronto.

Per ora ti ho dato solo dei piccoli accenni di quello che penso senza spiegazioni.

Lo stregone funziona, la medicina praticata al di fuori della scienza occidentale funziona, in una lettera dei primi coloni che sbarcarono in america si scriveva: abbiamo bisogno di nuove armi e di nuovi soldati, non mandate dottori, non servono, questi sono bravi. (ok, sembra quasi una battuta, ma non lo è).

A parte questo.

La questione centrale è: al di là dei limiti che la scienza ha (e che anche tu pensi giustamente che ci siano), al di là di questi limiti, è possibile attribuire alla conoscenza scientifica un valore che ci può legittimamente far dire che tale conoscenza sia "più vera", più vicina a ciò che il mondo è, di altre conoscenze, tipo quella dello stregone o di altre tipologie di interazione col mondo quali quelle di un gatto?
Insomma, si può dire che lo stregone ha una conoscenza a cui manca la scienza (quindi una conoscenza più limitata) e alla modalità che ha un gatto nel relazionarsi col mondo manca la conoscenza, vale a dire la nostra capacità razionale che produce perciò maggiore aderenza alla realtà?

Mancare non nel senso di non avere (sappiamo che lo stregone non ha una mentalità scientifica e il gatto non ha una conoscenza razionale) ma mancare nel senso "a cui manca", come elemento limitante. A quell'uomo manca un braccio e quindi perciò è più limitato degli altri uomini. Ecco in questo senso.

Io rispondo di no ad entrambe le domande, Lo spirtito autocritico che dici è secondo me un finto spirito autocritico, che costruisce intorno ad alcune presunzioni degli idoli (per dirla alla Carlo Sini, Idoli della conoscenza) che sono le superstizioni della scienza, ma ti devo spiegare perché, secondo quali ragionamenti arrivo a pensarla così.

Splendido articolo. Ho studiato anche io molte delle cose di cui hai parlato. Le hai rese molto bene, con passione e leggerezza. Non era facile.

Bel post, adesso devo verificare causa effetto delle due bottiglie di lambrusco 😁😁😁
Un saluto, nicola

Verifica verifica

Viaggio molto affascinante e ricco di tantissimi spunti, ho seguito piano piano tutto l'evolversi dei tuoi discorsi, ed è stato molto affascinante tutta la tua costruzione del discorso.
Concordo con tutto quanto da te affermato, complimenti, ottimo post

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