Sosta a Chile Chico sognando la Carretera Austral

Insigniti della medaglia al valore di backpackers nel passaggio del confine tra Argentina e Cile, finalmente riusciamo a prendere un piccolo minivan condiviso per arrivare a Chile Chico, piccolo paese molto carino, fronte lago. Fortuna vuole che il conducente sia anche proprietario di un piccolo ostello, per cui senza fare molte ricerche accettiamo la proposta di fermarci lì, un'abitazione semplice ma accogliente.
Il lago, grandissimo, è di origine glaciale ed è diviso tra Argentina (dove prende il nome di lago Buenos Aires) e Cile, dove è chiamato lago General Carrera. Nella sua interezza di 1850 km quadrati è il secondo lago più grande dell'America del sud, dopo il Titicaca.
Nonostante il vento, il microclima vicino al lago è mite, c'è il sole, fa caldo e si sta addirittura in maniche corte!

Camminiamo per strada principale, che divide in due il paese, e scopriamo che stanno allestendo una feria, una piccola zona di bancarelle dove vendono un pò di tutto, con l'unica condizione che siano prodotti artigianali. Decido che è venuto il momento di partecipare alla vita cittadina e di dare il mio contributo all'economia locale: voi infatti non lo sapete, ma mi diletto in lavoretti manuali anti-stress facendo orecchini e collane con materiale riciclato.

Cosi prendo confidenza con le ragazze locali, che dopo una prima perplessità mi lasciano un pezzetto di tavolo in cui esporre la mia mercanzia. Sono emozionatissima, mi sento una di loro! Si chiacchiera, si beve mate, io guardo chi lavora con occhi curiosi, vorrei imparare tutto! Ma alla fine, dopo tre ore mi sono abbronzata bene ma non ho venduto niente!

Delusa dagli affari andati male, torniamo a fare i turisti: saliamo alla piazza del vento, posta in una sorta di torretta in cima a ben 200 scalini, ma come sempre il panorama ripaga lo sforzo con una bellissima visuale del paese e sull'infinito lago.

Ma la voglia di percorrere la Carretera Austral, che non abbiamo potuto prendere dal suo inizio a Villia O' Higgins a causa del brutto tempo, ci è rimasta. E' così forte che, nonostante sia una pazzia chilometrica, decidiamo cocciutamente di tornare verso sud fin dove possibile, ovvero Caleta Tortel. E cosi, dopo una bella dormita, ci imbarchiamo nell'ennesima avventura con l'unico minibus della domenica, appartenente alla società "Martin Pescatore" e guidato da una donna extralarge che guida come un pilota di formula uno.

La Carretera Austral, ufficialmente la strada CH-7, è la strada che attraversa tutta la Patagonia Cilena per una lunghezza di 1240 km, da Puerto Montt fino a Villa O'Higgins. Fu fatta costruire dal dittatore Pinochet per scopi militari, per raggiungre tutti i lati più remoti del territorio, ma la sua realizzazione si rivelò un'opera difficile e lunga 20 anni, per l'ambiente ostile, i fiumi, i laghi, i ghiacciai, incontrati lungo il percorso.

E qui rimane la sua bellezza, una strada sterrata in cui bisogna fare attenzione al passaggio di mucche e pecore, alle buche, alle ripide discese. E' rimasta una terra selvaggia, ricca di vegetazione, che costeggia per un lungo tratto il lago General Carrera. Pochi chilometri sono asfaltati, per il resto è strada sterrata, irregolare e resa un pò pericolosa quando piove.

Pensavamo di fermarci a Guadal, ma poiché piove e non c'era molto da fare, la signora pilotessa decide per noi che non ne vale la pena, solo una perdita tempo. Ci assicura che incroceremo un altro bus proveniente dal senso opposto con destinazione Cochrane. Noi non capiamo bene la dinamica del suo pensiero ma ci fidiamo. Ebbene si: l'autobus l'ha incrociato davvero e fermato con una clacksonata quindi ci ha fatto caricare su. I nostri zaini lanciati sotto la pioggia e presi al volo come sacchi di patate, esortandoci a muoverci che era in ritardo... Spiazzati da questo veloce change, sui nuovi sedili, in opposta direzione, abbiamo veramente capito cosa si intende quando si dice "che non è importante la destinazione ma il viaggio in se stesso": le persone, la loro disponibilità, i luoghi, i racconti, i cambiamenti. Che importa dove saremmo arrivati?

Le immagini sono dell'autore

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