ASSO E RE DI PICCHE - CONTEST (parte 5)

in #ita6 years ago (edited)

...cambiamo mezzo e non lasciamo tracce, se non il sangue di Jason.

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CC0 creative commons

L'italiano segue fedelmente le indicazioni del navigatore impostato da Jason, che ha previsto un tragitto che attraversa anonime e squallide strade di periferia dove la polizia non si azzarda ad avventurarsi. Durante il viaggio Jason, Kris ed il Gordo spartiscono il bottino stivandolo in dieci scatolini di cartone per le spedizioni postali. Il Suv si ferma davanti ad un garage dalla saracinesca arrugginita che si alza appena dopo che Jason effettua una telefonata col cellulare. Il Suv scivola all'interno ed il Gordo scarica gli scatoloni a terra mentre Jason parla brevemente con un ispanico dal panama bianco apparso come dal nulla. Due cenni assertivi con il capo, una stretta di mano e via, di nuovo sulla strada ma senza i contanti che verranno recapitati fuori dal paese secondo il piano studiato nei dettagli.

Il cuore non mi rimbalza più in gola, riesco a respirare quasi normalmente, l'eccitazione e l'adrenalina per lo scampato pericolo stanno evaporando come il sudore che mi bagna la schiena. Poi ho un totale blackout fino al momento in cui Jason mi sussura: -"Bravo ragazzo, ottima partita!"- Mi dà un pacca sulla spalla e mi spinge a forza sul Greyhound. Dal finestrino vedo la stazione di servizio dileguarsi insieme al Suv con dentro gli uomini che avevano giocato a carte con la mia vita, ma adesso tornava ad appartenere solo a me, insieme ad un ritrovato senso di libertà.

Una libertà che si infrange quattro mesi dopo sui cancelli del High Desert State Prison Adult HS. Ero l'ultimo della banda ad entrarvi mentre il Gordo era stato il primo ad essere acciuffato: trovato sbronzo marcio in un bordello messicano e con la maggior parte del bottino ancora intatta, almeno quel lurido porco non era riuscito a gordersela (nda refuso voluto) molto. L'italiano aveva tamponato con l'auto un narco trafficante colombiano, che stava per fargli la pelle nella stanza per gli ospiti indesiderati nella sua villa, ma la provvidenziale irruzione della Cia gli aveva salvato le chiappe anche se domiciliandole in prigione. Kris aveva conquistato una famosa ma alquanto gelosa modella brasiliana, vantandosi della sua breve carriera da rapinatore, ma per aver guardato con occhi troppo languidi la di lei sorella, si era meritato una segnalazione al consolato ed un rapido rientro in patria.

Ora in questa stanzetta due metri per due, una guardia al di là della porta, siamo io e Jason seduti al tavolo, come allora, separati da un mazzo di carte. La posta in palio è stata concordata, la partita è agli sgoccioli, tre mani a testa il punteggio, due minuti il tempo residuo, di cui il primo scorre con Jason che mescola il mazzo senza sosta.
-"Carta più alta"- propone laconico e asciutto Jason. Faccio cenno di si con la testa e taglio il mazzo. Peschiamo una carta ciascuna. Jason gira la sua senza guardarla: un fottutissimo Re di picche!
La guardia bussa alla porta, il tempo è scaduto. Distendo il braccio lungo il tavolo e agguanto il foglio di carta dalla parte di Jason, mi alzo e quasi fuori della porta mi domanda:
-"Qual è il tuo nome?"-
Ed io con mezzo sorriso:
-"Agente speciale Ace..."- come l'asso ancora coperto dalla mia parte del tavolo.

Sul foglio di Jason c'è scritto l'indirizzo dove recuperare il suo malloppo, se avesse vinto lui gli avrei dovuto rivelare come l'abbiamo trovato.

Al tavolo di gioco vince chi dissimula meglio, nella vita chi meglio gioca le proprie carte.


in partecipazione a ASSO E RE DI PICCHE di @moncia90

Solo un ottimo spunto libera le briglie della fantasia e della creatività, un grande grazie, ci siamo molto divertiti!!!

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