Notte prima degli esami

in #ita6 years ago (edited)

Ci siamo. Quella che sta per arrivare, è la notte prima degli esami.
Domani mattina infatti, le ragazze e i ragazzi del quinto anno delle superiori, affronteranno la prima prova scritta dell'esame di maturità. Il tema di italiano.
Già mi immagino i servizi ai TG, con i ragazzi intervistati all'uscita delle scuole.
Allora...quale tema hai scelto?

Ogni anno, vedere quelle interviste, per me, è come viaggiare con la fantasia e i ricordi.
Torno indietro con la memoria, ai tempi in cui ero io, assieme ai miei compagni, tra quei banchi.


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Immagine CC0 creative commons - Fonte:Pexels

I maturandi...li guardo con tenerezza e un pizzico di invidia.
Vedo nei loro occhi la voglia di cambiare, di spaccare il mondo.

Tenerezza perché mi ricordano com'eravamo noi compagni di scuola.
Con i nostri sogni, le speranze e le aspettative.
Invidia, per la loro giovane età. Con l'incoscienza, la spavalderia e la voglia di scoprire il mondo.

Ma nonostante i tempi cambino, le domande più importanti che si fanno questi ragazzi, sono le stesse che ci facevamo noi.

  • Cosa ci riserverà il futuro?
  • Il lavoro che troverò, mi soddisferà?
  • Avrò una famiglia?
  • Vivrò qui in Italia, o sarò un cervello in fuga?
    (L'ultima domanda, forse, al tempo della mia maturità era meno frequente)

Fino a quel momento, eravamo abituati a fare quello che fanno i ragazzini.
Andare a scuola la mattina. Al pomeriggio i compiti e qualche ora di sport. Magari un giretto in centro città.
Superato l'ostacolo della maturità, invece, saremmo diventati adulti.
Un cambiamento vero. Uno degli scogli della vita.

E chi se la scorda, la notte prima degli esami?
Io avevo paura di non essere all'altezza, nonostante le ore passate sui libri, e la sicurezza di avere fatto il mio dovere. Ma cattivi pensieri, mi passavano per la testa:

E se mi bocciano?

Però tra amici, ci facevamo coraggio. Tutto sommato ero in una bella classe, con amicizie cementate.


I più spavaldi dicevano di portarsi i temi di italiano, già belli che fatti nelle mutande.

Quest'anno esce Pirandello, vedrai...io nelle mutande mi metto quello!

Ma non so se, qualcuno l'abbia fatto veramente. La paura di essere beccati, e di ripetere l'anno, era più grossa del rischio.
Pirandello poi, quell'anno non uscì. Era il 1993.

Il tema di letteratura di quell'anno, era incentrato sul ritorno alle radici e alla terra d'origine, partendo da due estratti, scritti da Pavese e Vittorini.

Un'alternativa era: la violazione dei diritti umani, dopo i conflitti esplosi in varie parti del mondo, dove erano presenti guerre civili. Con conseguenti atrocità, inflitte a donne, bambini ed anziani.

Altro elaborato, tra le scelte a disposizione, fu l'ascesa del nazismo in Germania. Il candidato avrebbe dovuto delineare le modalità della salita al potere di Hitler, il "mito" della razza, e di conseguenza, quel tremendo capitolo della storia, che fu l'olocausto.

Io scelsi di scrivere, il tema di attualità, che richiedeva di descrivere la sorprendente e rapida evoluzione della tecnologia al servizio dell'uomo, dell'automazione e delle macchine pensanti.

A pensarci bene, sono tutti temi, che potrebbero ancora essere proposti agli studenti attuali.


In quel periodo, stavo percependo il cambiamento che stava avvenendo nella mia vita.
Come in tutte le vite dei ragazzi di quell'età del resto.

Un giorno che non scorderò mai, è quello prima della mia prova orale.
Ero andato a seguire le interrogazioni dei miei compagni, che in ordine alfabetico venivano prima di me. Il giorno dopo, come detto, sarebbe toccato a me.
Sarei stato interrogato in Italiano e in Elettronica.
Assistendo all'interrogazione dei miei compagni (gli esami erano aperti al pubblico), potevo farmi un'idea delle domande che avrebbero potuto rivolgere a me.

Mi ero detto:

Se oggi chiedono al mio compagno Foscolo, magari a me domani chiederanno Leopardi.


