Il tempo senza tempo.

in #ita6 years ago (edited)

Qualche tempo fa ho pubblicato un post con alcune considerazioni su un libro dello scorso anno, in cui l'autrice vorrebbe convincerci del fascino della lingua degli antichi greci. Come dicevo, vorrei aggiungere un paio di cose che mi sarebbe piaciuto trovare espresse nel libro della Marcolongo ma che invece latitano. Poiché almeno @abramjs è interessato all'argomento, proseguo nella mia passeggiata nel greco antico, davvero una lingua geniale.

Nella prima puntata ho parlato del duale, oggi vi parlerò invece dell'aoristo. Non è un condimento per carni, non è un elemento architettonico e nemmeno un disturbo gastrointestinale (sebbene te li faccia venire, a non saper come gestirlo 😭). Si tratta invece di un tempo verbale: il "tempo non definito", ἀόριστος χρόνος.
😵 😵 😵 😵 😵 😵 😵 😵

E che roba è un tempo non definito? Roba strana assai, direte voi, che avete ben distinte in testa le categorie di presente, passato e futuro. L'abbiamo detto tutti e continuano a dirlo migliaia di studenti ogni anno, anzi, in ogni secondo anno dei licei classici del reame. Poi arriva il terzo anno, poi il quarto e il quinto e spesso stanno ancora lì a domandarsi che fare di questo mistero della fede linguistica. Vi dico subito che anch'io l'ho capito davvero soltanto molti anni dopo il liceo, quando ho dovuto mettermi a insegnarlo e a tutt'oggi è l'elemento più complesso da accostare a delle giovani teste che tentano di aprirsi un varco nella conoscenza del mondo. Però è anche una cosa fichissima.

L'aoristo

è


il tempo


SENZA


tempo.

Immagine di mia proprietà.


Lo so, fa girare la testa. Provate a seguirmi, però, e tenterò di darvi una bussola.

Iniziamo dicendo che l'italiano, come il francese, lo spagnolo, il portoghese e il rumeno, è una lingua romanza, che cioè deriva dal latino. Questo lo si riscontra non solo nella somiglianza nella radice di moltissime parole, ma soprattutto dal fatto che tutte queste lingue possiedono un rigido sistema che regola i rapporti cronologici tra i tempi verbali. Cioè se dico nel presente: non PENSO che VERRO' mai a letto con te, la stessa frase al passato suona: non PENSAVO che SAREI VENUTA mai a letto con te. Oppure al presente: dopo che io HO SPIEGATO voi AVETE voglia di tirarmi una pietra, e al passato: dopo che io EBBI SPIEGATO voi AVESTE voglia di tirarmi una pietra. Questo schema obbligato che impone di variare i tempi dipendenti se variano i tempi reggenti, con una parola latina che spaventa i bambini nei loro incubi notturni si chiama consecutio temporum e caratterizza tutte le lingue suddette. Chi ha studiato il latino sa che è una gabbia perfetta che non consente deroghe e che, una volta imparata, ti tranquillizza quasi, illudendoti che tutto nella vita sarà così preciso e prevedibile. E' uno dei contributi più solidi dei Romani alla nostra civiltà, seguito dal calcestruzzo. O forse preceduto, direbbe @marcodobrovich, che fa l'architetto e di recente non è mai d'accordo con me (💔).


Ma torniamo ai Greci. Tutti sappiamo che dobbiamo a questa civiltà meravigliosa invenzioni come la filosofia, la democrazia, la storiografia. Certo, anche le Olimpiadi, ma con l'aoristo c'entrano meno.


Immagine pixabay.com

Ecco, a un greco antico, diciamo Aλέξανδρος/Alessandro, della consecutio temporum non gliene poteva fregare di meno, anzi, ci avrebbe guardato stralunato chiedendosi perché mai al mondo un essere senziente e raziocinante dovrebbe sprecare i suoi neuroni (o la sua ψυχή, avrebbe detto lui) a cambiare i tempi per esprimere cose ovvie: "è chiaro che prima tu devi spiegare e poi a loro verrà voglia di tirarti le pietre. No?"

Vabbe', Alessa', ma allora che je famo di' a 'sti verbi?

Ben altro, miei cari, ben altro. Fondamentalmente in greco un verbo esprime L'ASPETTO dell'azione.

E che d'è...?

L'aspetto è il modo in cui avviene un'azione, che anche in italiano si esprime attraverso locuzioni come "sto andando a casa", "inizio a mangiare", "sono seduto". Ciascuna di queste frasi esprime una sfumatura diversa, cioè un'azione durativa (rappresentabile come una linea retta), una momentanea (che corrisponderebbe a un punto) e una compiuta (graficamente uguale a un cerchio). L'aoristo indica la seconda, un punto in cui l'azione è talmente compressa da risultare priva di durata, quasi avulsa dal contesto. Priva di tempo, appunto.
Provate a capirlo pensando a una gara atletica o a una partita di calcio: il presente greco è un po' come una ripresa dell'azione,


l'aoristo è invece un fotogramma (tanto che si parla di tempo aoristico della fotografia): l'idea astratta della gara o della partita, non l'azione vista nel suo svolgersi.

