IL MONDO DELLE API – L’APE BOTTINATRICE

IL MONDO DELLE API – L’APE BOTTINATRICE

L’ Apis mellifera ligustica, detta ape italiana, ha un ciclo di vita di circa cinque o sei settimane d’estate, la fase più intensa della sua attività mentre, durante il riposo invernale, può vivere anche sei mesi.
L’ape operaia svolge diverse attività nell’ambito del nido: pulitrice, nutrice, produttrice di cera,magazziniera, guardiana, esploratrice e bottinatrice.

Ognuna di queste funzioni, merita di essere studiata per l’intelligente organizzazione di questo mondo delle api, dove ogni ruolo deve essere esercitato con efficienza e scrupolo perché ne vale della l’esistenza stessa del nido.
Oggi vi voglio raccontare dell’ape bottinatrice, che apprezzo in modo particolare per la sua instancabile attività nel trovare nutrimento per la comunità.
L’ape operaia, che come abbiamo visto, svolge diversi ruoli nel corso della sua esistenza, in ultimo, quello di ape bottinatrice, dal 21 esimo giorno, fino al finire della sua vita. Forse il ruolo più bello.

La vedi approdare sul fiore posandosi con dolcezza su i petali ancora bagnati dalla rugiada, per succhiare con il suo apparato boccale, dal calice dei fiori, una sostanza zuccherina molto liquida, chiamata nettare e riempire una cavità addominale chiamata borsa melaria. Anche la melata, secrezione zuccherina, prodotta dagli insetti che succhiano la linfa delle foglie delle piante, viene stipata nella borsa melaria. Qui il nettare comincia ad essere lavorato da speciali enzimi e ridotto ad uno stato liquido.
Si calcola, che una bottinatrice, dovrà compiere circa 100.000 viaggi per raccogliere il nettare necessario per trasformarlo in un kg di miele!

Fatta la provvista di nettare, l’ Ape bottinatrici , lo porterà nel nido e lo passerà ad altre api operaie che continueranno il processo di trasformazione che, attraverso le secrezioni della bocca, rilasceranno speciali enzimi, dopodiché,
depositeranno il liquido nelle cellette. Qui, le api operaie ventilatrici mantengono nell’alveare la temperatura necessaria a far evaporare l’acqua, portandola attorno al 17 - 22 % . Il nettare, allo stato liquido, diventa quindi più denso, grazie agli enzimi della saliva e la bassa concentrazione di acqua. Ora non potrà più essere attaccato da batteri, lieviti o muffe. A questo punto, il miele è pronto per essere sigillato nella celletta con un piccolo tappo di cera detto opercolo.

Oltre al nettare, il loro viaggio tra i fiori, li porta a procurarsi il polline, sostanza molto proteica, necessaria per nutrire le larve. La raccolta avviene attraverso un procedimento che ricorda, alla lontana naturalmente, quelle macchine spazzatrici che usano gli addetti alla nettezza urbana per pulire i bordi gli angoli delle strade: dotate di spazzole di acciaio, ruotando, fanno confluire verso il centro della macchina tutto ciò che è depositato in terra, per essere prelevato e risucchiato all’interno.

Ebbene, il meccanismo descritto è abbastanza simile ha quello che mette in opera l’ape bottinatrice. Una volta posizionatasi sul fiore, raccoglie la polvere di polline tramite un’azione congiunta delle sei zampette di cui sono dotate, aventi la caratteristica di avere peluria e peli rigide come spazzole. La polvere di polline rimanendo impigliata al tronco e sulle zampette anteriori, viene spinta verso le zampette intermedie che, a loro volta, la passano alle zampette posteriori. Quest’ultime, hanno una cavità chiamata “cestello”, dove vengono raccolti, attorno ad un grosso pelo, i granelli di polline, formando una pallina che può raggiungere i 20 gr..
A questo punto, l’ape bottinatrice fa il suo rientro nell’arnia, dove troverà ad aspettarla le api magazziniere, alle quali, consegnerà la pallina di polline che verrà stipata in una delle tante cellette adibite a dispensa alimentare per far crescere le larve e nutrire le api operaie.
Si riposerà il tempo necessario per riprendersi, poi si rimetterà in volo, che potrà portarla anche fino a 3Km dall’alveare, alla ricerca di nuovi luoghi ricchi di fiori.

Va detto, che prima di uscire alla ricerca di cibo, le bottinatrici, sono precedute dalle api esploratrici, che vanno alla ricerca di luoghi ricchi di fiori per poi far ritorno all’alveare ed indicare, alle api bottinatrici, i luoghi giusti per procurarsi nettare, polline, melata ed acqua.
Daranno indicazioni attraverso il loro linguaggio, la danza scodinzolante, chiamata così per le vibrazioni dell’addome: è una danza circolare, che diventa una traiettoria a forma di otto, man mano che aumenta la distanza tra la fonte di cibo e l’alveare. Inoltre, l’ape esploratrice per comunicare la varietà dei fiori visitati, rigurgita una piccola quantità di nettare al fine di farlo assaggiare, e completare le informazioni necessarie alle api bottinatrici per individuare l’ambito.

ape che danza

Questo continuo volare alla ricerca di sostentamento per la colonia, espone la nostra bestiola a possibili pericoli causati da predatori, soprattutto di api bottinatrici, come la Vespa velutina (calabrone asiatico), la Aethina tumida (coleottero africano), ma anche, in misura minore, da uccelli insettivori: rondini, rondoni, merli, cince ed altri. Di questi pericoli vedremo di parlarne compiutamente in un altro momento.
Dopo questo breve excursus sull’ape operaia, alias ape bottinatrice, mi piace dedicarvi una poesia di Trilussa, poeta romano e romanesco, vissuto tra la fine dell’800 ed la prima metà del ’900, il quale si ispirava spesso alla natura per comporre le sue poesie, questa che vi propongo è “La felicità”, la musa ispiratrice è la nostra ape bottinatrice.

LA FELICITA’
C’è un’ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.
Trilussa

Tutte le foto sono di mia proprietà

Ps. Spero di portarvi presto un video sulla danza dell'ape!