Il racconto di KairossteemCreated with Sketch.

in #ita5 years ago (edited)

Questo racconto è stato scritto per partecipare a Theneverendingcontest n° 24 S4-P5-I1 di @spi-storychain sulla base delle indicazioni della vincitrice precedente @pawpawpaw

Tema: Sfida
Ambientazione: Antica Grecia

NB! Capitolo immediatamente successivo al racconto "Atlantide" scritto per questo stesso contest. L'argomento della settimana mi è stato d'ispirazione per un seguito.

Il racconto di Kairos

<<Dunque è così che stanno le cose, umani.>> affermò l’alieno assumendo un’espressione di illuminata consapevolezza.

<<Molto bene, procediamo con ordine. Il mio nome è Kairos. Con quali nomi possiamo chiamare voi?>>, chiese gentile lo strano essere.
<<Io sono Fedro, lei è Dafne. Siamo due biologi marini greci. Esplorando le Grotte di Sireiro ci siamo improvvisamente ritrovati qui. Credevamo di essere sott’acqua, ma tu affermi che ci troviamo nello spazio. Abbiamo visto coi nostri occhi una città sottomarina prima di perdere i sensi e se apriamo la bocca aspiriamo un fluido salato simile al mare, ma sappiamo che non è acqua, perché è qualcosa di più impalpabile, e nemmeno aria, perché è più densa. Sembra che sappiate molto di noi esseri umani e della Terra. Diteci qualcosa di più del posto in cui siamo e di voi, strani esseri marini ed alieni ad un tempo: chi siete?>>

<<Benvenuti su Atlantide, cari Dafne e Fedro.>> Rispose cordiale Kairos <<Le osservazioni che fai sono corrette e tutto verrà spiegato al momento opportuno. Imparerete innanzi tutto che su questo pianeta il tempo scorre in modo molto diverso che sulla Terra, ed ogni cosa si svolge nel tempo e nello spazio in cui l’occasione si offre. Per rispondere all’ultima delle tue domande, noi siamo quelli che gli avi dei vostri avi hanno chiamato dei. In un tempo lontano, come voi state attualmente facendo, iniziammo anche noi l’esplorazione dello spazio e delle stelle a noi più prossime, alla ricerca di un altro pianeta in cui si fosse sviluppata la Vita, fin quando non giungemmo sulla Terra. Qui trovammo un entità dall’intelligenza potenziale molto interessante, per quanto primitiva, ed iniziammo a studiarla provando ad integrarci con essa. Ponemmo degli esseri ibridi nel mare, nel cielo e sulla terra, cui l’uomo diede nome di chimere. Tritoni e sirene, centauri e satiri, arpie e sfingi erano nostri fedeli guardiani, guidavano l’uomo primitivo e rozzo verso l’evoluzione tramite punizioni e ricompense. Noi Atlantidi, intanto, costruivamo le nostre nuove basi in ogni area del vostro pianeta. Queste strutture, dopo la nostra partenza dalla Terra, furono spesso imitate dall’uomo per tentare di creare un contatto col divino, ma di esse avete saputo soltanto imitare la forma piramidale. Tramite questi strumenti abbiamo creato nuove basi per la comunicazione e lo scambio col nostro sistema solare. Ritenevamo che l’essere che avevamo trovato su quel pianeta, opportunamente stimolato e spinto ad evolversi, potesse diventare un eccellente compagno nell’esplorazione dell’universo, in quanto dotato di un’intelligenza differente dalla nostra, ma altrettanto acuta ed arricchita da incredibile curiosità e vivacità di immaginazione. La Terra doveva diventare la base per conoscere nuovi mondi.

