Dolce & Gabbana. La quiete dopo la tempesta?
Si, lo ammetto, anche io ho visto il video di scuse di Dolce & Gabbana...
Ma facciamo ordine.
Ad inizio settimana, in previsione di una importante sfilata di moda che si sarebbe dovuta tenere a Shanghai il 21 novembre 2018, viene lanciata una campagna pubblicitaria con protagonista una modella cinese intenta ad assaggiare (con non poche difficoltà dovendo usare le tradizionali bacchette) per la prima volta un piatto di spaghetti, un pezzo di pizza ed, infine, un cannolo. E vai con la sagra degli stereotipi: italian food, musiche tradizionali, decorazioni discutibili ed un doppio senso (mica tanto...) nella voce fuori campo che chiede alla modella se le dimensioni del dolce fossero troppo grandi per i suoi gusti...
Apriti cielo!!!
il sito di microblogging Sina Weibo (usato da più del 30% degli internauti cinesi) conia l’hashtag #BoycottDolce che diventa trend topic in poche ore. I video vengono prontamente rimossi quando ormai la frittata era stata fatta. Come risposta alla campagna pubblicitaria il brand è stato escluso da diverse piattaforme di e-commerce cinesi con le conseguenze negative che possiamo immaginare.
A peggiorare ancora di più le cose, uno screenshot dove Sfefano Gabbana non usa parole al miele nei confronti della Cina, definita una «mafia maleodorante, sporca e ignorante». Il canale ufficiale, dopo aver in un primo momento"giustificato" le parole dello stilista attribuendole allo sfogo per il clamore causato ha successimamente sostenuto che l'account incriminato era stato hackerato. Come gettare benzina sul fuoco. Un disastro, insomma.
Durante le lezioni di Social Media Management, spiego ai miei allievi che l'aspetto più complicato di chi si occupa di Digital PR non è tanto quello di creare engagement con l'audince di riferimento, quanto quello di gestire le crisis che possono verificarsi. I casi "famosi" di crisi social relativi a Patrizia Pepe, Melegatti e Barilla, dimostrano come in situazioni "d'allarme" non si debba:
- perseverare sull'errore commesso (o presunto tale);
- attribuire le colpe ad altri.
Ecco che, quindi, le scuse di rito. Se in altre fattispecie bastava un semplice post, qui bisognava "metterci la faccia". Ecco, l'immancabile video con i due protagonisti pronti a chiedere scusa al mondo intero, prostrandosi per cercare di salvare capre e cavoli.
Passi il post pseudo hackerato di Gabbana (il quale ha già dimostrato con Selena Gomez di saperci andare giù pesante...), passi per la coreografia del video con i due seduti, impacciati, con dietro la Sacra Sindone (in tema con gli arredi dei Casamonica...), ma la sensazione che ho avuto al termine del video è qualcosa di moltro, troppo forzato e finto come le tante iniziative a favore degli omosessuali (con annesse donazioni a tanti zeri) della Barilla a seguito delle esternazioni di Guido Barilla successive alle dichiarazioni omofobe di qualche anno fa.
Condivido il gesto (che reputo necessario), ma avrei curato meglio scenografia, contenuti e riprese.
Come risponderà il popolo social?
Premetto: non ho letto nulla a tal riguardo e quindi mi allaccio solo a quanto ho compreso del tuo post e della mia opinione regressa.\n\nLa Cina è un mondo in cui il libero pensiero non è mai esistito: i social network completamente made in China ne sono la piú chiara testimonianza. \nNon ho visto il video, ma l'Italia è a tutti gli effetti gastronomia: pizza, pasta e cannoli. Soprattutto cannoli...perchè in Cina alimenti con quel gusto, con quella ricercatezza e quella tradizione se li sognano (e te lo dice uno che in Cina ha visto mangiare un rospo intero in brodo, non dico altro!).\nSe la polemica viene fatta per contestare Dolce&Gabbana per i loro orientamenti sessuali mi sembra di tornare alle scuole medie con bambini di 15 anni, con tutto il rispetto per i quindicenni, ed inoltre una mentalità razzista e indietro anni luce.\n\nTemo invece che l'intero boicottaggio, come testimoniano le parole di Gabbana, siano dovute al fatto che il marchio D&G abbia fatto un torto a qualcuno di importante e questo come ripicca abbia adottato l'hashtag #BoycottDolce. Un mercato quello cinese che con la manodopera a basso costo ha un potere indescrivibile. Purtroppo alla fine anche Dolce e Gabbana hanno dovuto mostrare il fianco e chiedere scusa, per evitare ulteriori ritorsioni.\n\nRimane la mia opinione, ma avevo piacere di condividerla.
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Ma il problema non è tanto nel motivo che ha portato alle scuse (in fondo D&G ha sempre fatto un certo tipo di comunicazione), quanto il modo in cui tali scuse sono state espresse. Cmq ci sono in gioco interessi economici che possiamo solo immaginare...
In parte la vicenda mi ha strappato un sorriso sarcastico, confesso di non simpatizzare per il duo e di averci un po " goduto" a vederli in difficoltà :P Ma questo è perchè io sono un poco " gnorante" come si dice a PIstoia.