Il luogo in cui viviamo può renderci migliori (o peggiori)?

in #ita6 years ago (edited)

Immaginate di prendere una macchina nuova (no, tranquilli, non la vostra), guidarla per qualche chilometro e poi abbandonarla sul ciglio di una strada; probabilmente un'idea del genere vi sembrerà talmente strana da indurvi a domandare: perché mai qualcuno dovrebbe compiere un'azione simile, lasciando incustodita un'auto senza sapere cosa potrebbe accaderle?

Per trovare la risposta dobbiamo tornare indietro di quasi cinquant'anni, quando il Professor Philip Zimbardo, lo stesso dell'esperimento carcerario di Stanford, decise di eseguire un altro esperimento sociale.


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CC0 Creative Commons - Pixabay

L'esperimento delle auto abbandonate

Nel 1969 presso l'Università di Stanford, Zimbardo e il suo team di ricercatori elaborarono un esperimento[1]: abbandonare due auto perfettamente identiche in due luoghi completamente diversi: la prima nel Bronx, un quartiere degradato di New York, e la seconda a Palo Alto, un elegante zona residenziale della California.

Ad entrambe le macchine fu svitata la targa e lasciato il cofano aperto: mentre quella nel Bronx fu depredata di alcuni componenti meccanici pochi minuti dopo l'abbandono e successivamente distrutta dai vandali nel giro di ventiquattro ore, quella in California resistette una settimana senza essere praticamente sfiorata.

Questo lascerebbe presagire qualcosa di abbastanza ovvio: le condizioni sociali dei luoghi nei quali si svolgono determinati fatti, influenzano in maniera drastica l'andamento degli stessi.

I ricercatori però, non convinti del tutto da questa deduzione, vollero introdurre un nuovo elemento: presero una mazza da baseball e mandarono in frantumi uno dei vetri dell'auto parcheggiata a Palo Alto.

I risultati furono alquanto sconvolgenti: l'incuria trasmessa da uno dei finestrini rotti unitamente all'abbassamento del senso di civiltà e decoro, scatenarono comportamenti di tipo vandalico anche negli abitanti di quest'ultima zona, sebbene fosse abitata per lo più da persone dall'aspetto elegante e rispettabile.

In altri termini non era stata la condizione sociale il principale effetto scatenante, ma i bassi livelli di rispetto per la comunità e di civiltà, che un'auto in quelle condizioni sembrava rappresentare.

Era stata cambiata la percezione della comunità con un semplice elemento degradante, e il team di Stanford capì subito l'importanza di una scoperta del genere a livello di psicologia delle masse.

La teoria delle finestre rotte

Pochi anni più tardi, nel 1982, James Q. Wilson e George L. Kelling, professori alla Harward University, rilasciarono un articolo accademico[1] ispirato all'esperimento realizzato da Zimbardo.

I due ricercatori fecero notare come un palazzo con evidenti segni di degrado, quali finestre o porte rotte, scritte sui muri e altri elementi di inciviltà, registri l'inevitabile tendenza al vandalismo della popolazione circostante. Secondo lo studio, una condizione del genere inoltre avrebbe portato con tutta probabilità ad un aumento di gesti dalla portata anti-sociale, come l'occupazione abusiva o l'appiccamento di incendi.


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CC0 Creative Commons - Pixabay

Posero poi i lettori di fonte ad un ulteriore esempio, immaginando una strada pubblica sulla quale venissero abbandonati dei rifiuti: come si comporterebbe la folla messa di fronte ad un tale livello di incuria? E' più facile che reagisca o che si adegui allo stato delle cose, aumentandone il degrado con l'abbandono di ulteriore spazzatura? Per quanto desolante possa sembrare, giunsero alla conclusione che la seconda ipotesi risultasse decisamente quella più plausibile.

Da quelle sconcertanti osservazioni però, lo stesso Kelling, insieme alla collega Catharine Coles, scoprirono che la teoria poteva essere applicata, in un ottica contraria, anche a vantaggio della collettività.
Nel libro Fixing broken windows[2], sostennero che se graffiti, finestre rotte e altri segni di incuria tendevano a scatenare comportamenti vandalici, doveva essere altrettanto vero il contrario: una particolare cura dei luoghi, con riparazioni immediate e una pulizia accurata delle parti comuni, avrebbero dovuto prevenire comportamenti sconvenienti per la società.

David L. Gunn, uno dei più assidui seguaci di Kelling, fu il primo ad applicare questi concetti: da presidente della Transit Authority di New York, carica che ricoprì per sei anni a partire dal 1984[3], intraprese una battaglia contro la cancellazione dei graffiti dai muri di New York[4]; un piccolo gesto di civiltà avrebbe condotto ad un aumento del senso civico?

