5. Agonia

in #ita6 years ago (edited)

Le tempie premevano come schiacciate da un'incudine, mentre la gola era letteralmente in fiamme.

Ilharess non ricordava di aver mai provato nulla di simile; respirava a malapena - quando respirava - in un tormento costante.
Tossì fino a quando il sangue non le arrivò alle labbra, ormai del tutto spaccate.
A volte smetteva di sentire il suo stesso corpo; questo poi si rifaceva vivo sotto forma di brividi allucinanti, tali da farla balzare nel letto.
Le era venuto il mal di schiena a furia di tremare.

Suo padre non riusciva più a guardarla; suo fratello sì, ma l'espressione del suo viso era completamente svanita, al suo posto un'immobile maschera di cera.
Margareth tratteneva a stento le lacrime; l'Ammiraglio faceva la spola dal letto all'armadio, dalla cima del quale poteva continuamente controllarla.
Solo sua madre si comportava come se nulla fosse, o quasi; sorrideva, persino.

Fu a lei che si azzardò a chiedere di potersi specchiare; furono necessarie parecchie rimostranze prima che Calíma glielo permettesse.

La mano ossuta vacillò, nel sorreggere il costoso specchietto dal manico d'avorio cesellato.
Quello che vide la lasciò di stucco: il naso spellato, ricoperto da croste di sangue che bruciavano al solo vederle; la bocca praticamente priva di labbra, al loro posto sottili strisce di poltiglia violacea; l'iride dell'occhio sepolta sotto palpebre rigonfie e occhiaie come crateri.
I capelli simili a stoppa, la pelle di un giallognolo nauseabondo.

«Non me ne avevano mai parlato così», riuscì a sibilare dopo un doloroso sforzo.
Calíma stava mescolando un nuovo siero in un angolo della stanza, dove aveva approntato un banchetto con innumerevoli ingredienti, alghe, erbe e distillati che Ilharess conosceva soltanto di nome.
Sua madre aveva fama di essere una guaritrice.
La vide fermarsi e, dalla pila di cuscini dove le avevano sistemato la testa, cercò faticosamente il suo sguardo; sua madre se ne avvide, ma non capì.
Ilharess fu costretta a ripetersi, per poi ansimare stravolta, emettendo un fischio sinistro; il semplice sussurrare poteva costarle un malore.
«Parlato di che cosa?», domandò infine Calíma.
Le fece cenno di attendere, mentre cercava di rifiatare. Raccolse le sue esigue forze e rispose in un filo di voce: «Della morte.»

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

Calíma ammutolì, infine abbassò lo sguardo, rigida come porcellana, il viso ancora più bianco del solito; per la prima volta Ilharess colse veri segni di stanchezza in quella faccia che pareva scolpita nel tempo, sottili rughe agli angoli degli occhi e della bocca.
Anche Calíma era sconvolta, ma resisteva con una forza silenziosa: in quel momento capì che era la persona più coraggiosa che avesse mai conosciuto.
Avrebbe voluto dirglielo, ma le parole da spendere erano meno delle dita di una mano.

«È per come mi guardano», spiegò, aprendosi ferite nelle labbra nello scandire ogni sillaba; si indicò gli occhi col dito tremante. Stavolta Calíma aveva capito, intuì, nonostante lei non reagisse.
Infine, anche sua madre si arrese.
Rinunciò a somministrarle l'ennesimo medicamento, e venne a chinarsi su di lei, le mani fresche e avvolgenti contro la pelle infuocata, una sulla fronte, l'altra intrecciata nella sua.

Per un momento Ilharess riuscì a distrarsi, persa in quella sensazione bellissima; non si rese conto della famiglia che si radunava attorno al suo letto, né li aveva sentiti chiamare.
Si ritrovò assieme a tutti loro, semplicemente, da un momento all'altro.
Fu un lasso di tempo di tre ore o giù di lì, trascorso non sapeva come; sapeva solo di aver sentito Calíma singhiozzare con la bocca premuta contro la sua fronte.
Non ricordava che sua madre avesse mai pianto, nemmeno al funerale della nonna.

