Il dipinto misterioso

in #ita6 years ago (edited)

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Immagine CC0 Fonte Pixabay

Come da abitudine consolidata, già da qualche anno a questa parte, per vincere la noia delle giornate libere da impegni lavorativi, mio padre si reca quasi ogni giorno a far visita ad un centro di raccolta oggetti molto particolare.
Da quando ha raggiunto la meritata pensione, dopo quasi quarant'anni di onorata carriera nel settore aeronautico e da quando, purtroppo, alcuni problemi cardiaci l'hanno un po' spaventato e frenato dal compiere attività più stancanti per l'organismo, ha riscoperto l'interesse per l'arte e l'antiquariato a 360 gradi, mentre un tempo focalizzava l'attenzione sul campo soltanto in chiave numismatica.
Ragion per cui, è ormai di casa in questo posto che, più o meno, si potrebbe definire come un negozio a metà fra un rivenditore dell'usato sicuro ed un mercatino delle pulci; una specie di londinese Portobello Road de' noantri, dove il sogno di poter mettere le mani su piccoli tesori dimenticati può diventare realtà.

I ragazzi marocchini che gestiscono questo "girone infernale delle cose", un disordinatissimo locale commerciale a livello strada, in una delle vie più trafficate del quartiere di Sampierdarena a Genova, ridanno vita e nuova linfa ad una professione d'altri tempi, quella del rigattiere, che già da parecchi anni è tornata in auge sulla scia degli arredamenti vintage.
Il lavoro che svolgono diligentemente e con puntualità consiste nell'andare a svuotare appartamenti, cantine o qualunque altro tipo di vano venga loro indicato dai mandatari.
S'intende, nulla di illegale, non rubano niente a nessuno, semplicemente vengono contattati da privati che affidano loro l'incarico di rimuovere l'ingente quantità di oggetti e cianfrusaglie varie che tutti noi tendiamo ad accumulare in casa, durante il corso della vita.
Non per nulla, il grosso delle commissioni viene dai parenti di persone anziane scomparse di recente, i quali non saprebbero proprio dove sistemare tutte le cose possedute e conservate nella dimora del caro estinto, il più delle volte l'anziano/a nonno/a.
Non conosco bene la formula con il quale viene stipulato questo tipo di accordo, ma credo che si tratti di un "non ti pago ma tutto quello che riesci a portare via è tuo"!
Un all you can take away che evidentemente riesce loro proprio bene, dal momento che in magazzino portano davvero di tutto e di più in abbondanza. Lo so perché, in occasione dell'ultimo rimpatrio, sono andato a vedere di persona incuriosito dai racconti di mio padre, il Dylan Dog del passato perduto che ho accompagnato un paio di volte nella sua ricerca quotidiana in questa valle di "tesori" silenziosi che, se invece potessero parlare, chissà quali storie sarebbero in grado di raccontarci.
Un vero tuffo romantico nel passato in epoche ormai lontane, attraverso i ricordi di vite vissute da altre persone mai conosciute, ridestati per mezzo di quadri, stoviglie, fumetti, vecchi telefoni con la rotella da girare per comporre il numero, libri, vasi e vasetti in vetro, ceramiche e porcellane, statuine ed orpelli vari, arnesi per la casa e vecchi elettrodomestici obsoleti ormai in disuso come radio a valvole, walkman e radioline portatili tipiche "anni '80 - Tutto il calcio minuto per minuto", giradischi e "mangia nastri" ancora corredati delle collezioni di vinile e audiocassette.

