Hypogeum - Cap. 1 Italian crypto fiction.

in #ita7 years ago (edited)

Hypogeum - Capitolo 1

Risveglio

Si trovava sulla metropolitana come al solito, osservava le persone una ad una, in fin dei conti era uno dei motivi per il quale viaggiava con i mezzi pubblici. La sua tessera dell'abbonamento alla metro, i vestiti comuni, l'aspetto trasandato trasmettevano l'immagine di una persona qualunque. Anche i suoi profili social erano abbastanza banali, parenti, amicizie di vecchia data, colleghi del lavoro, niente di sorprendente. Persino la sua dichiarazione dei redditi mostrava che il suo guadagno si aggirava intorno ai 20 mila dollari annuali.
Alessandro aveva un portafogli hardware contenente la bellezza di 3251 Bitcoin, ogni tanto per puro divertimento controllava il loro valore in dollari, era un multi milionario.

Viveva due vite separate, in una era il tipico americano medio, nell'altra era un nickname su internet. Attraverso il trading, il mining, e altre attività aveva accumulato una grande quantità di bitcoin che teneva ben custoditi. Non portava mai il suo portafogli hardware con sé, sapeva che la sua casa, le sue tasche e qualsiasi altro posto che frequentava assiduamente erano tutti non sicuri, così aveva nascosto il suo portafogli in un posto isolato a cui accedeva raramente per trasferire i fondi accumulati.

Osservare la gente sulla metropolitana gli dava uno strano piacere, ogni volta sceglieva una persona in particolare e la osservava attentamente senza farsi notare. Gli piaceva analizzare l'aspetto esteriore, sapendo che come nel suo caso l'aspetto poteva mentire palesemente su chi il soggetto fosse realmente. Quel giorno si era concentrato su una ragazza; occhi verdi, alta poco meno di lui, capelli castani lunghi, fisico atletico, indossava un vestito con tema a fiori che ricordava tanto quelli degli anni 50.

Ad un tratto la ragazza girò di scatto la testa e notò il suo sguardo, Alessandro fece finta di guardare l'orologio ma la sua espressione lo aveva tradito "come diamine ha fatto ad accorgersi di me? in genere nessuno ci riesce". Rialzato lo sguardo dall'orologio vide che la ragazza gli veniva incontro, nella sua testa rimbobava solo una frase "maledette le mie fissazioni". La ragazza si era fermata di fronte a lui e lo fissava senza dire una parola, Alessandro sentiva il suo sguardo come gli occhi severi del capo giuria che ti legge con disprezzo il verdetto di colpevolezza. Dopo un minuto decise di prendere l'iniziativa:
"Allora?" fece lui con un'espressione seccata sul volto.
La ragazza non muoveva neanche un muscolo e lo fissava.
"Insomma che cosa vuoi? non ho fatto nulla di male".
La ragazza aprì la bocca: "Bip bip bip bip bip bip"
Un rumore che ricordava molto quello di un allarme.

Bip bip bip....ad un tratto una luce bianca iniziò a farsi largo fra le sue palpebre, era solo un sogno. Ma...qualcosa non quadrava, era legato.
All'inizio la confusione lo fece sobbalzare, osservò l'ambiente intorno a lui, per niente familiare, una stanza di circa 10 metri per 10, 3 pareti di un metallo lucente e una specie di saracinesca con fessure ricoperte da un materiale che somigliava al vetro.

I bip cessarono.

Si trovava su un letto con mani e piedi legati da cinghie di metallo, erano presenti diverse fessure nelle pareti, la stanza comprendeva un water, un lavandino, una piccola rientranza che doveva funzionare da doccia, un armadio, una sedia e una scrivania sulla quale era poggiato un computer e altro materiale di cancelleria.

Sembrava un misto tra una cella e un ufficio, "dove....dove sono?".
Una voce sconosciuta uscì da un altoparlate sul tavolo, accanto al quale era posizionato un microfono.
Jack :"Hey Bob, sembra ce ne sia uno nuovo, ci sarà da rifare i soliti discorsi, che gran seccatura, quando lo capiranno che devono spiegargli la situazione prima di mandarceli qua?, massa di idioti incompetenti"
Bob: "Qua dove Jack?"
Jack: "Che domanda stupida, come faccio a saperlo? comunichiamo solo tramite questi dannati cosi, qua in senso figurato, nel nostro sistema! smettila di fare domande idiote ti prego"
Bob: "Già già, hai ragione. Ehi nuovo arrivato, come ti chiami?"

Alessandro era frastornato, decise di non dire più una parola. Non sapeva dove si trovava, non sapeva di chi fossero le voci che uscivano dall'alto parlate, non sapeva perchè si trovava in quel luogo.
Di una cosa però era certo, se era ancora vivo chiunque lo avesse ridotto in quel modo voleva qualcosa da lui.

Jack: "lascialo stare, Bob, vedrai che lo sentiremo parlare ancora."
Bob: "sicuramente, torno ai miei calcoli, a dopo"
Jack: "a dopo furfante"

Alessandro richiuse gli occhi, forse quello era un incubo dentro il sogno della ragazza in metropolitana, sperava ancora di risvegliarsi nel suo letto.

Fine Cap. 1

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