Fonte immagine

E quindi?

E quindi so' ca@@i, direbbe il conte Max e appresso a lui gli studenti del reame. Vabbe', facciamo esempi concreti. Prendiamo l'imperativo, il modo più insulso e facile del libro di grammatica di tutte le lingue, no? Già, però il greco ne ha tre: presente, aoristo e perfetto. Mo' lasciamo stare l'ultimo che sennò, davvero, altro che pietre, mi tirate l'olio bollente. Che diamine ci fai con due tempi diversi dell'IMPERATIVO...? E poi come picchio faccio io a tradurlo se in italiano ne ho uno solo?
Relax and take it easy, dicono a Londra. Facce pace, diciamo a Roma. Vale a dire che devi accettare l'idea che a tradurre spessissimo si tradisce e che puoi solo decidere di fare l'errore minore. Per il caso del nostro imperativo facciamo l'esempio dei Dieci comandamenti (che tutti voi certamente conoscete a memoria e quindi non starò a citare...), che indicano prescrizioni intese come comportamenti da mantenere nel tempo, per tutta la vita, giorno dopo giorno: Alessandro li tradurrebbe con l'imperativo presente, cioè con l'aspetto di un'azione durativa, continuata.



Se invece voglio richiamare l'attenzione di qualcuno, chiedergli di alzarsi, di aprire la finestra, di smettere all'istante di rompere i cabasisi, allora Alessandro mi direbbe di usare l'aoristo, perché l'azione che richiedo è priva di una durata, come l'aprirsi e chiudersi del diaframma di una macchina fotografica, appunto. O come il balzo repentino del gatto sulla preda, magari dopo minuti interminabili di acquattamento dietro una siepe...

Immagine pixabay.com

Bene, capite forse un po' della frustrazione quando uno si trova a tradurre due concetti così diversi e ha a disposizione solo un misero imperativo sempre uguale a se stesso:

Onora il padre e la madre.

e

Chiudi la bocca.

Non c'è rimedio. E' come se avessimo due ruote dentate con passo diverso, il greco e l'italiano (o il latino), camminano insieme per qualche metro ma poi si sganciano e devi continuare a piedi.

Vi lascio con una lirica di Saffo, una delle anime più belle che mai abbiano abitato questa terra. Cercate di immaginare che tutti gli imperativi qui siano all'aoristo: la donna innamorata invoca Afrodite perché la ascolti e la liberi dalla pena d'amore, non col passare del tempo, non aiutandola a metabolizzare la lontananza o il rifiuto dell'oggetto d'amore, ma subito, all'istante. Altre volte la dea l'ha ascoltata solcando il cielo sul suo carro d'oro trainato dallo sbattere veloce e continuo d'ali dei passeri (tema del presente) e manifestandosi a lei, bellissima nel suo sorriso di luce, come un'apparizione improvvisa (tema dell'aoristo).

Afrodite, trono adorno, immortale,
figlia di Zeus, che le reti intessi, ti prego:
l'animo non piegarmi, o signora,
con tormenti e affanni.
Vieni qui: come altre volte,
udendo la mia voce di lontano,
mi esaudisti; e lasciata la casa d'oro
del padre venisti,
aggiogato il carro. Belli e veloci
passeri ti conducevano, intorno alla terra nera,
con battito fitto di ali, dal cielo
attraverso l'aere.
E presto giunsero. Tu, beata,
sorridevi nel tuo volto immortale
e mi chiedevi del mio nuovo soffrire: perché
di nuovo ti invocavo:
cosa mai desideravo che avvenisse
al mio animo folle. "Chi di nuovo devo persuadere
a rispondere al tuo amore? Chi è ingiusto
verso te, Saffo?
Se ora fugge, presto ti inseguirà:
se non accetta doni, te ne offrirà:
se non ti ama, subito ti amerà
pur se non vuole."
Vieni da me anche ora: liberami dagli affanni
angosciosi: colma tutti i desideri
dell'animo mio; e proprio tu
sii la mia alleata.
"

(traduz. S. Quasimodo)


immagine pixabay.com

Kαληνύχτα και γλυκά όνειρα

Buonanotte e sogni d'oro

Sort:  

Già ci capivo poco con il latino e tutte le declinazioni, penso che con greco avrei sbroccato di sicuro D:

Col greco è come in mare, bisogna non agitarsi e lasciarsi andare.
La rima è involontaria, giuro.

Davvero un bel post complimenti! Lo rileggerò ancora una volta perché merita una lettura attenta ed approfondita. Grazie grazie!

Grazie a te dell’apprezzamento :)

molto bello davvero!

Ευχαριστώ :)

Che meraviglia! L'ho riletto due volte con gusto!

Grazie, sono molto contenta che ti sia piaciuto :)

Woww amiga, como siempre gran post y muy bien hecho saludos de su seguidor:)

Gracias :)

para eso estamos amiga:)

Nice post

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