Death Zone

Oggi vi vorrei parlare di un fenomeno molto pericoloso, come le zone morte presenti sulla Terra.
Siamo abituati a pensare al nostro pianeta come a un posto meraviglioso pieno di vita, di esseri umani, animali e piante di ogni genere; purtroppo negli ultimi anni siamo di fronte alla crescita esponenziale di zone senza ossigeno, migliaia di km di oceani, causato dall'azione dell'uomo, dall'inquinamento e dai cambiamenti climatici.
Dal 1950 a oggi queste zone sono quintuplicate, e quello che ha messo in allarme scienziati e ricercatori di ogni dove , è il rischio di un fenomeno irreversibile.

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L'UNESCO di recente ha creato una task force di scienziati, con a capo la dottoressa Denis Greintburg , con lo scopo di monitorare la situazione attuale, individuare le cause reali e i rischi futuri ma soprattutto trovare delle soluzioni efficaci per ridimensionare il problema.
Secondo la Global Oxygen Network che ha pubblicato gli esiti della ricerca sulla nota rivista scientifica Science

Le cause di questa catastrofe sono l'innalzamento della temperatura atmosferica, dovuta all'immissione dei gas Serra,
e la contaminazione provocata da acque reflue e deflusso agricolo.
la biogeochimica oceanica è in trasformazione e il consumo di ossigeno è sempre maggiore, tutte condizioni insostenibili che possono provocare il collasso dell'ecosistema, provocando danni sociali e economici.

Per rendere meglio l'idea della gravità del problema, ho voluto prendere e analizzare due situazioni tra le più gravi, Il Golfo del Messico e il Golfo di Oman.

IL GOLFO DEL MESSICO
La situazione nel Golfo del Messico, è una delle più spaventose in assoluto. Oltre 14 mila chilometri quadrati di acque morte, prive completamente di ossigeno, dove non vi può essere vita.
Il NOAA ( National Oceanic and Atmospheric Administration), continua ad analizzare e osservare da oltre 30 anni l’evolversi del fenomeno, cercando di intervenire e porre rimedio.
Secondo l’Agenzia federale statunitense, le cause sono da ricercare negli enormi quantitativi di sostanze inquinanti provenienti dalle industrie agricole, che attraverso le acque reflue, si riversano in mare.

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Queste acque cariche di sostanze azotate, provocano l’esplosione delle alghe, che marcendo, mettendo in atto la reazione dei batteri che le degradano.
Questo iter, richiede una grande quantità di ossigeno, che svuota completamente il mare del suo elemento primario, fondamentale per la vita della fauna e di tutti gli esseri viventi.
Come sempre l’uomo è causa del degrado ambientale e sta mettendo a repentaglio la sua stessa esistenza, trasformando l’ecosistema che lo circonda e dando vita a una miriade di conseguenze gravissime.
Rimedi per invertire il trend, ce ne sarebbero e sono ben noti a tutti, ma purtroppo di difficile esecuzione visto la componente economica che circonda il tutto.

Golfo di Oman
Un altra incredibile scoperta è stata fatta in questo Mare Arabico, una zona grande quanto tutta la scozia risulta completamente priva di ossigeno e quindi ritenuta morta.
In questo caso lo studio è stato effettuato dall’università delle Est Anglia (UEA), reputata tra le migliori 15 Università UK, e tra le 200 migliori nel mondo.
Non con poche difficoltà, gli studiosi sono riusciti nel loro intento.
Analizzare e avere un quadro generale della situazione è stato molto difficile a causa dei continui conflitti e della pirateria presente in questa parte di mondo.
Gli studiosi hanno messo a punto una strategia innovativa, inviando in queste acque dei piccoli robot sottomarini, Seagliders.
Questi robot in grado di percorrere grandissime distanze e di raggiungere le estreme profondità marine, hanno monitorato per oltre 8 mesi le acque del Golfo di Oman, inviando tramite satelliti i dati riguardanti l’ossigeno e la presenza dei vari gas.

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I risultati sono stati sconfortanti, le cause ancora una volta sono:
Il cambiamento climatico
Il riversamento nelle acque reflue di fertilizzanti e altre sostanze inquinanti.

Il problema non è solo per la morte dei mari, ma anche per tutto l’ecosistema che gravita attorno, influenzando la pesca, il turismo ecc ecc.
Le soluzioni sono sempre le stesse, oltre alla speranza che le correnti marine possano smuovere la situazione, ridistribuendo l’ossigeno.

FONTI:

1. http://www.unesco.org/new/en/natural-sciences/ioc-oceans/sections-and-programmes/ocean-sciences/global-ocean-oxygen-network/
2. Declining oxygen in the global ocean and coastal waters; Science 05 Jan 2018:
   Vol. 359, Issue 6371, eaam7240. http://science.sciencemag.org/content/359/6371/eaam7240
3. NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), http://www.nws.noaa.gov/om/marine/gulf.htm.
4. Università Est Anglia, https://www.uea.ac.uk/

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