Due su due.

Sono stata figlia unica fino all’età di sette anni. Ero anche l’unica nipote e questo significava avere le attenzioni tutte su di me, ero al centro di tutto. Ed io me ne beavo.
Fino a quando mia madre non mi annunciò l’arrivo di un fratellino. Ero una bambina buona e tranquilla e accolsi la notizia con gioia. Vedevo mia madre lievitare come un pan di spagna mese dopo mese sempre di più fino ad iniziare a sospettare che ne uscissero due o tre di fratelli.

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Mio fratello nacque tre giorni dopo la mia data di nascita, eravamo tutte e due gemelli quindi, e pesò esattamente 4,2 Kg. Già il peso mi avrebbe dovuto mettere in guardia sul suo essere ingombrante.
Era sempre affamato, prosciugava letteralmente mia madre e sembrava che in casa fosse passato un uragano. Urla sovrumane avevano preso il posto della pace che ricordavo con una punta di nostalgia.
E cresceva a vista d’occhio.
Io nel frattempo non soffrivo d’invidia o gelosia, cercavo solo di sfuggire e cercavo la quiete a casa dei miei nonni.
Capriccioso e manesco, cercavo di evitarlo perché nel giro di qualche anno ero diventata il suo bersaglio preferito e io che ovviamente non mi sapevo difendere le prendevo di santa ragione. Era un piccolo bullo.

Mia madre ebbe l’idea malsana di farci festeggiare i compleanni insieme fino ai miei 14 anni: “Ma si è un’ottima idea, visto che tra voi due passano soltanto 3 giorni facciamo una grande festa unica”, ovviamente che avessimo sette anni di differenza era solo un trascurabile dettaglio per lei.
Ricordo i miei compleanni con gli amici di mio fratello, bambini urlanti mentre io mi affacciavo all’adolescenza. Ricordo in particolare le mamme dei compagni di mio fratello che ovviamente rimanevano per controllarli, a detta loro. Perché “fare salotto” suonava troppo spudorato e onesto.
Fino a quando non mi sono ribellata. L’ultimo compleanno che abbiamo passato insieme me lo fece ricordare. Al momento della torta, appena finito il coro dei "Tanti Auguri", mi mollò un sonoro ceffone così senza motivo e da lì chiusi ufficialmente l’idea dei compleanni insieme.
Mia madre ancora adesso mi dice: “Ma tu non capivi, le sue erano dimostrazioni d’affetto”, che erano dolorose questo però pare averlo rimosso, l’esagerata sono io (PURE).

Il mio caro e amorevole fratellino aveva sempre energia a palate doveva sempre fare qualcosa, era sempre carico come un fucile a canne mozze, H24, 365 giorni l’anno compresi i giorni festivi. Io andavo in giro con un libro sottobraccio con cui trascorrevo le mie ore libere, lui trattori, costruzioni e macchinetta elettrica con cui sfondava le porte di casa, manco guidasse un bulldozer.

Quando ho compiuto 18 anni lui aveva dei simpaticissimi capelli a spazzola, un paio d’occhiali rettangolari e uno sguardo da killer.
Finalmente, quando stavo per mollare e accettare che avrei avuto un fratello bandito, qualcosa cambiò.

I suoi lineamenti si addolcirono, la sua energia si placò, i capelli si abbassarono e si ammorbidirono ed iniziò un timido dialogo tra di noi.
Siamo sempre stati il giorno e la notte: io lettrice lui giocatore di play accanito, io studiosa lui arrivava alla sufficienza e superava l’anno sempre per il rotto della cuffia, ci faceva stare sempre con il brivido dell’incertezza fino all’ultimo giorno di scuola. Io costante in qualsiasi cosa facessi lui mollava il giorno dopo.
Io curiosa di scoprire tutto e di viaggiare, di fare più esperienze possibili, lui chiuso a riccio in una sorta di torpore. Non si è mai allontanato di casa per più di 50 chilometri e per il momento gli sta bene così. Inconcepibile per me, visto che appena ritorno da un viaggio programmo mentalmente già il prossimo, la curiosità mi corrode quasi.
Con il tempo, nonostante le evidenti differenze, abbiamo iniziato ad accettarci nella nostra diversità e abbiamo trovato un equilibrio.

Io sono diventata una persona affamata di vita e di esperienze, prendo tutto sul serio e di petto, organizzata al minuto e non lascio niente al caso. Lunatica e diffidente per natura.
Lui molto buono e paziente, con le sue abitudini e con la sua cerchia di amici stretti che sono dei veri e propri pilastri. E sempre con il sorriso sulla faccia lui.
Ho capito cosa significa avere un fratello, sapere che c’è qualcuno con cui sei cresciuto insieme che ha il tuo stesso sangue, i tuoi stessi lineamenti, i tuoi colori. Cosi simili nell’aspetto così diversi in tutto il resto.

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Gli auguro di cambiare, di aprirsi alle novità, di sconfiggere quel mostro che si è insidiato in lui in modo lento e inesorabile e che gli impedisce di uscire dal guscio, gli preclude tante cose e gli fa vivere una vita a metà. Vorrei trasmettergli almeno la metà della mia fame di tutto, perché a 20 anni non è giusto che la paura gli impedisca di vivere, non è giusto bruciare gli anni più belli della sua vita.
Gli auguro di essere forte, di non scappare sempre alla prima difficoltà ma di affrontarla di petto e di superarla.
Gli auguro di prendere posizione nella vita e di affrontarne le conseguenze a testa alta.
Gli auguro di amare e di essere amato perché l’amore cambia il modo di guardare come cantava Ligabue in una canzone.
Gli auguro il meglio dalla vita perché se lo merita.
Gli auguro di lasciarsi andare e di essere felice.

“Che comunque vada mio fratello ci sarà” come dicevano gli Articolo 31 con la loro “Due su due”.

Ed io farò lo stesso per lui.

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