Guidare una Formula 1 - Parte 1

“Quelle auto si guidano sole”

“Il pilota non conta più”

“Vince solo chi ha la macchina migliore”

“Potrei guidarle pure io”

Tutti abbiamo sentito queste esclamazioni almeno una volta da un amico o al bar.
Forse tutti, qualche volta, l’abbiamo anche pensato.

Ma siamo sicuri che la percezione trasmessa dalla TV corrisponda al dato reale?

[CC0 Creative Commons - Immagine priva di copyright]

Per farci un’idea una vettura da Formula 1, dati alla mano:

• Eroga circa 1000 Cv
• Va da 0 a 100 in 2,3’’
• Va da 0 a 200 in 5’’
• Va da 0 a 300 in 11’’
• Raggiunge i 348 Km/h
• Gira in pista ad una velocità media di 240Km/h
• La forza trasversale generata in curva raggiunge i 4,5 g

I cavalli fanno impressione, specie se si considera che vengono generati per buona parte da un motore 1600 cm³ che beneficia del surplus di potenza offerto da un motore elettrico.

Un pilota di Formula 1 in frenata, senza le cinture dovrebbe resistere ad una forza di circa 300kg per non volare via dall’auto e persino la semplice decelerazione è simile a quella che nelle nostre auto subiamo durante una brusca frenata, solo che loro decelerano un migliaio di volte in ogni GP. Per schiacciare il pedale del freno servono circa 140kg di spinta, praticamente un peso da culturista di un certo livello e riescono a farlo solo grazie alla decelerazione e alla spinta di cui parlavo sopra.
I piloti inoltre, perdono circa 2kg ad ogni gara a causa dello Stress e dello sforzo fisico, a tal proposito si stima che i battiti medi in gara si aggirino intorno ai 130 bpm.

A tutto questo va aggiunto che l’evoluzione tecnologica, che sicuramente ha reso più docili sotto certi aspetti le vetture, ha anche reso la loro gestione simile a quella di uno Space Shuttle e negli ultimi anni non mancano esempi di piloti in preda al panico perché non sapevano più che tasti premere.
Il volante in tal senso, vero capolavoro ingegneristico, permette il controllo totale della macchina avendo un tasto e una “levetta” praticamente per tutto.
Il pilota in gara, ed a velocità a cui generalmente noi iniziamo a rivolgerci a qualcuno “più in alto”, regola la mappatura della centralina, la frenata di ogni singola ruota, la pompa della benzina, le marce, il cambio, il diverso rapporto del differenziale, utilizza il DRS e se proprio non ha nulla da fare controlla il display per vedere tempi e distacchi.

Se nemmeno questo riuscisse a impressionare, le auto da F1, generano una deportanza talmente elevata che potrebbero, per assurdo, camminare a testa in giù attaccate ad un ipotetico soffitto e questa incredibile forza è probabilmente il fenomeno che più, per un comune pilota, richiede un completo reset del cervello prima di mettersi alla guida. Diversamente da ciò che accade sulle nostre auto, dove il limite è rappresentato dalla massima velocità, in F1 vi è anche un minimo di velocità alla quale è possibile affrontare le curve, diversamente l’auto non ha aderenza.
La frenata che da 300 km/h a 0 avviene in 3 secondi va fatta talmente poco prima della curva che la maggior parte dei piloti professionisti, che per la prima volta si mettono alla guida di una F1, non riesce mai a capire finendo fuori pista a causa della bassa velocità o fermandosi senza nemmeno essere arrivati alla curva.

Alla luce di tutto questo probabilmente non è così facile come sembra e viste le capacità richieste non è difficile comprendere perché i piloti siano considerati anche atleti.

E poi vogliamo parlare del mezzo secondo rifilato dalle Ferrari alle Mercedes poco fa?