Supercazzole - Minniti e la segreteria del PDsteemCreated with Sketch.

in #ita6 years ago

Il PD si prepara alle primarie, grande notizia se amate le serie che trattano di seduzioni e tradimenti a corte, perché è esattamente quello che succederà nei prossimi mesi nella nuova stagione del Partito Democratico.

L'ultimo finale di stagione ci ha lasciato con Renzi Lannister costretto ad abbandonare il trono dopo una rivolta popolare che ha trascinato la sua casata al 17% ( o forse era il 18, boh). I Vandeani del nord, capeggiati da Matteo Salvini e i Vandeani del sud, capeggiati dall'ologramma di Luigi di Maio, hanno avuto la meglio e si sono presi i palazzi del potere.

Come sappiamo le elezioni del 4 marzo non hanno portato solo un cambio di vertice, rappresentato dalla coalizione gialloverde, a breve gialloblu, ma anche la presa di coscienza che il PD andasse profondamente ripensato in modo da rispondere a quell'elettorato che non si rispecchia nell'asse Lega e Cinque Stelle e che, sentendosi privo di bussola, chiede un'alternativa.

La campagna per la segreteria del PD vede Nicola Zingaretti come favorito, nome non gradito a Matteo Renzi, che pare voler rispondere con la candidatura di Marco Minniti, ex ministro dell'interno. Sono molti a credere, direi non a torto, che il piano di Renzi sia quello di contrappore a Zingaretti una personalità politicamente forte come Minniti, al fine di limitarne l'ascesa e riaffermare la propria sfera di influenza in un partito logorato dalle divisioni interne, riassumibili in renziani e anti-renziani.

E' proprio dalle divisioni interne che dobbiamo partire. Infatti la candidatura di Minniti, sotto sua stessa ammissione, potrebbe spaccare un partito che essendo già un insieme di cocci rotti compirebbe il passo successivo: autopolverizzarsi. Questo Renzi lo sa bene e non è detto che il suo obiettivo reale non sia proprio quello. In parte perché le elezioni hanno fatto alzare la testa (senza far troppa caciara) a chi non si specchiava nel renzismo, in parte perché Renzi è una personaggio di un'autoreferenzialità politica imbarazzante (si veda il referendum costituzionale) e in fondo gli interessa più il brand Renzi che il destino del PD.
Una sorta di congiura interna e la politica italiana, da quando ne abbiamo notizia, di congiure interne ne ha viste tante.
Ma analizziamo la figura di Minniti in quanto tale, senza Renzi in mezzo.

renzi-analisi.jpg

Marco Minniti


Perché non se lo filava nessuno, una breve parentesi

Marco Minniti ha operato per lungo tempo nell'ombra. Messo al ministero dell'interno per limitare gli sbarchi nell'italica penisola, da parte di un partito che pubblicamente avanzava slogan riciclati da Macron su un Europa borderless e dava del fascista a chiunque obiettasse a questa politica. Non stupisce che i risultati del suo operato sian stati taciuti per molto tempo.
Dall'altro, elogiare l'operato minnitiano, sarebbe stato un assist nei confronti di Matteo Salvini pronto a sferrare una serie di "Ipocriti!" e "Ve l'avevo detto" che il PD non aveva proprio intenzione di concedergli.

Mah, non so che dire

Per innovarsi sul serio, specie in questo periodo storico, un partito deve trovare argomenti trascurati dalle altre forze ( e ce ne sono, ce ne sono sempre ) e costruirci sopra una risposta, quantomeno un argomento che duri più di una puntata di Otto e Mezzo. I temi più in voga se li sono già presi gli altri (Europa e immigrazione), una risposta non originale rischia di essere una risposta tiepida, destinata a non durare. Il Pd sembra lontano da questo traguardo anni luce.

NB: Chi scrive non ritiene che il nuovo look di Maurizio Martina sia sufficiente a comunicare qualcosa a riguardo.

Onestamente non credo che sia una distanza imputabile all'assenza di volontà (qualcuno bravo lì dentro è sopravvissuto), semplicemente non hanno idea di che pesci prendere. Hanno perso contatto con una parte consistente della popolazione e con l'economia reale, pensare di avanzare un argomento forte per queste persone sarebbe come perdersi quattro stagioni di una serie tv e sproloquiare sui personaggi e i futuri risvolti della trama. Puoi farlo, ma rischi che nessuno ti dia retta. Bisogna fare binge watching sul passato, con le notti insonni che questo comporta.

Se volessimo dare un ipotetico ruolo a Minniti (metti che si candida e vince pure, tanto ormai è colpo di scena ogni settimana) è plausibile che la sua figura servirà per togliere a Salvini il monopolio sul tema immigrazione, avanzando per altro un personaggio con validi argomenti, un'esperienza senz'altro non irrilevante e dei risultati tangibili.
Essere l'unico partito che alza la voce sul tema migranti attribuisce alla Lega un vantaggio competitivo di non poco conto e dato che abbiamo capito che in Italia questo tema funziona vogliamo una fetta della torta. Chi è ancora scettico si ricordi che a Salvini è bastato dire dire di no alla nave Aquarius per raddoppiare il suo consenso, almeno così dicono i sondaggi.

Excipit: Make Supercazzole Great... again


Costruire significa avanzare grandi temi che sono assenti dal dialogo politico, non tentare di prendere quel che si può, tardivamente, sui temi che il dialogo politico lo dominano già da tempo.

Se Minniti dovesse effettivamente candidarsi e quanto sopra fosse sempre meno una congettura, allora il Pd vedrebbe nuovamente il suo volto renziano, quello di un partito che non è interessato a costruire, ma racimolare un po' di consenso. Il renzismo dice una cosa e si sbugiarda poco dopo, fin qui nessun problema, ci siamo abituati e non c'era bisogno di Renzi. Ciò in cui Renzi eccelle è la rapidità, il minuscolo scarto di tempo tra una supercazzola e la sua confutazione, che è a sua volta una supercazzola, s'intende.
Mi spiego: " se perdo il referendum lascio la politica " e ne cito solo uno per clemenza. In questo caso si tratterebbe di aver fatto per lungo tempo una politica sfrontatamente aperta sui migranti e poi, tadan, ti candido proprio Minniti! Eccolo lì, il brand Renzi. Supercazzole a pressione. Manco Orfini ci crede, Orfini!

Non è detto che il più coscienzioso non sia proprio Minniti e alla fine desista dalla candidatura. Inoltre è anche una persona intelligente, per questo ci penserà due volte prima di essere definito il delfino di Renzi.

Senza troppe sovrastrutture, il PD non ha ancora trovato il suo grande tema (dubito che lo farà nel breve-medio termine), è un partito clinicamente morto. Rischia di diventare la caricatura di se stesso, trasformandosi in una puntata di Sensualità a corte in chiave drammatica, sembra che cambi il costume ma poi cade la maschera e scopri che dietro c'è sempre Renato.

sensualitacorteF2.jpg

da sinistra: Matteo Renzi, la Boschi e Renato

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