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Immagine CC0 Fonte Pixabay

Una miriade di cose infilate ovunque, in ogni angolo, sopra scaffali impolverati e mobili antichi e moderni d'ogni stile e design che per un attimo mi diedero la netta sensazione di ritrovarmi nella scena del sequel de Il Mago di Oz, Ritorno a Oz, nella quale Dorothy Gale si aggira per la stanza dei soprammobili alla ricerca dell'Uomo di latta, dello Spaventapasseri e di Tik-Tok, trasformati dalla strega malvagia in piccoli oggetti verdi.
In mezzo a quel casino, dico la verità, ogni cosa mi dava l'idea di essere paccottiglia, o, come diciamo a Genova, un ammasso di rumenta e nulla più! Roba vecchia e inutile da imbelinare via senza pensarci su nemmeno troppo. Eppure...
Eppure mentre girovagavo fra scaffali e mobili "inerpicandomi" su cumuli di roba in mezzo ai piedi, qualcosa attirò la mia attenzione: un quadro abbastanza grande ed incorniciato adagiato per terra in un angolino.
Proprio nello stesso momento in cui Erika trovò qualcosa che, se solo fosse stata più comoda da portare a Panama, avremmo comprato ad occhi chiusi, senza esitare un attimo: una macchina per fare la pasta a mano di marca Imperia con ancora tutti i suoi accessori, un vero gioiello che a guardarlo sembrava nuovissimo e mai usato.
Purtroppo, considerato il peso non indifferente di quell'aggeggio, rimase nostro malgrado lì dov'era.

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Immagine CC BY-SA 3.0 Donovan Govan Fonte WikiCommons

Pazienza, pensai e mi diressi verso il quadro che aveva catturato la mia attenzione.
Lo trovai da subito ipnotico ed enigmatico.
Se ne stava lì, dentro a quella grossa e pesante cornice in legno massello old style.
Io lo guardavo e lui sembrava guardare me.
Avvertii le farfalle nello stomaco e fu amore a prima vista.
Perciò, come per ogni colpo di fulmine che si rispetti, la mente cominciò a correre, portandomi ad immaginare di trovarmi di fronte ad un reperto archeologico d'epoca pre rinascimentale; in effetti, la tela mi sembrò subito abbastanza datata per la quasi totale mancanza di profondità del disegno.
In secondo luogo, notai che i colori usati si stavano sgretolando e che la tela stessa portava addosso i chiari segni del tempo.
Trattenevo a stento l'emozione.
Chiamai mio padre, glielo feci vedere. Disse che l'aveva già notato tempo addietro e che si trovava lì già da un po', ma anche che non aveva mai attirato la sua attenzione più di tanto da indurlo alla decisione di acquistarlo.

"Una tela in apparenza così vecchia e senza alcuna firma o documento, è praticamente impossibile da classificare, di conseguenza darle un valore sarebbe impresa ardua", aggiunse.
"Però se ti piace, portatelo via! L'importante è quel che il quadro è in grado di trasmetterti."

In quattro e quattr'otto aveva già contrattato con il suo amico marocchino titolare del mercatino, abbassando il prezzo dagli iniziali venti euro fino a dieci.
Mi feci prestare una pinza con la quale tolsi tutti i chiodi arrugginiti sul retro dell'inutile ed ingombrante cornice vetusta e liberai la tela, che sul retro presentava enigmatici grumi di cemento secco, come se in passato fosse stata murata o che so io.
In quel momento ero però forse eccessivamente ed inspiegabilmente euforico, perché credo che diedi ai presenti come l'impressione di aver ritrovato un Van Gogh nascosto sotto ad un Picasso.
Infatti, si avvicinò uno dei ragazzi nord africani, assistette incuriosito ed in silenzio alla scena per qualche attimo, poi con il suo italiano di buon livello ma non perfetto, proferì parola estraendo dal cilindro un fatidico quesito: "Ehi amicu, quanto credi che è vecchio chil tappeto"?
"Non ne ho idea frè", risposi cercando di smorzare una risata irriverente e l'inopportuna euforia, "però è bello, mi piace, quindi lo prendo"!
Mi fissò per un attimo titubante, poi tornò alle sue faccende congedandosi con un "va bine, va bine, ok, ok..."
Uscii felice da quel purgatorio di oggetti con il mio acquisto riposto dentro ad un vecchio sacchetto di plastica e rividi la luce del giorno.
Mi sentivo come i protagonisti di un celebre romanzo di Ken Follett, Lo scandalo Modigliani, nel quale lo scrittore narra le vicende attorno al ritrovamento di una tela del celebre e quotatissimo pittore livornese, ritenuta da subito pezzo unico ed originale, poi falso d'autore e poi ancora originale.
Non chiedetemi perché, non ne ho proprio idea.
Voglio dire, non ho ritrovato proprio nessun Modigliani io, ma soltanto questa vecchia tela che ad occhi inesperti può sembrare quasi una pittura tardo medioevale.
Non avevamo idea di dove cominciare per provare a gettare luci sul misterioso quadro del mercatino, quindi tornati a casa, cercammo di spremere le meningi e di tirare fuori qualche idea plausibile riguardo almeno la provenienza e la datazione.
Ci riuscimmo soltanto in parte, anche se non posso essere sicuro al 100% di quanto venne fuori dalla nostra sommaria analisi di critici inesperti.
Se qualcuno leggendo e guardando le foto riuscisse a scoprire qualcosa di più a riguardo, si faccia pure avanti.
Ogni nozione in più è ben accetta.