<<L’essere umano mostrava tuttavia un grave difetto: rispetto alla durata delle nostre vite, che si prolungano fino al momento opportuno per il bene del nostro popolo, ovvero da poche ore a milioni di anni, e poi si dissolvono nell’atmosfera per tornare all’interno del Tutto da cui ogni cosa proviene, la vita dell’uomo e di tutti gli esseri viventi sulla Terra aveva una durata limitata nel tempo e molto breve rispetto al necessario. Probabilmente fu questo il motivo per cui iniziarono a venerarci come divinità, quando in realtà non siamo anche noi che esseri viventi frutto di un’evoluzione differente sul pianeta di un altro sistema solare.
Il sistema umano di trasmissione della conoscenza, inoltre, era rozzo, poco accessibile ai più, prevalentemente orale e soggetto ad infiniti errori. Un piccolo essere umano impiegava anni ad assorbire il sapere più elementare della sua e della nostra civiltà, non comprendeva che superficialmente i rudimenti delle nostre tecnologie e spesso moriva prima ancora che la sua formazione fosse completa.

<<Ciononostante, il popolo di Atlantide credeva nelle potenzialità dell’essere umano e provò a renderlo più simile a se sfidando la natura stessa delle nostre due civiltà.
In varie parti del mondo alcuni di noi costituirono gruppi di “divinità” che fungessero da catalizzatori fisici e mentali delle popolazioni presenti in ciascun continente. A titolo esemplificativo, vi racconterò i frutti del nostro esperimento solo nella vostra area geografica di provenienza, l’antica Grecia. Conoscerete senza dubbio miti e leggende sugli dei dell’Olimpo, immortali e dotati di enormi poteri ma dalle fragilità e dai sentimenti così tipicamente antropomorfi: alla base di ciascuna storia vi è un Atlo o un’Atla che ha tentato di migliorare l’essere umano, le cui azioni sono state interpretate e descritte dagli uomini per analogia con le proprie abitudini ed il proprio modo di pensare. Abbiamo provato a governare insegnando loro la ricerca del bene comune, ma ogni insegnamento non attecchiva che in pochi uomini e con loro moriva alla fine della loro fragile e breve vita. Abbiamo provato a formulare leggi “divine” con ricompense e punizioni, ma l’unica vera divinità a cui gli uomini si sono sempre piegati è la paura della morte, che li rende schiavi dei loro istinti ed incapaci di agire per il bene di tutti al di la della semplice contingenza. Abbiamo anche provato ad accoppiarci con loro, mischiando quantità differenti di materiale genetico. Abbiamo ottenuto esseri variegati, alcuni deboli ed immediatamente deceduti, altri dotati di maggiore resistenza fisica, longevità e doti simili alle nostre, ma schiavi degli stessi istinti prevaricatori e pavidi degli uomini. Abbiamo atteso per decine di generazioni, sperando di ottenere nel tempo qualche risultato. Solo di rado le caratteristiche sperate venivano fuori, ma in maniera quasi del tutto casuale. Nascevano in quei casi uomini dai poteri straordinari, capaci di comprendere facilmente le leggi dell’universo e le peculiari diversità del mondo di Atlantide e dei suoi abitanti. Questi uomini aiutarono in parte anche il nostro progresso scientifico, ma notammo che erano particolarmente invisi ai loro simili, che quasi ne fiutavano la diversità e ne favorivano la disgrazia. Comprendemmo che l’uomo, per certi versi, ama la sua ottusità ed al suo interno si rifugia, proteggendosi da qualunque cosa sia diversa da lui per soddisfare il proprio meschino istinto di conservazione.