Nel ritorno a casa...a bordo della mia vespa rossa, successe qualcosa di drammatico, ma che a pensarci bene, poteva andare ancora peggio.


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La mia vespa era simile a questa, ma rossa
Immagine CC0 creative commons - Fonte:Pexels

Io procedevo dritto, ma un signore a bordo di un'automobile, che doveva svoltare alla sua sinistra, non si accorse che io stavo arrivando.
Io frenai prontamente, ma non fu bastò ad evitare l'impatto.
Per fortuna, ne sono uscito illeso, ma la vespa era in condizioni pessime.
Venne un operaio di un garage meccanico, caricò la vespa su un furgone e la portò via.


L'indomani, all'orale mi trovai di fronte alla commissione, composta quasi esclusivamente da professori esterni alla scuola. Ai tempi, la commissione d'esame, era tutta esterna. Solo un professore era tra quelli avuti durante l'anno.
Il professore di italiano, uno di quelli provenienti da fuori, mi mostrò il tema che avevo scritto, e che lui aveva corretto. Mi fece una filippica su un errore ricorrente, presente nel mio elaborato.
Avevo scritto parole inglesi al plurale con la S finale, in un testo italiano.

Ricordati sempre. Se in un testo italiano scrivi "monitor" oppure "computer" devi sempre scrivere senza S finale, anche se parli al plurale. Esempio: Cinque computerS è un errore"


Poi però, l'interrogazione andò bene, e anche la seconda materia: Elettronica, non fu malaccio.
Insomma, uscii da quella stanza molto più tranquillo di quando ci ero entrato.




A volte mi capita di incontrare e riabbracciare qualche mio vecchio compagno.
Durante questi incontri, rievochiamo le parti più divertenti degli anni passati assieme, come le gite o le marachelle nei corridoi. E ci facciamo sempre tante risate.
Ma quando ci salutiamo, mi rimangono in testa gli stessi interrogativi.
Siamo diventati quello che sognavamo di essere? Oppure la vita ci ha messo davanti a compromessi, che siamo stati costretti ad accettare? Proprio quei compromessi che con l'entusiasmo e la forza che avevamo a vent'anni, giuravamo che:

MAI! Mai al mondo accetterò una cosa del genere! Dalla vita voglio altro!

Ricordo i proclami: sia miei, sia quelli degli altri miei compagni.
La scuola che avevo scelto, era frequentata al 98% da maschi. C'erano 5/6 femmine in tutto l'istituto.
Ma la mia classe, era di solo maschietti.
C'era quello che voleva diventare ingegnere come suo padre. Poi però, dopo la laurea ha capito che quella non era la sua strada, e ha fatto tutt'altro.
Ma c'è stato anche il caso contrario. Un altro compagno, odiava il lavoro del padre, ma si è ritrovato a continuare l'attività di famiglia e a rilevare l'attività del padre, una volta che quest'ultimo è andato in pensione.
Poi ci sono altri casi, come quello del sottoscritto, che ha cambiato diversi lavori, incontrando vari ostacoli.
Alcuni li ho superati...altri.....aggirati.


Chissà...probabilmente i ragazzi di oggi guardano noi ultra quarantenni, come l'esempio da non seguire.
Come l'esatto opposto di quello che vogliono diventare.
Ricordo che nei confronti di alcuni ultra quarantenni degli anni 90, io facevo lo stesso.
Chi ha ragione? chi si sbaglia? Chi ha avuto ragione? chi si è sbagliato?
Questo non lo so, ma forse neanche lo vorrei sapere.
Però, voglio augurare ai nostri ragazzi solo una cosa; di essere felici sempre, e di rimanere ventenni nell'animo.

Per quanto mi riguarda, metaforicamente colloco la fine dell'età della spensieratezza, con l'immagine che ho della mia vespa. Caricata su quel furgone, mentre stava per essere portata via, probabilmente verso uno sfasciacarrozze.
In quel momento era legata con delle corde, in modo che non si muovesse.
Il furgone girò l'angolo e sparì.
É stata l'ultima volta che ho visto la mia vespa, e i miei vent'anni.




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Quanti ricordi hai ragione per me era il 1998 ultimo anno del vecchio esame. Ricordo l'orale il 10 luglio con un caldo terribile! Sono gia' passati 20anni! Bel post!
P.s. Ti ho menzionato nel mio penultimo post.

Grazie mille! Mi fa piacere ti sia piaciuto, è che ti ho risvegliato i ricordi. Corro a leggere il tuo post!

