La lotta al bullismo nella società del darwinismo sociale

L'immagine è tratta da pixabay ed è liberamente utilizzabile

Anche quest'anno il sette Febbraio si celebra la giornata contro il bullismo ed il cyberbullismo. Senza dubbio si tratta di un'iniziativa commendevole e importante contro un fenomeno sociale gravissimo che colpisce un numero imprecisato di giovani soprattutto nelle scuole.

Un fenomeno, è sempre bene ricordarlo, che non si sostanzia nei soli atti di violenza fisica e psicologica ma anche nell'isolamento sociale che la vittima deve subire nel suo ambiente a causa di chi, come si usa dire, "volta la faccia dall'altra parte". Una condotta questa dell'isolamento sociale che viene attuata dai cosiddetti gregari e che, da un lato, nutre e aizza la volontà di continuare a perpetrare le condotte violente da parte del bullo e che, dall'altro lato amplifica la sofferenza psicologica della vittima.

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Sensibilizzare e combattere questo fenomeno dalle gravi ricadute anche sociali è dunque giusto e degno di sostegno. Ma qualcosa stride profondamente anche se è difficile afferrare l'incongruenza. Bisogna alzare lo sguardo e contestualizzare per capire.

La nostra società è quella del darwinismo sociale, dell'eccellenza (o presunta tale) da raggiungere con tutti i mezzi, della glorificazione del forte contro il debole. La tanto decantata meritocrazia non è nient'altro che una lotta di tutti contro tutti per primeggiare, per raggiungere la tanto agognata vetta. Tutto è concesso per raggiungere l'obbiettivo della carriera che porta a modelli di consumo e stili di vita da vincente: colpi bassi, cattiverie, servilismo verso il potente e sgambetti e trappoloni verso il proprio pari o il più debole. Non è forse questo il bullismo degli adulti? Un bullismo non solo permesso ma socialmente accettato ed incentivato nel segno della massima homo homini lupus.

E come si può pretendere in questo contesto sociale che i giovani non usino la scuola, e qualunque altro spazio sociale, per imparare ed esercitare tutte quelle strategie che li renderanno vincenti nella società degli adulti?

Ecco, quello che voglio dire, è che nella nostra società la giusta battaglia contro il fenomeno giovanile del bullismo è ammantata di una buona dose di ipocrisia. O peggio ancora fa emergere una scissione tra quello che vorremmo essere e quello che in realtà siamo. Riflettere sul contesto mi pare quanto mai necessario, altrimenti le giornate dedicate - dove tutti fanno sfoggio di buone intenzioni - servono davvero a poco. Se non ad insegnare ai giovani la sottile arte dell'indossare la maschera.