<<Dopo alcune migliaia di anni, decidemmo di abbandonare la Terra: ovunque, l’esperimento non era riuscito ed in nessuna parte del mondo l’uomo si era rivelato in grado di diventare nostro compagno. Avevamo sfidato la natura umana, ma avevamo fallito.
Lasciammo la Terra dopo aver distrutto quasi tutte le nostre piramidi. Rimasero solo pochi centri di osservazione e tre portali verso la città di Atlantide. Le nostre tecnologie, infatti, ci consentono di aprire delle brecce in quello che voi percepite come spazio-tempo, creando dei passaggi verso il sistema solare di Sirio in grado di aprirsi con la volontà degli Atlantidi di attraversarli. L’apertura di questi passaggi è condizionata da oggetti magnetici che polarizzano la materia e che sono strettamente personali, non potendo essere rubati né strappati con la forza al loro unico proprietario, del cui materiale genetico sono in parte costituiti. Gli unici che possono usarli e li posseggono sono gli Atlantidi ed i loro collaboratori chimerici. Da quando abbiamo lasciato la Terra, tuttavia, in alcuni rari casi, qualcuno di noi o delle nostre chimere ha sviluppato una particolare forma di predilezione per l’essere umano, arrivando talora addirittura ad innamorarsi di essi e donare loro uno di questi magneti, trasferendo in questo modo la capacità di aprire il passaggio verso Atlantide. E’ così, ad esempio, che l’egiziana Iside è venuta a cercare l’Atlo Osiride, che è stato condannato a dissolversi sulla Terra in forma di essere umano. La coppia ha avuto però una numerosa discendenza, i cui fasti voi ancora ricordate e la cui caduta è direttamente collegata al livello di diluizione di sangue atlantideo rispetto a quello umano. Quello che resta del sangue Atlo è testimoniato dalle piramidi, un tentativo di Osiride e dei suoi discendenti di comunicare col pianeta natìo. Da quel momento gli Atlantidei iniziarono a porre molta più attenzione nei propri stessi simili che dal tempo trascorso insieme all’uomo avevano imparato ad amarlo, esiliandoli sulla Terra senza i loro magneti appena essi iniziavano a nutrire sentimenti pericolosi verso gli esseri umani. Grazie all’immissione di pochi Atlantidei sulla Terra di tanto in tanto, che mischiavano il loro sangue a quello umano o che diventavano leader semidivini capaci di donare scienza, discernimento e conoscenze, alcuni popoli hanno vissuto periodi di gloria, progresso, prosperità e splendore, come è accaduto anche in Grecia nella sua epoca più prospera.>>

Così Kairos concluse la prima parte del suo racconto. Mentre parlava, attorno a Dafne e Fedro una parte del fluido semi gassoso nel quale erano immersi aveva iniziato a cambiare di colore e consistenza, modellandosi attorno ai loro corpi in forma di oggetti che accoglievano in posizione semi-seduta e comoda i due scienziati. Davanti a loro erano stati portati oggetti che Dafne e Fedro erano stati invitati a toccare con cautela: in base alla pressione delle dita, anche loro ricoperte dalla stessa gelatina che avevano sul viso, gli oggetti venivano assorbiti dai loro corpi come fossero cibi e bevande, creando la stessa sensazione di piacere e sazietà di un buon pasto. Kairos aveva gestito ogni cosa come conoscendo le loro necessità, con pochi cenni degli strani arti che non avevano affatto disturbato la fluidità armonica con la quale raccontava a Fedro e Dafne quella incredibile storia.

Dopo pochi attimi di silenzio, mentre i due riflettevano ed elaboravano quanto avevano appena sentito, Kairos aggiunse: <<Col passare dei millenni, la città di Atlantide è diventata un mito, le sue chimere invenzioni della fantasia, ed ogni cosa si è confusa nel vorticoso e rozzo sistema della trasmissione degli avvenimenti umani. Già da molti secoli, dai tempi dell’ultimo uomo che avete considerato un dio (pur essendo solo il carismatico figlio di un Atlo ed un’umana del nord-ovest della penisola arabica) nessun essere umano si impossessava di un magnete, che noi prontamente requisiamo a qualunque Atlo si affezioni all’uomo. Un giorno di qualche anno fa, però, un giovane ed insospettabile tritone nostro fedele e leale guardiano del portale in Grecia scompare, e con lui uno dei magneti. Ecco dunque che adesso tocca a voi raccontarmi una storia, la storia di come tu, Dafne di Cefalonia, sei entrata in possesso di questo braccialetto.>>

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Immagine in licenza CC0

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