Me lo ricordo anche io il giorno dell'esame di maturità.
Non la notte prima...per fortuna non sento troppo la pressione.
Avevo la certezza che al tema di Italiano avrei fatto la traccia di attualità, qualunque essa fosse, come avevo già fatto per i 5 anni di regular season.
cosi quando al mattino arrivai brillante dai miei compagni e proposi loro di sedermi al primo banco ci fu l'ovazione e molte tensioni calarono.
Il resto si è svolto in tempi che non saprei calcolare.
Non ricordo la traccia ma ricordo che iniziai a scrivere immediatamente e quando chiesi di andare in bagno erano le 12 passate.

Anche io volevo fin da subito fare il tema di attualità, poi sono stato tentato di fare quello di storia, visto l'argomento che durante l'anno avevo studiato bene e mi ricordavo.
Poi, la paura di sbagliare qualche particolare o qualche data, senza poterla verificare, mi ha fatto rimanere sulla prima idea.
Grazie del tuo commento!!!

Bellissimo, mi hai ispirato! Voglio raccogliere anch’io i miei ricordi della maturità in un post 😄

Benissimo!! Allora attendo il tuo post!!

Leggendo questo tuo post mi è balzata in mente una cosa sulla quale rifletto da molti anni...quando tocchi il punto circa lo svolgere una professione che alla fine non si era rivelata quella che avremmo voluto ,se dovessi andare fuori tema da questo bel post mi perdonerai..
Io ricordo che all'epoca, sebbene il mondo del lavoro fosse molto più fiorente rispetto a oggi, c'era una impellenza circa l'indipendenza economica : molti di noi, pur di raggiungerla il prima possibile, accettavamo lavori che spesso non si confacevano al settore per cui avevamo studiato.NOn si perdeva tempo e spesso si accettava ogni tipo di lavoro, purchè ci si mettesse in condizioni di libertà ed indipendenza economica. Ti porto un esempio: se avevi un lavoro, a diciannove anni ti potevi comprare la macchina, usata e scassata, a rate. Ad agosto potevi permetterti la vacanza con gli amici (quelli che lavoravano, ovviamente).Non dovevi chiedere le cinquemila lire al babbo la sera prima di uscire (e si usciva ogni sera, in quel periodo!). Chi non lavorava, per contro, e non era figlio di papà, girava con la bicicletta o al massimo un Ciao, non prendeva la patente poichè costava diversi soldi, e in agosto, mentre gli amici lavoratori se ne andavano in Spagna, loro restavano a Prato e dintorni. C'era una netta distinzione tra chi lavorava e chi no.
Venendo a oggi, vedo una grande confusione: gente che non lavora alla quale non manca la macchina, lo smartphone e che non rinuncia alle vacanze, anche più di una all'anno: fatta eccezione per pretese principesche, chi non lavora oggi non rinuncia comunque agli sfizi, alle superfluità rispetto a chi lavora.
Devo ancora conoscere qualcuno che asserisca: "No, non vado in vacanza questa estate poichè non dispongo dei soldi necessari".
Credo di aver sentito questa frase l'ultima volta millemila anni fa.
Morale della favola: prima se non lavoravi, dovevi affrontare alcune rinunce, oggi chi non lavora non ha necessità di rinunciare a niente: come se il lavoro fosse un optional e niente più.

Io ho fatto la maturità l’anno scorso, ho già la patente e una macchina e vado in vacanza ogni anno (da sola) da quando ne ho 18.
La frase “non vado in vacanza perché non ne ho disponibilità e devo lavorare” l’ho sentita per anni da parte dei miei genitori.. che dagli anni della crisi non hanno più fatto alcuna vacanza.. ancora oggi la sento ripetere..

faccio qualche lavoretto, mi alleno e faccio delle gare e tutti i soldi che prendo li risparmio per essere indipendente.. rinuncio alla vita mondana, ad andare per ristoranti svariate volte al mese, alla discoteca e cavolate varie se non per limitate occasioni.. cerco di spendere solo la moneta e le banconote sotto ai 10 euro, mentre le altre le metto via per viaggiare e per avere dei soldi miei.. attendo la borsa di studio come sostegno economico per l’università.. ai miei non chiedo neanche un euro.

Ancora studio e non ho un lavoro vero e proprio... ma di sacrifici ne faccio comunque tanti pur di non rinunciare a viaggiare (nel limite delle mie disponibilità)..

