WARNING LABELS - Anche sulle bibite zuccherate

in #ita6 years ago (edited)

Ormai da alcuni anni in Italia si vedono immagini veramente forti sui pacchetti di sigarette e confezioni contenenti tabacco.
Molte sono le critiche in merito e sicuramente molti sono stati i tentativi di ostacolare questo tipo di processo: immagini troppo forti oppure denunce riguardanti chi fosse il soggetto ritratto nelle foto e una non autorizzazione nell'uso di simili immagini. Indirettamente o direttamente è stato chiaro il tentativo di ostacolare un processo di prevenzione.

Sicuramente il percorso avviato dal Ministero della Salute rappresenta un iter che se non scoraggia chi ormai del fumo ha fatto un vizio ormai profondo, certamente ostacola e condiziona fortemente chi potrebbe iniziare.
Le immagini suscitano ovviamente ribrezzo e pongono in chiunque le osservi delle domande ed interrogativi se effettivamente il gioco valga la candela.

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CC0 Creative Commons

Nel passato più remoto molte erano state le campagne portate avanti contro il fumo sia in televisione che per le vie delle città. Obbiettivamente le conoscenze in merito erano scarse, ma allo stesso modo i risultati ottenuti da questa tipologia di strumenti sono stati pochi, per non dire nulli.
Ultimamente quindi l'uso di immagini su pacchetti di sigarette è invece un qualcosa con cui ogni fumatore si deve imbattere ogni volta che sceglie di accendersi una nuova sigaretta.

Le warning-labels (etichette di avvertenza) rappresentano un importante passo avanti per quella che è la campagna anti-fumo. Senza dubbio il percorso da intraprendere è ancora molto lungo: secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute (WHO) l’obiettivo sarebbe di ridurre del 30% il numero di fumatori entro il 2025, ma le previsioni ipotizzano credono si possa arrivare al 25%. Va comunque riconosciuto che grazie alle etichette di avviso è riusciti certamente ad avere un forte impatto nel mercato delle sigarette e nella campagna contro il fumo: oggi su 1.1 miliardi di fumatori nel mondo, l’80% di questi vive in paesi poveri o comunque in luoghi dove l’informazione e la cultura per la propria salute non hanno fatto presa.

All'Harvard T.H. Chan School of Public Health un gruppo di ricercatori ha cercato di verificare se effettivamente il grande potere delle etichette di avvertenza presenti sui pacchetti delle sigarette potesse essere trasferibile anche su altri tipi di prodotti dannosi alla salute dell'uomo.
L'obiettivo è stato quindi analizzare quello che è il mercato delle bibite zuccherate e come le warning-labels potessero influenzare gli acquisti.
Le bibite zuccherate ormai negli anni sono state riconosciute come una delle maggiori fonti e cause dell'obesità nella popolazione del III millennio, in particolare in uno dei paesi maggiormente sviluppati come gli Stati Uniti.

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CC0 Creative Commons

Lo studio del gruppo di ricercatori è stato pubblicato sul Psychological Science ed aveva come scopo primario quello di comprendere come si comportassero i clienti di un bar all'interno di un ospedale di Boston una volta che fossero giunti di fronte allo scaffale delle bibite alla vista delle etichette.
Per rendere la ricerca piuttosto variegata ed analizzare come la reazione dei clienti variasse in base al tipo di "messaggio" gli scienziati hanno scelto di porre sulle bottigliette e le lattine solo una delle tre tipologie di messaggi, così da verificare quali fossero i comportamenti ed i relativi acquisti:

  • nozioni riguardanti gli apporti calorici delle bibite
  • informazioni a livello testuale su quelli che potrebbero essere i rischi derivanti da questo tipo di drink
  • immagini con chiari riferimenti ai pericoli a livello salutare che si corrono bevendo questi prodotti (obesità e diabete)

Queste tre tipologie di "messaggio" non sono state proposte in modo parallelo o contemporaneamente, ma con una metodologia alternata, così da verificare nel tempo come variasse il comportamento delle persone.
Essenzialmente le informazioni riguardanti l'apporto calorico e le documentazioni dei rischi che potesse comportare l'uso di quel tipo di bevande non aveva condizionato molto le vendite; ciò che invece ha ridotto del 15% l'acquisto di questo tipo di prodotti è stato proprio l'uso delle etichette di avviso.

L'analisi è quindi percorribile su due percorsi: il primo riguarda l'aspetto di come le immagini riescano ad essere maggiormente comunicative rispetto alle parole, seppur queste ultime siano probabilmente più esplicative e contengano più informazioni in merito; il secondo fattore permette di notare come le persone provino un senso di rigetto nei confronti di una semplice bibita, vedendo quali potrebbero essere le conseguenze a lungo termine.
Lo studio infatti fa pressione proprio sull'aspetto psicologico delle persone e sul fatto che semplicemente rinunciano ad una bevanda gassata abbiamo già agevolato la loro stessa salute.
Negli Stati Uniti le bevande zuccherate risultano essere un vero e proprio problema nella campagna contro il diabete e l'obesità, in quanto i consumi di queste, spesso, superino quello dell'acqua stessa. Il problema quindi è molto serio ed è bene che venga affrontato in modo convinto.