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Immagine di proprietà dell'autore

Di dimensioni notevoli, circa novanta centimetri di larghezza per sessanta di altezza, la tela sembra addirittura che sia stata ricavata, senza troppa attenzione, dal taglio irregolare di un dipinto ancora più grande.
Pare che l'artista volle raffigurare tre scene differenti: una principale sulla parte sinistra, ben divisa dalle altre due sulla destra da un grosso cordone colorato, nella quale compaiono due figure incoronate, un uomo ed una donna vestiti di bianco e blu intenti a toccare o ad indicare con un dito i frutti sferici di un alberello non meglio identificato, mentre con l'altra mano reggono entrambi un fazzoletto tricolore rosso, giallo e verde.
Su di entrambe le corone, si nota una croce.
Forse un matrimonio reale? Chissà.
Sulla destra invece, vi sono due immagini differenti: quella in alto, raffigura la Luna piena con il volto che sembra guardare verso il basso, su di uno sfondo blu cobalto uguale a quello dei vestiti delle figure incoronate.
La figura in basso invece, risulta essere quella più inquietante. Quattro donne senza volto incappucciate da una tonaca femminile di cui non riesco proprio a spiegarne il simbolismo.
In realtà, prima del taglio dovevano essercene di più, poiché se guardiamo con attenzione, possiamo intravedere una quinta signora vestita di rosso.
Ciò che non capisco è se le tre figure siano fra loro correlate, anche se il netto divisorio sembra suggerire il contrario.
Ad ogni modo, una prima illuminazione venne dai colori del fazzoletto e dagli strani caratteri che si intravedono sparsi qua e là sul dipinto.
Il rosso, il giallo ed il verde mi ricordavano qualcosa: i tre colori di una delle due serie dette panafricane, più precisamente quella etiope, adottata oltre che dalle bandiere di un buon numero di Stati africani, anche dal Rastafarianesimo, la corrente religiosa degli anni '30 del secolo scorso resa celebre in tempi più recenti da Bob Marley, un signore che non ha certo bisogno di presentazioni.

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Immagine CC0 Fonte Pixabay - bandiera etiope

Fu allora che mi accorsi d'essere sulla pista sbagliata. Se fino a quel momento stavo ipotizzando e valutando una provenienza di matrice cristiano-ortodossa dall'Europa dell'est, di colpo mi resi conto che il mio nuovo quadro veniva certamente dall'Africa, era di stampo cristiano-copto e, con ottime probabilità, doveva aver visto la luce per la prima volta in Etiopia, magari in qualche edificio lungo una polverosa strada dell'Addis Abeba dei primi del Novecento, o forse ancora prima.
Mi sono convinto di tale teoria cercando di mettere insieme i pezzi di un puzzle storico-geografico immaginario, gasato dal sentirmi parte di un best seller letterario o di un golden globe cinematografico.
Innanzitutto, la provenienza etiope sembrava spiegare la quasi totale assenza di profondità del dipinto; non sono un esperto, ma "googlando" un po' notai che le immagini di tutti gli altri dipinti di scuola etiope incontrati online erano molto simili, soprattutto per la semplicità delle figure ed il taglio particolare e caratteristico degli occhi, con la pupilla grossa quasi come tutta l'orbe oculare e posizionata sempre in un angolo.

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Immagine di dominio pubblicoFonte Wikipedia - Esempio di pittura etiope

Inoltre le croci sulle corone sembravano proprio essere copte e, la ricorrente tonalità di blu, sempre la stessa identica.
Anche gli strani caratteri sparsi un po' ovunque sulla mia tela, parevano essere un must della pittura etiope: le "lettere" amariche dell'alfabeto locale, infatti, erano quasi sempre visibili su ogni dipinto che osservai in rete.