La teoria applicata alla sicurezza: il modello New York

Il 1 Gennaio 1994, all'età di quasi cinquant'anni, diviene sindaco della Grande Mela un avvocato di Brooklyn di origini italiane, Rudolph Giuliani.

A lui è dovuta l'applicazione della teoria sulla tolleranza zero nei confronti dei piccoli crimini che influenzavano in negativo la percezione della qualità della vita: vennero istituiti controlli capillari sull'evasione del biglietto in metropolitana, il bighellonaggio e i graffiti; Si contrastò decisamente l'allora fastidioso fenomeno dei lavavetri ai semafori e la possibilità di consumare bevande alcoliche per strada.


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Questi piccoli accorgimenti portarono una decisa diminuzione, oltre che della microcriminalità, anche dei reati maggiori: il tasso di criminalità scese significativamente dopo poco tempo e continuò ad essere costantemente in calo per i successivi dieci anni.

Oltre alla sicurezza dei residenti ne beneficiarono altri settori, come quello turistico e immobiliare: la città, percepita una volta come insicura e pericolosa, aveva lasciato il posto ad un nuovo agglomerato di persone, ordinato e rispettoso delle regole. I turisti nella Grande Mela aumentarono sensibilmente e il valore degli immobili crebbe in maniera esponenziale.

Politiche simili furono tenute negli anni successivi anche ad Albuquerque nel New Mexico e nella città di Lowell, nel Massachusetts, mentre un esperimento analogo tenuto a Groningen dal team del Professor Kees Keiser[5], confermò la validità delle conclusioni raggiunte dagli studi precedenti.

Broken Windows nella vita di tutti i giorni

Ma una teoria tanto valida e dai risultati così incoraggianti può essere applicata da tutti noi nella vita di ogni giorno? Partendo da piccoli miglioramenti, si potrebbe arrivare a dei grandi cambiamenti:

  • Si possono indurre i figli a comportarsi educatamente, partendo dall'obbligo di tenere in ordine la cameretta?

  • Si può migliorare il rendimento scolastico obbligando gli studenti ad un abbigliamento decoroso?

  • E' possibile reprimere gli spregevoli atti di bullismo accaduti nelle scuole, partendo dal vietare le urla nei corridoi o il ricorso alle parolacce?

Sebbene le esperienze precedenti ci inducano a rispondere in maniera affermativa, allo stato attuale delle conoscenze non possiamo averne la certezza.

Ma lasciatemi affermare però che, molto probabilmente, ne varrebbe la pena provare...


Fonti

[1]http://www.lantm.lth.se/fileadmin/fastighetsvetenskap/utbildning/Fastighetsvaerderingssystem/BrokenWindowTheory.pdf

[2] G. L. Kelling, C. M. Coles - Fixing Broken Windows: Restoring Order and Reducing Crime in our Communities, New York: Martin Kessler Books (The Free Press), 1996.

[3] https://www.nytimes.com/1984/01/12/nyregion/man-in-the-news-new-president-of-the-city-transit-authority-david-lawrence-gunn.html

[4] https://harvardmagazine.com/2002/11/working-on-the-railroad.html

[5] https://www.rug.nl/staff/e.m.steg/keizerlindenbergstegdisorder.pdf

Sort:  

Davvero molto interessanti questi esperimenti.
L'interrogativo finale...mi lascia un pò dubbioso.
O almeno...concordo valga la pena provare, ma non sarei neanche sicuro di proporre metodi alternativi validi...

si, lasciano dubbioso anche me :) però pare per esempio che il motivo della divisa in alcune high-school americane fondamentalmente sia anche questo... partire dal decoro per sviluppare tutte le altre virtù di un bravo studente. Grazie del passaggio e del commento!

Molto interessanti tutti gli esempi che hai ottimamente proposto, ho seguito con attenzione tutti i discorsi e concordo con le conclusioni che hai riportato.
Sulla tua ultima domanda si potrebbe tranquillamente provare, per il punto in cui siamo arrivati ogni strumento può fare qualcosa al riguardo, probabilmente siamo arrivati a toccare quasi il fondo, e risalire non è poi così difficile in questa situazione.
Eccellente post, e complimenti per il Post.IT!!!

ciao, ti ringrazio per il commento. Penso che tu abbia ragione, in alcune scuole USA pare già stiano adottando sistemi simili con buoni risultati, chissà che non possa servire anche da noi :)

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