Io e la velocità - Il rovescio della medaglia

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La gioia di vivere, il disperato bisogno di auto-affermazione che aveva mio fratello lo portavano spesso e volentieri a fare delle cazzate al volante, il bello di tutto quanto è che pagò un conto tremendamente alto quando era un po' di tempo che aveva in un certo senso messo la testa a posto, comunque non con la sua 128 Coupé SL, che venne ricordata per diversi incidenti, tutti di ordine minoritario, al punto tale che mio padre, per non smentire la sua funzione di bastian contrario, grazie a cui soventemente dava sempre contro a qualsiasi azione di mio fratello, aveva ribattezzato quella vettura con l'infausto nome di "Colabroda", perché in un certo momento aveva avuto alcuni incidenti, con un paio di buchi nella carrozzeria, da qui il nome in oggetto.

Mio fratello ci soffriva, ci pativa da matti, questo costante attrito paterno lo addolorava e lo ha sempre afflitto, avrebbe voluto e desiderato un padre ben diverso, che nei momenti del bisogno lo avesse supportato degnamente, invece di un antagonista sempre pronto a dire la sua a costo di dir merda.

Ricordo perfettamente un incidente che ha i contorni dell'assurdità, non successe nulla di particolare, ma è sintomatico per la dimostrazione del famoso detto "La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo..", a mio fratello lo vedeva a km di distanza, e puntualmente lo colpiva, come in questo specifico caso....

Inverno del '76 o del '77, neve in strada, per divertirsi in sicurezza e circolare meglio mio fratello aveva deciso di acquistare 4 gomme chiodate, all'epoca si potevano ancora utilizzare, ricordo vagamente che lo accompagnai salendo sulla sua Coupé, ci fu un disguido per cui le gomme non erano riusciti a montargliele, nel frattempo aveva ripreso a nevicare copiosamente, rendendo la circolazione ancora più difficoltosa.

Stava facendo notte, eravamo quasi arrivati a casa, mancava meno di un km, quando da una maledetta curva cieca a 90 gradi sbuca una Fiat 500, che era un po' in mezzo alla carreggiata, il problema fu che mio fratello tentò una frenata d'emergenza ma essendo molto vucino andò a sbattere contro l'utilitaria, senza poter fare diversamente.

Morale della favola venne dato un concorso di colpa, 80% di ragione alla parte avversa, che al momento dell'incidente continuava a dire che era in mezzo alla strada, successivamente non era certa di dove avesse transitato, in quanto la neve impediva a suo giudizio una corretta individuazione della sede stradale.

In seguito all'urto la 500 scivolò indietro di parecchi centimetri, facilitata dal manto nevoso, mio fratello venne anche multato per eccesso di velocità o velocità pericolosa, perché la "signora" chiamò pure l'ambulanza e le forze dell'ordine, essendo a pochi metri da casa sua, e grazie al marito avvocato ottenne quel famoso 80% di ragione, quando una perfetta divisione delle colpe era già un lusso per lei.

Questo è solo un piccolo esempio di quanto capitò a mio fratello alla guida della sua vettura, dalla quale non si separò mai finché visse, 13 anni di onorato servizio al suo fianco, diventando dopo otto anni anche la mia beniamina, quando presi a mia volta la patente, ma questo è un altro discorso, ancora prematuro, che farò a tempo debito, per il momento chiudiamo questo doloroso capitolo, dove la parola gioia si sposava troppo spesso con la parola sconforto.

Continua.. .

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