La serie di colori panafricana che compare nei fazzoletti, composta dal rosso, il giallo ed il verde e detta "dei tre colori etiopici", nacque in onore proprio dell'Etiopia, unico paese africano che, a parte per il brevissimo periodo coloniale dell'Italia fascista, fu sempre libero e fiero. Caratteristiche queste, cardine anche del pensiero rastafariano menzionato poc'anzi, che si identificò completamente nella fierezza del popolo etiope.
Ed anche motivo per il quale, il misterioso dipinto possa essere finito in qualche modo nei fondi di un mercatino dell'usato a Genova, magari dopo essere stato appeso per anni alle pareti di casa di un ex soldato italiano assegnato alla campagna nella colonia africana.

Sognare non costa nulla ragazzi, per questo possiamo immaginare, proprio come facevamo da bambini, di trovarci coinvolti in qualche storia misteriosa scaturita dal ritrovamento di un antico e potente manufatto.
Ed anche se alla fine si tratta solo di un vecchio quadro d'ignota paternità, adesso è gelosamente custodito nel Sancta-Sanctorum della mia dimora panamense, dall'altra parte del globo, proprio come l'Arca dell'alleanza del Re Salomone si suppone sia custodita da immemore tempo in quello della chiesa di Santa Maria di Sion, nella città sacra di Aksum.
Proprio in Etiopia.


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Sort:  

Un enigmatico dipinto che ben si adatta a te, che gli enigmi li ami parecchio, da quello che ho letto :)

A volte mi capita di provare le stesse sensazioni quando vado nella soffitta che fu di mia nonna, un luogo pieno zeppo di cianfrusaglie in cui mi sento un pirata a caccia di oggetti preziosi, a caccia di storie. Una volta, ho trovato una cassapanca, con mia zia e mia madre abbiamo deciso di aprirla e abbiamo scoperto che era davvero un tesoro: piena zeppa di attrezzi per un ospedale da campo risalente alla seconda guerra mondiale, praticamente intatta, con le garze, gli strumenti per il primo intervento, gli aghi, scatole di tutte le dimensioni contenenti piccoli oggetti sconosciuti. Insomma, ho trovato un tesoro raro, purtroppo legato a un periodo storico molto triste, ma comunque testimonianza della storia vissuta nelle nostre campagne. E, questo mi ha in qualche modo rasserenata, il fatto che fosse intonsa significa anche che non sia mai servita, quindi probabilmente nelle immediate vicinanze del paese dove vivevano i miei nonni, non ci furono grandi azioni di guerra o molti feriti...

A volte mi sembra di violare le memorie di una persona, quando sono in un negozio di antiquariato (o dell'usato), come se dovessi chiedere il permesso a qualcuno, prima di toccare o acquistare un oggetto, quindi capisco perfettamente quella sensazione di "romantico tuffo nel passato". E se beccassi un Horcrux? Dovrei chiedere il permesso a Voldemort? :D

Wow che commento lungo, praticamente la "Cassapanca misteriosa". Il sequel del mio post ;) Beh sì, hai capito perfettamente lo spirito di questa piccola avventura... Chissà che emozione il ritrovamento della cassapanca! Avrei voluto esserci anch'io in quella soffitta. Chiamami la prossima volta! Hai anche ragione sul mio quadro, è piuttosto enigmatico. E probabilmente l'ho amato da subito proprio per questo motivo. Vorrei conoscere tutto sulla sua storia e invece non ne so praticamente nulla. In quanto al riferimento a Harry Potter, in questo momento non ricordo esattamente cos'è l'horcrux. Mi informo subito in diretta, un attimo... Ah ok! Ora ricordo sì... Beh se in quel coso lì c'è dentro Voldemort, mi sa che è meglio lasciarlo dov'è esattamente come la macchina per fare la pasta! :D

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Al prossimo ritrovamento, blocco i lavori di scoperta e ti chiamo in causa in qualità di enigmista esperto, promesso! E niente Voldemort, al massimo troviamo i calzini di Dobby dalle mie parti, sono finiti i tempi delle cassapanche misteriose, ahimè!

