La crisi economica ai tempi della peste

in #ita4 years ago (edited)

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L'immagine è tratta da pixabay ed è liberamente utilizzabile

"Gli antichi hanno battezzato «peste» un cataclisma fisico, politico e mentale che affligge l'insieme di una società. Questa malattia mortale inaugura l'Iliade di Omero, riappare nella Tebe di Eschilo, nell'Atene di Tucidide e nell'Italia di Lucrezio. Il Rinascimento, con Boccaccio, Margherita di Navarra e infine Shakespeare, la evoca di nuovo come elemento fondatore in cui la letteratura esplora nuovi modi di esistere e di resistere, mentre il vecchio universo crolla senza speranza di ritorno."

André Glucksmann (*)

La situazione economica mondiale già prima che scoppiasse l'epidemia del coronavirus in Cina non era per nulla florida. Anni di guerra commerciale tra Cina e USA, a causa dell'imposizione di fortissimi dazi sui beni importati, hanno messo a dura prova la crescita mondiale. Tutto questo nonostante i continui tentativi da parte delle banche centrali e di molti governi di stimolare l'economia con continue iniezioni di liquidità e con sgravi fiscali per aumentare la domanda di beni e servizi. Ma qualcosa deve essere andato storto.

Il dato sicuramente più eclatante è quello del Giappone che nell'ultimo quadrimestre del 2019 ha visto una decrescita del pil (sul trimestre precedente) di un devastante -6,3%.

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Lo screenshot è di mia proprietà

Un dato, questo, che attesta inoppugnabilmente come mestamente ci stiamo avviando verso una fase recessiva; cosa peraltro confermata dai dati di oggi sulle vendite di automobili in EU a Gennaio con un -7,4% a livello continentale. Non parliamo poi dei continui annunci sui futuri tagli agli investimenti un po' in tutto il mondo: per esempio il Qatar ha appena annunciato che ridurrà gli investimenti sui suoi giacimenti di gas a causa della minor domanda e del conseguente crollo del prezzo. Come dicono gli economisti il prezzo e gli investimenti dell'energia sono un drive, ovvero un sintomo anticipatore, perchè qualunque cosa per essere prodotta ha bisogno di energia.

Come se non bastasse, a questa situazione già di per sé difficile, si è aggiunta la crisi del coronavirus. E mica in una nazione come un'altra, ma in quella Cina che è la fabbrica del mondo. Intere province (e in Cina una provincia ha una popolazione pari a quella dell'intera Italia) in quarantena e militarizzate con uffici e fabbriche chiuse e con le persone impossibilitate ad uscire e conseguentemente anche a comperare. Una crisi dunque, come si può capire che colpisce sia dal lato dell'offerta che dal lato della domanda. Possiamo solo sperare che non si allarghi ad altri stati come il Giappone, che è un altra colonna portante (sebbene già in crisi) della crescita mondiale.

Il panorama che ho velocemente tratteggiato è a tinte fosche, foschissime. Eppure la storia dell'Umanità ci ha insegnato che crisi, di per sé, significa già rinascita, scoperta di nuove forme di socialità e di produzione/scambio più adatte alla situazione contingente. Questo decennio degli anni '20 del duemila si è presentato con il botto fin dal suo inizio e sarà probabilmente (o almeno spero), un epoca di grande trasformazione. Un epoca, quella della globalizzazione e del profitto a tutti i costi si sta chiudendo. Non la rimpiangeremo. Starà a noi trovare un sistema più equilibrato e più rispettoso della persona e della natura. L'unica cosa da combattere è la spinta alla conservazione di chi farà di tutto per mantenere un sistema che, a mio modo di vedere, si è dimostrato ampiamente fallimentare.

(*) André Glucksmann, Compito del filosofo scavare il vuoto sotto le certezze, Corriere della Sera 2 Ottobre 2009

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Articolo molto interessante in cui hai accompagnato le tue parole con dati statistici sotto gli occhi di tutti (tutti quelli interessati a informarsi).

Hai accostato la parola crisi e storia in un modo particolare.
Non sarò esperto quanto te ma ho studiato abbastanza e soprattutto l'ho fatto con piacere, per cui tante cose sono rimaste impresse.

La cosa che più mi fa pensare è il fatto che le cosiddette crisi passate non siano mai durate tanto quanto questa (visto che ormai si parla di crisi dal 2006/2008),per cui sono giunto a una conclusione azzardata: non stiamo affrontando una crisi, questo è semplicemente il nuovo scenario economico a cui non siamo ancora stati in grado di adeguarci.

Le crisi passate sono sfociate in guerre o grossissimi eventi macroeconomici dopo pochi anni, proprio perché la situazione dopo un po' diventa insostenibile e bisogna smuoverla.

Invece nella crisi attuale sembra che si stia cercando di guadagnare più tempo possibile, gli anni passano ma la situazione non si smuove.

Come dici tu, le banche continuano a immettere liquidità per mantenere una soglia di galleggiamento ma, purtroppo, penso che alla lunga questo ci causerà più danni che benefici.

Spero di sbagliarmi perché a differenza tua la mia visione non è tanto ottimistica, so solo che è da un bel po' che ho smesso di parlare di crisi proprio perché reputo che, senza un grosso evento macroeconomico che smuova la situazione, la situazione attuale andrà avanti per anni e anni ancora.

I agree with you.
Analisi puntuale.

Ottimo articolo, hai fatto una fotografia precisa e condivisibile della situazione attuale e mi piace anche la positività con cui hai terminato il post che non deve mai mancare.
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