Amo il rumore del mare [theneverendingcontest]

Quella mattina Thomas si svegliò assaporando già il gusto della prima tazza di caffè, la sua preferita, ma quando allungò la mano dalla parte del letto di Lea sentì che non c'era. Aprì la finestra, e mentre la chiamava vide sul suo comodino una lettera. Gli si gelò il sangue nelle vene, aveva già capito.

"Amore mio, so che anche se non sei d'accordo, capirai questo mio gesto, o almeno ci proverai. Sento che è arrivato il momento. Lo sai che sono quasi nata su una barca, no? Non prenderla come un comportamento di egoismo nei tuoi confronti, ma come un atto di amore verso me stessa".

Lea, sua moglie, era cresciuta in mezzo agli uomini, suo padre e suo nonno in particolare, e in mezzo alle barche. Barche a vela, per la precisione. La sua famiglia dirigeva da generazioni la SailingWorld Company, costruendo e vendendo barche a vela, leggere, da regata, cruiser, sloop, catamarani, cutter.
Papà e nonno erano abili marinai, deportisti di un certo livello che avevano passato la loro vita in mare. E lei con loro. Lea aveva appreso le parole randa, spinnaker e boma prima di ape, gatto e fiore, e aveva imparato a cazzare e strambare mentre gli altri bambini andavano sulla bicicletta con le tre rotelle. La barca era un'estensione di sé e il mare la sua casa.
Veleggiava come una farfalla con l'anima di un pirata e vinceva spesso qualche regata anche se lei diceva che andare a vela non era una gara, era come inseguire i propri pensieri che si perdevano nel vento.

Circa 20 anni dopo, in una di quelle giornate che iniziano male, Lea aveva litigato col nonno ed era ancora di pessimo umore e ci mancava solo che uno dei ragazzini del corso di vela cadesse in acqua per sentirsi dire che era un'insegnante poco attenta e negligente! Proprio lei che ci metteva tutto il suo amore! Poi vide Thomas, un ragazzo simpatico e sempre allegro, che veniva a prendere suo fratello Mark alla fine del corso.
Lo chiamò prima che si allontanasse: -Thomas, scusa, vorrei dirti due parole – cominciò non riuscendo però a tenere lo sguardo nei suoi grandi occhi neri. -Vedi, volevo dirti che Mark, si insomma … non si diverte per nulla alle lezioni di vela. Non gli piace e anche se non lo dice, ha paura. Secondo me è un errore insistere-.
-Sono d'accordo con te, ma mio padre ci tiene. Siamo una famiglia di velisti, ti puoi immaginare!-.
-Anche tu vai a vela?- chiese lei curiosa.
-Si, ma adesso sono bloccato con la spalla- spiegò Thomas, facendole vedere tutta la fasciatura che lei non aveva notato -non sai cosa darei per fare un giro!-.
-Bhe, se ti va ti posso portare io un giorno che non lavoro, mercoledì pomeriggio per esempio!-

"Se mi ami non tentare di fermarmi, se mi ami saprai che sono felice. Ne ho l'esigenza, lo capisci? Ah, e ti prego, non insistere con Rosa, è come tuo fratello, ti ricordi?"

Da quel mercoledì Lea e Thomas divennero inseparabili. Si allenavano, partecipavano alle regate, si sfidavano ma erano sempre insieme. La passione per il mare li aveva uniti, ma Lea aveva un grande desiderio: -Voglio fare un viaggio in solitaria- diceva sempre, -e prima o poi lo farò!-.
-E' pericoloso- rispondeva Thomas – abbiamo già vinto tante sfide! Sarei troppo preoccupato di lasciarti andare da sola!-.
Dopo aver messo al mondo la piccola Rosa, Lea era ancora più convinta di poterlo fare perchè aveva capito che una donna che può partorire e dare alla luce un bambino ha la forza intrinseca di compiere qualsiasi impresa. Certo, doveva aspettare che la sua piccola crescesse, adesso era necessario prendersi cura di lei.

Ma purtroppo, come si sa, il tempo è tiranno e la felicità non è destinata a durare.
Come regalo per il suo quarantacinquesimo compleanno il suo medico le rivelò che aveva un raro tumore al cervello: provò qualsiasi tipo di terapia e cura ma non c'era nulla da fare; si sottopose anche ad un intervento sperimentale che però non ebbe buona riuscita. L'unica nota positiva in questa terribile situazione era che il tumore non cresceva molto velocemente e questo le permise di vivere ancora qualche anno di gioia con la sua famiglia. Fino al giorno in cui Thomas trovò quella lettera di Lea sul suo comodino.

Immagine CC0 creative commons

"Ho immaginato questo viaggio da sempre, è buffo che io realizzi il mio sogno proprio in questo modo. Forse è vero che lo cose capitano per qualche ragione. So che tutti voi vorreste essermi vicini in questo brutto momento, ma non vi preoccupate, sono serena e ho capito di voler affrontare questo mio passaggio in solitaria, con il mio mare attorno, il vento tra i capelli e il sole in faccia".

"...
Amo il rumore del mare perché culla la
mia malinconia fino a farla addormentare.
e quando lei dorme io riesco a sognare… è un direttore d'orchestra
che dirige i miei sospiri facendoli ballare…è l'unico silenzio che
mi sa parlare e all'occorrenza diventa un tramonto che sa ascoltare…
Amo il rumore del mare perché ingoia le mie noie
e rende un eco lontano tutte le mie paure
...”.
(Amo il rumore del mare, di 4tu)

"Amore mio, assaporo ogni momento, conto le stelle infinite, assisto incredula ad ogni alba e ad ogni tramonto, mi disseto con la pioggia e serfo tra le onde. Sto veleggiando verso il mio ultimo orizzonte con il vento in poppa e sono pronta ad attraversarlo per sentire cosa si prova, per vedere cosa c'è oltre".

Queste furono le ultime righe scritte sul diario di Lea, che venne trovato sulla sua barca due mesi dopo, alla deriva, lungo il Canale di Beagle, alla fine del mondo.

In partecipazione a:
theneverendingcontest n° 29 S4-P6-I1 – Contest di @spi-storychain