Chi è dobby? I tempi delle cassapanche quali erano esattamente?

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Ahaha, scusami, sono una ex malata di Harry Potter & Co.
Dobby è un personaggio della saga del maghetto, un elfo domestico brutto ma buono che viene liberato con un calzino usato dal suo ex malefico padrone.

I tempi delle cassapanche erano quelli in cui avevo accesso alla soffitta della nonna, ora non più! Ma ci saranno nuovi tempi e nuovi oggetti, non demoralizzarti caro enigmista, troveremo un bel tesoro prima o poi!

Ah ok, ora ricordo anche chi è Dobby! Non ho mai letto i libri ma ho visto tutti i film. Molto carini, ma non sono un grandissimo fan di Harry Potter, come puoi ben vedere... :)

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Post a dir poco eccezionale, bene esposto e dalla narrazione gradevole. Vicino a dove lavoro esiste da anni un Mercatino dell'usato che vive proprio con lo stesso metodo da te descritto: alcuni dipendenti vanno in loco, svuotano cantine e garage a titolo gratuito e in cambio della cessione di tutto quanto venga ritrovato.
Tra mille cianfrusaglie che comunque fa piacere visionare, ho trovato diverse pellicole super8 private, risalenti agli anni sessanta, con protagonisti bambini che oggi avranno sui sessanta anni. Alla cifra simbolica di 2 euro a pellicola, me ne impossessavo e colto dalla curiosità, visionavo tali pellicole con il mio fido proiettore Super8 riadattato per i riversaggi in digitale. Ma uno degli affari piu clamorosi che ho fatto fu quando mi imbattei in una vecchissima bottiglia di Vino degli anni 70 con l etichetta "edizione limitata" una foto di renato zero con il nome del tour "Zerolandia". Tutta piena di polvere ma con l etichetta integra.La presi per 5 euro, la rimisi in vendita su Ebay il cui vincitore dell'asta se la aggiudico' per ben 238 euro!!

Grazie carissimo... E complimenti per la mossa Renato Zero! ;) E anche per i super 8 digitalizzati...

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Wow! Che bell' oggetto!!! Hai fatto bene a portarlo via con te, buona scelta!! :-D

Vero!? :) sì è troppo figo... Ti svelo un segreto: ci sto scrivendo su un mini romanzo in collaborazione con un altro utente di SPI. Siamo appena all'inizio, ci vorrà tanto tempo ancora, ma vediamo di farcela il prima possibile!

Wow! Super idea!!!! Sono giá curiosa :-D

Gradevolissimo post davvero, che fa riassaporare e riaffiorare ricordi lontani, grazie alla tua sapiente esposizione e puntualizzazione del tuo racconto, nostalgico ma estremamente piacevole, complimenti

Grazie mad! Mi è piaciuto tanto scrivere questo post e mi fa tanto piacere che ti sia piaciuto!

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Ovviamente mi ha incuriosito enormemente... dopo qualche ricerca, ad intuito, secondo me sei sulla strada giusta. Hai mai sentito parlare di Lalibela, re santo etiope che volle fondare la nuova Gerusalemme? Ecco qualche link con immagini che lo ritraggono, e guarda la corona... anche il fazzoletto, ma onestamente non so se quello semplicemente sia un simbolo di qualcosa (tipo nobiltà o simili... andrebbe studiato). http://epicworldhistory.blogspot.com/2013/07/lalibela-ethiopian-king.html
http://www.francescoteruggi.com/index.php/cose/12-cose/111-lalibela-la-croce-e-il-sador

Lalibela! Sì che ne avevo sentito parlare, ma ammetto che avevo dimenticato completamente la sua figura! Fantastico, adoro... Grazie Heidi!! Fra l'altro sembra essere proprio lui, guarda come si assomigliano i due uomini! Grazie, grazie ancora!

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Poi i riferimenti ai templari e a Gerolamo CARDANO... Niente succede per caso in questa vita!

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Hello @itegoarcanadei, thank you for sharing this creative work! We just stopped by to say that you've been upvoted by the @creativecrypto magazine. The Creative Crypto is all about art on the blockchain and learning from creatives like you. Looking forward to crossing paths again soon. Steem on!

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