ROAD TO SUMMER - ep.5

in #ita6 years ago

L'estate, come ho già spesso detto nei vecchi post di questa serie, per me è sinonimo di mare.
I miei genitori, quando io ero piccolo, comprarono un piccolo gommone da 4 metri con un motore da 20 cavalli. Per noi tre era come aver comprato una Ferrari.
Grazie a quel mezzo nautico, ancora oggi dopo 35 anni, abbiamo la possibilità di vivere il mare da un'altra prospettiva: visitare luoghi irraggiungibili via terra e poter sostare in mezzo al mare. Esperienze che può aver provato chiunque possegga una barca, abbia noleggiato un gommone o addirittura abbia affittato un pedalò per un'ora.
L'acquisto del gommone fu per me un punto di svolta nel vivere il mare, dato che fino a quel momento lo conoscevo solo per l'ambiente della spiaggia. Iniziai ad incuriosirmi su cosa ci fosse sotto quella superficie e così cominciai ad attrezzarmi per andare a scoprire un "nuovo mondo".

L'apnea

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CC2 Creative Commons, Freediving

Già all'età di 12 anni iniziai con mio babbo ad immergermi: utilizzavo un'attrezzatura ludica composta da un paio di pinne da bambino ed una semplice maschera (non avevo neppure il boccaglio e senza di esso la fatica per nuotare, prendere fiato ed immergermi era oltre l'umano, ma i ragazzi si fanno guidare dalla spensieratezza e non percepiscono la fatica): mio padre mi spiegò il sistema di compensazione, che sperimentavo anche a quote minime di 1-2 metri (i bambini sono dei folletti ad andare sott'acqua, avendo un volume molto ridotta e quindi una spinta di Archimede minima).
A 20 anni decisi di fare un importante passo avanti nel mondo dell'apnea e così mi iscrissi ad un corso specializzato di apnea (livello base): fu per me molto utile per conoscere le metodologie per immergersi sott'acqua, ma di primaria importanza per conoscerne i rischi. L'apnea è spesso presa sotto gamba dai neofiti, i quali pensono di avere ormai preso confidenza con il loro corpo, finché non si prova sulla propria pelle il pericolo della pratica:
una sera mi stavo allenando in piscina con dei miei compagni di apnea, quando uno di loro è caduto in Black Out o Samba(1): chi lo ha provato dice che improvvisamente tutto si spenge e si smette di respirare a causa di una mancanza di ossigeno che "disattiva" il cervello, lasciando così la persona in uno stato di trance. Fortunatamente questo mio amico fu soccorso in tempo e le conseguenze furono nulle, se si esclude la grande paura; io fui uno di quelli che subì a livello mentale maggiormente il fatto, essendo stato spettatore dell'evento. Ebbi bisogno di diverse settimane per riprendermi: il mio compagno di vasca, con il quale mi stavo allenando era arrivato vicino a morire. Gli altri miei compagni mi incitarono a tornare in piscina, spiegando mi che quello che era successo poteva essere come un incidente in auto: dopo è sempre importante tornare al volante per riprendere confidenza e lasciarssi il passato alle spalle, ma con una maggiore consapevolezza.
TORNAI.
Ma da quel giorno la mia premura con l'apnea fu massima.
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CC0 Creative Commons Enzo Maiorca e Jacques Majol: due dei primi grandi apneisti

Il corso mi permise di intraprendere un percorso in un nuovo mondo: maggiori profondità (da allenato ho raggiunto anche profondità oltre i 30m, che per fare un paragone è come un palazzo di 10 piani in cui sali e scendi in un solo respiro) creavano in me emozioni e scariche di adrenalina. Penso che molto probabilmente il tutto possa essere ricollegato a quella provata quando "corriamo" (incoscentemente) troppo veloce in moto o in macchina: in quel momento stiamo portando il nostro corpo al limite ed oltre le nostre possibilità.
E' proprio in quei momenti che la razionalità deve venir fuori e la nostra mente deve rimanere lucida.
L'apnea per me riserva sempre grandi emozioni: raggiungimento di nuovi traguardi di profondità ed allo stesso tempo riuscire a farlo sempre in sicurezza.
Il silenzio dell'apnea insieme alla leggerezza percepita e la fluidità dei movimenti sono per me emozioni fortissime (forse paragonabili ad un volo con un paracadute). Tutto poi permette di raggiungere luoghi visti solo nei documentari dove flora e fauna marina dai colori "super-quarkiani" sono esaltanti.

Lo yoga

L'apnea è per molti versi un fattore mentale: razionalità, consapevolezza dei propri mezzi, della propria situazione fisica e mentale. Tutto è riassumibile nel:
CONOSCERE SE STESSI ed il PRORPIO CORPO
Per fare questo la miglior pratica è sicuramente lo yoga.