Io mi ritengo fortunata.. due sono i motivi:

  1. Venire da una famiglia umile
  2. Avere avuto l’opportunità grazie allo sport di dover prendermi la mia responsabilità ancora prima di compiere 18 anni

Ma appunto io mi ritengo fortunata... e spesso circondata da coetanei che non hanno una minima idea di cosa significhi “responsabilità”, nè tantomeno di come utilizzare i soldi che spesso si ritrovano nelle tasche solo grazie ai genitori.. non mi riconosco troppo in tutti quegli amici e conoscenti che pensano che tutto gli è dovuto.

Sto facendo l’università con la speranza di garantirmi un lavoro.. altro che optional.. solo l’idea di non riuscire a trovarlo finito gli studi mi terrorizza e neanche poco!

Scusami per le lunghe righe, ma da giovincella che sono mi sentivo presa in causa :)

Grazie per lo spunto @nicola71 e al tuo post @mondodidave73 che mi ha fatto ripensare ad un anno fa quando sui banchi di scuola c’ero io ahah! Ora non sono più sui banchi ma sempre a studiare sono .. 😂

Grazie di cuore a te, sono contento di aver letto una risposta di questo spessore,nonchè di essere stato in parte smentito.La mia è una visione generica, di ciò che vedo attorno a me, ovviamente esistono molti casi come il tuo, ma continuo ad avere la impressione e la convinzione che molte persone che non lavorano, anche in età più adulta rispetto alla tua, non abbiano meno di quanto ho io, che lavoro da sempre. Grazie ancora @kurtein24k :D

Ciao!!! che emozione la maturità vero? complimenti per la tua intraprendenza! E' davvero ammirevole, e ancora di più i sacrifici per portare avanti la passione sportiva! Che sport fai di bello?

Ciao @nicola71 ...grazie del tuo contributo!
Beh...bene o male credo di avere capito cosa intendi.
Noi ragazzi e ragazze di Rimini, tutti più o meno abbiamo conosciuto il mondo del lavoro in età precoce. Era consuetudine, d'estate, durante le meritate vacanze estive, andare a lavorare in qualcuna delle attività stagionali, che lavorano col turismo.
Durante gli anni della scuola, ho lavorato come stagionale facendo il barista, il cameriere e il fotografo.
Insomma, ci siamo fatti il callo presto.
I ragazzi di oggi, hanno meno voglia di adattarsi dici? hanno più possibilità? mmmh non saprei, da un certo punto di vista si, ma anche no. E' un argomento complesso e tortuoso, con mille sfaccettature.

Dave hai scritto Delle cose bellissime e la parte finale è molto emozionante, credimi.
Mi hai proprio trasmesso l'immagine della tua vespa che se ne va insieme alla tua adorata adolescenza e posso solo immaginare la sensazione.
La maturità è un momento di confusione totale, dove non ci si sente all' altezza di niente, non si sa cosa fare in futuro...io ricordo i miei 18 anni come se avessi avuto un peso addosso e dovessi scegliere subito cosa fare della mia vita!
E le superiori sono stati gli anni più belli nonostante abbia 25 anni, lo dico con convinzione.
Poi le cose cambiano e anche io ho avuto un momento in cui è scattato quel qualcosa che mi ha fatto salutare l'adolescenza!
Grazie per questi ricordi condivisi con noi! 😃

Grazie mille!!!!
Rileggendomi, mi sono detto ma chi è sto vecchio?. Ehhh si che bella età 20 anni! Ma anche 25 niente male!!! :-D

La notte prima degli esami sinceramente non la ricordo perfettamente, l'interrogazione di italiano un po' di più, quando ho fatto una "figuradecaz" dimenticando il nome di Marcel Proust, ed è stato anche il primo blocco mentale che ho avuto, pensavo fisso a quello là, e mi ripetevo...
"Dai, si chiama come quel visdec.. di pilota francese, quello che ti sta tanto sulle p...e, dai, il francese, daicazzo!!!", ma niente, il riferimento era logicamente ad Alain Prost, che in quegli anni era nemico giurato della mia amata Ferrari.
Eccellente post, caro Dave, complimenti

Grazie mille!!! Bella la cosa di Prost! E in geografia ti hanno chiesto come si chiama il fiume di Parigi? Ah ah ah

Mitico Dave, che battutona mi hai dato, eccellente anche questa!!! ;-))

Mi hai commossa con ironia! Lo stile che mi piace...

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