I sentieri si costruiscono viaggiando - Prologo e inizio capitolo 1 - my novel in Italian

fonte: quadro in copertina di Rafal Olbinski

Dopo quello che avete letto nel post precedente https://steemit.com/ita/@ivand83/i-sentieri-si-costruiscono-viaggiando-introduzione-my-novel-in-italian è ora di entrare nel vivo della storia...

... per tutti quelli che hanno smesso di sognare ...

C’è una storia nella vita di tutti gli uomini (William Shakespeare)

PROLOGO

“Questo non è un libro come gli altri, uno di quei libri in cui…”. Victor vorrebbe scrivere questa frase all'inizio del suo libro. Il suo primo libro. Eppure c’è qualcosa che non lo convince, intuisce che un libro che si rispetti dovrebbe avere un incipit grandioso, se non come quello di Anna Karenina, ugualmente immaginifico, di quelli che promettono ai lettori le parole magiche del tipo “resterai incollato alla sedia sino all'ultima pagina!”
Ma questo non è un libro “classico”: non ha una trama, un filo logico che smascheri un colpevole o chiuda a rima un amore, è solo un modo per esprimere le emozioni, un flusso di coscienza, piccole fotografie adagiate sul tavolo pensando alla vita e alla morte, all’amicizia e all’amore, ai sogni, e scattate - come accade alla gente - nel cuore della notte, mentre gli altri dormono e tu sei lì a pensare alla luna nel cassetto e, tutt’intorno, c’è la splendida cornice che è l’esistere.

Victor pensa che non arriverebbe mai a scrivere la terza pagina, e questo lo rende un po’ triste quella notte, la notte in cui decide di scrivere di getto, ma di certo questo non lo avrebbe fermato, perché i pensieri scorrono veloci e la tastiera non riesce a seguirli, se non per un attimo, l’istante in cui pigiare un tasto ruba alla mente tutti i pensieri…
Victor ha una vita bellissima, scorre velocemente e non manca nulla che una madre potrebbe definire essenziale.
Qualche sbaglio però l’ha commesso, forse qualcuno in più di quanti possano pensare le persone che lo circondano e che gli vogliono bene.
Ma non sarebbe bello cambiare vita, afferrare al volo le emozioni e fare tutto quello che passa per la mente, per i sogni? Ebbene sì, proprio i sogni; quante persone credono che sia possibile realizzarne? La risposta è sulla bocca di tutti, in quella, per esempio, di un grande scrittore come José Saramago: “Un uomo ha bisogno di fare la sua provvista di sogni”, anche nella mente delle persone che non credono e che Victor, un giorno, forse riuscirà a far ricredere.

A Victor la sua vita piace tanto; certo proverebbe a tornare indietro nel tempo, ma solo per guadagnare ulteriori anni, sperando che tutto possa rimanere così com’è, nell’esatta situazione in cui si trova oggi.
A volte pensa che cambiare vita non sarebbe così insensato, azzardato, forse, ma a lui il gioco piace, soprattutto se c’è anche una sola possibilità di vincere. Si lascia influenzare dalle frasi lette sui libri e ascoltate nei film, ma alla fine tutte, o quasi, hanno il sapore del “lo sapevo”.

CAPITOLO 1: La notte

E arriva la notte e arrivano le parole e Victor comincia a scrivere: tutto quello che riesce a digitare sulla tastiera del computer a lui piace, riesce a tenerlo sveglio e a fargli credere che sia la notte giusta, quella in cui si crea qualcosa… qualcosa per sempre.
Chi ha detto che la vita è solo quello che gli altri si aspettano che tu faccia? O meglio una famiglia in una casa accogliente, una staccionata con un cane e degli amici che ti vengono a trovare?
Di certo sono belle cose che non hanno bisogno di fretta, prima ci sono mille e mille cose che possono essere realizzate. Alla fine cambiare casa, lavoro, modo di vivere, non è così insensato, anche se la gente ha difficoltà a comprenderlo; quella stessa gente che non capirà mai che Victor vuole volare, non vuole avere nessun freno.
E’ anche vero che, però, Victor non ha mai agito puramente d’istinto, ma ha fatto una cosa solo quando le possibilità di sbagliare erano ristrette al puro mondo della casualità. Se una cosa è pensata per bene, diventa qualcosa che vale la pena fare.

Victor ha un sogno ricorrente, aprire una sua attività commerciale con la sua famiglia, la sua ragazza, le persone che sono davvero importanti nella sua vita. Non un’attività come tutte le altre, ma qualcosa di diverso, a cui vorrebbe dedicarsi tutto il giorno e tutta la notte, per vedere sulle facce dei suoi clienti l’espressione felice che lui ha in mente. Un po’ come il film “Chocolat”, dove il cioccolato riesce a far svegliare un’intera città da un modo di vivere triste e desolato.
Victor non ha grandi ambizioni, tali da sconvolgere il mondo e renderlo un posto migliore, ma sa che ha grandi capacità e che se volesse, con l’aiuto della provvidenza tanto cara al Manzoni, potrebbe realizzare molte cose; ma in questi pensieri alla fine non sa neanche lui quanto crederci, perché dovrebbe lasciare tutto e cominciare una vita nuova, imprevedibile, che potrebbe riservare non poche sorprese e rivelare aspetti che neanche aveva preso in considerazione.
Alla fine è la paura che frena molte persone dal voler fare quello per cui realmente sarebbero tagliate, e questa paura si può identificare in tante cose: dover mandare avanti la famiglia, riuscire ad arrivare a fine mese con i soldi che si hanno in banca, non dover chiedere ai propri genitori una mano quando non si sa più come uscire da situazioni spiacevoli. L’elenco sarebbe infinito, ma il concetto risulta chiaro anche in questo modo: la paura di poter fallire e non saper come uscirne blocca qualsiasi intenzione positiva.

... TO BE CONTINUED ...