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CC0 Creative Commons

Questo sistema di meditazione permette di acquisire un'ottima capacità di controllo della propria respirazione, attraverso l'uso del diaframma. E' facilmente intuibile come la respirazione e l'ottimizazione dell'aria immagazzinata nei polmoni sia fondamentale nell'apnea.
Lo yoga mi ha aiutato moltisimo anche a conoscere sistemi per migliorare l'impiego dell'ossigeno, ma anche per prendere consapevolezza di "proprietà" del mio corpo.
Sott'acqua infatti è spesso importante essere lucidi, potersi fidare del proprio corpo e conoscere i propri limiti.

La pesca subacquea

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CC3 Creative Commons Marco Bardi in un'azione di aspetto

All'apnea poi si è aggiunta anche la pesca subacquea.
Il vedere sempre bei pesci durante le miei immersioni mi ha spinto a munirmi di nuova attrezzatura per questa nuova attività: il fucile, come per il cacciatore è il prolungamento della tua mano e devi saperne riconoscere le proprietà, ma soprattutto i difetti.
La pesca in apnea è uno sport vario, dove l'uomo si immerge in un'ecosistema a lui estraneo e partendo così su un piano svantaggiato rispetto alla preda; è quindi molto diverso dalla caccia terrestre, dove uomo e preda si trovano in un ambiente familiare ad entrambi.
L'alternativa per il pescatore negli anni è stata quella di migliorare la propria attrezzatura, che ha fatto passi da gigante, ed affinare le proprie tecniche: Aspetto, Agguato e Caduta.
Bisogna essere onesti nel dire che questo sport lo si impara da bambini e con l'esperienza e non da (quasi) adulti che vivono lontano dal mare, come nel mio caso.
Il comportamento del mare e del clima esterno lo si riconoce vivendo a stretto contatto con esso quotidianamente: lo stato del mare si ripercuote sul comportamento della fauna marina (dalla sardina al tonno). Saper riconoscere questi segnali spesso comporta un grande differenza: fare un bel carniere o tornare a casa a mani vuote ( il famosocappotto)
I miei risultati comunque estate dopo estate sono documentati dalle foto:
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Foto dell'autore - Tutti i Diritti sono Riservati / Author's Photo - All Rights Reserved

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Foto dell'autore - Tutti i Diritti sono Riservati / Author's Photo - All Rights Reserved

L'estate sta arrivando e la mia voglia di tornare in acqua col mio fucile si fa sempre più forte.
Alla prossima settimana con la rubrica
Ciao

Bibliografia
1 Black-out o Samba

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Veramente un bell'articolo, bella rubrica che mi ero perso colpevolmente.
Sei uno squalo @moncia90, uno squalo pescatore.

Grazie@serialfiller, ma mi riconosco più in uno scorfano: non bellissimo, ma dal sapore ottimo!!!

Wow! Complimenti!
Io ho un bruttissimo rapporto con l'acqua, che sia mare, lago, piscina o vasca da bagno...quindi per me estate è anche un po' sinonimo di disavventure, è la stagione che ci porta spesso al mare e io ne sono ogni volta terrorizzata. Da piccola, mi capitava di fare lunghe nuotate con mia sorella e la mia migliore amica; un giorno, mia sorella ha deciso che doveva farsi venire un crampo terribile a 300 metri dalla costa, è diventata di piombo ed è andata giù. L'ho trascinata con fatica immane fino alla riva, da quel giorno non ho rimesso piede in acqua, quindi forse è vero quello che dici, che i traumi in mare sono come gli incidenti d'auto: occorre rimettersi in gioco subito.
Ti invidio, io morirei prima ancora di entrare in acqua, altro che apnea e 30 metri, già a 50 cm io ho gli attacchi di panico! Però in fondo mi piacerebbe essere in grado di immergermi senza terrore, perché ricordo con piacere immenso la sensazione (lontanissima nel tempo) dell'immersione, l'acqua che avvolge tutto, i rumori ovattati e profondi, il contatto con il mio respiro attraverso la pressione ed il suo rumore. Ci vuole tanta preparazione e tanta disciplina per riuscire a fare quello che fai, quindi ti faccio i miei complimenti, con tutto il cuore! Insomma, viva l'estate e l'apnea per chi come te la ama, ma viva l'estate per il gelato e le granite per chi come me è allergico all'acqua! :D

Grazie! Apprezzo il fatto di esserti soffermata sul mio post e di avermi regalato un po' del tuo tempo per commentare.
Se avrai voglia la prossima settimana, sempre in questa rubrica proporrò un post estivo "alternativo".
Grazie ancora

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