La stanza era buia; poche candele bruciavano negli angoli, colorando i muri d'ambra.
Anche gli altri cominciarono a piangere sommessamente.
Ilharess fece loro cenno di avvicinarsi.

Aveva sempre pensato che fossero i vivi a dover consolare i morenti, non il contrario; ma mentre i suoi familiari erano atterriti all'idea della perdita, lei cominciava quasi ad anelare il momento fatidico, a vederlo come una liberazione. Magari, chissà, persino l'inizio di una nuova avventura.
«Quando andavamo dalla nonna, piangevo sempre al momento di salutarla. Ogni volta dovevate spiegarmi che non era un addio; stavamo solamente tornando a casa per un po'», mormorò, ma quelle parole non fecero che accrescere lo strazio di chi la circondava.
Ilharess sorrise, gli occhi ridotti a due fessure: «Ora sono io a chiedervi di non piangere.»

Ingolf si produsse in un verso raggelante, prendendosi il viso tra le mani. Calíma chiuse gli occhi e chinò il capo; Adamant continuò a fissare il volto della sorella, tramutatosi in un'orribile smorfia giallastra, mentre dalla sommità dell'armadio intarsiato l'Ammiraglio si stiracchiò, per poi adocchiare uno spicchio di finestra nascosto dietro i pesanti tendaggi. Margareth si soffiò il naso fino a strapazzare il fazzoletto.
«Non è un addio: resto solamente con la nonna, per un po'.»

Riusciva a percepire l'angoscia altrui, ma non se ne sentiva partecipe.
Il sorriso di Galabel sembrò fare capolino per un istante, in bilico tra sogno e allucinazione. Aveva di nuovo perso coscienza del suo corpo; non le dispiacque. Era come fluttuare sull'acqua d'estate, quando le correnti si calmavano per qualche giorno ed era possibile nuotare oltre gli scogli, per poi galleggiare al sole lasciandosi cullare da un mare d'olio.

Era il richiamo del Signore delle Acque, forse? "Ecco", pensò Ilharess, "non ho saputo decidermi: è stato il mio Signore a decidere per me."
Forse il suo dio credeva di non aver avuto sufficienti omaggi, oppure aveva apprezzato quelli ricevuti al punto da volerla al suo fianco nella Città degli Abissi, l'inaccessibile reame che si diceva il dio stesso avesse costruito nelle profondità dell'oceano, quando il mondo era giovane e i primi Uomini non erano ancora venuti alla luce.

In ogni caso, sentiva che una forza potente la stava reclamando, uno spirito nascosto in quello spazio misterioso al di là del pensiero.

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

Aveva conosciuto una famiglia splendida, ammirato panorami indescrivibili e letto moltissimi libri; aveva cavalcato, nuotato e sorriso, e ora la parte peggiore, quella di cui aveva sempre avuto paura, sembrava esserle stata risparmiata.
Non aveva vissuto grandi avventure, certo, ma altri prima di lei avevano avuto di meno e sofferto di più.
Non era poi così male, tutto sommato.

Captò qualche bisbiglio attorno a lei: "Ultimo tentativo", doveva aver detto suo padre. "È un mistero: la sua stirpe è longeva", bisbigliò sua madre; "noi non ci ammaliamo."
"Qualunque cosa", credette di sentire da parte di suo fratello.

Che cosa avevano ancora da lamentarsi?
Decise di troncare i discorsi, quali che fossero: «Sarò con gli Dei e con la nonna: sarò nell'Amore!»
Espirò di colpo, poi sentì il petto bloccarsi del tutto.

(Continua...)

Sort:  

Che dire...molto intenso e coinvolgente. Attendo il seguito ☺

Non so, cerco sempre di fare autocritica... stavolta mi darei una sufficienza risicata, voglio fare di meglio!
Lieto che ti sia piaciuto, comunque!

Addirittura! Troppo severo, dai.

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