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CC0 Creative Commons

Tutte le complicazioni essenzialmente derivano dal fatto che queste bevande contengano zuccheri in eccesso, che vanno a sbilanciare il metabolismo delle persone verso una sfera troppo glicemica e quindi con forti rischi per l'organismo.
Alcune ricerche e la stessa Organizzazione mondiale della sanità hanno dimostrato che lo zucchero non dovrebbe contribuire nelle calorie giornaliere oltre il 10%. Lo zucchero dovrebbe essere quindi un elemento di contorno nella nostra nutrizione. Inoltre sarebbe preferibile, quando possibile, scegliere alimenti conteneti ingredienti dolcificanti non raffinati, come zucchero di canna, succo di acero e miele.

La ricerca, secondo il mio punto di vista, è stata comunque leggermente condizionata dal fatto di dove si sia svolta lo studio: aver scelto una caffetteria all'interno di un ospedale ha sicuramente condizionato molto le persone prese in esame, dato che queste si sono trovate a diretto contatto (con l'immagine) con qualcosa che potevano trovare realmente in una stanza delledificio in cui si trovavano. Questo sicuramente ha condizionato moltissimo la psicologia dei clienti della caffetteria.
Probabilmente se lo studio fosse stato fatto in un parco o ad una festa i risultati sarebbero stati diversi.
A tal proposito potrebbe essere interessante come la percentuale di "rifiuti" delle bibite gassate possa essere condizionato dall'ambiente in cui ci troviamo.



Bibliografia
1 Lo studio pubblicato su Psychological Science
2 Articolo pubblicato su Galileo
3 Articolo su Wired
4 Sito ufficiale World Health Organizzation
5 Articolo sul World No Tabacco Day


IMMAGINE CC0 CREATIVE COMMONS, si ringrazia @mrazura per il logo ITASTEM. Clicca qui e vota per @davinci.witness

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Fortunatamente non sono ne fumatrice ne un’amante di bevande zuccherate. Vero è che se funzionano veramente (anche in piccola percentuale) bisognerebbe estendere queste “warning labels” a diversi altri alimenti. Senza stare a demonizzare tutto, come primo pensiero mi viene in mente l’alcol che forse fa più danni del fumo stesso.

Molto bello un confronto di questo tipo, con l'attenzione focale sulla salute personale.
Credo che l'eccesso in generale causi danni. Banalizzando anche l'eccesso di acqua crea danni.
L'alcool è uno dei pericoli maggiori nella società moderna, non tanto a livello di salute personale, quanto potenzialmente per danni a terze persone.
Tra fumo, alcool e bibite zuccherate è sicuramente una gara complicata a determinare il numero uno tra i maggiori antagonisti alla nostra vita.

Bel post, per quanto mi riguarda sui pacchetti di sigarette le immagini delle conseguenze sono troppo poche, i fumatori incalliti se ne fregano altamente. Io le abolirei dalla faccia della terra, ma resta un utopia. Daccordissimo anche x le bevande, io su questo sono davvero molto attenta, anche a quello che bevono i miei figli solo succhi di frutta 100% frutta e tra mille al supermercato ce ne sono solo 2 forse che li hanno cosi. Nessuna bibita a casa nostra entra se non ha scritto sopra zero zuccheri. Dopo che diversi anni fa ho visto "Super size me" sono rimasta scioccata dai danni causati dal troppo zucchero e dal mangiare male.

Apprezzo moltissimo la tua cura per i tuoi figli e spero un giorno possano apprezzarlo anche loro: oggi si ritroveranno spesso ad invidiare altri bambini ai quali sono concessi i "veleni" riportati in questo post.
Una battaglia tosta che ti rende onore!

Credo sia tutta una questione di abitudini. Quando ero bimba non si ragionava troppo su queste questioni, la consapevolezza sui danni di alcune sostanze sulla nostra salute non era così diffusa (e non c'era neppure internet, quindi l'accesso all'informazione avveniva con metodi meno estesi o accessibili o immediati). Eppure, i miei genitori, cresciuti in campagna, facevano parecchia attenzione a ciò che entrava in casa. Ricordo che le bibite gassate e zuccherine non si compravano quasi mai, solo poche volte all'anno mio padre ne comprava qualche bottiglia; il patto era che potevamo bere quelle cose fantastiche, colorate e frizzantine (l'acqua colorata che punge, le chiamavamo) ma una volta terminata la scorta (solo due o tre bottiglie), avremmo dovuto attendere mesi prima di poterle ricomprare. Insomma, un modo per limitare i danni, facendoci vivere questo genere di prodotti come cose non "normali", come eccezione alla regola. In questo modo potevamo sfogarci qualche volta all'anno e mantenerci sulla retta via per il resto del tempo. Il risultato è che sia io che mia sorella siamo cresciute senza sviluppare amore o dipendenza per queste bevande; ora che sto in una casa mia, non ne compro proprio e non mi sento in punizione per questo.
Conosco ragazzi che tengono la bottiglia di coca cola sempre in frigorifero, pronta per la consumazione; non mi stupisce che siano spesso afflitti da problemi di sovrappeso o altro. Dovremmo fare come @misia1979, educare i nostri figli per fare i modo che le prossime generazioni siano consapevoli ed evitino di rimanere invischiate in certi meccanismi - hopefully.

Alcuni scienziati dicono che la dipendenza da zucchero sia per molti versi simile alla dipendenza da alcool e droghe.
L'astinenza comporta una ricerca continua ed un'attrazione quasi morbosa nei confronti proprio di quelle fonti ricche di glucosio. Si pensa che per calare tale richiesta possa volerci anche qualche anno.
Complimenti a te ed alla tua famiglia che ti hanno educato non privandotene, ma dando un valore ad un qualcosa che non poteva essere parte della routine.



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