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RE: Cervelli (messi) in Fuga

in #ita6 years ago

Come posso non essere d'accordo con tutto quello che dici, dalla prima all'ultima parola.

Aggiungo delle considerazioni personali.

Il problema della disoccupazione (non solo in Italia) è un problema molto serio, talmente serio che io non ho trovato ancora nessuno (politici, economisti, intellettuali, filosofi, ecc.) in grado di dare una soluzione credibile.

Probabilmente, l'unica soluzione che verrà praticata (in quanto sensata, ma non certo pensata per i disoccupati, per gli svantaggiati del mondo) nascerà tra quelle ipotizzate (dagli economisti) nel tentativo di mantenere in equilibrio il sistema capitalistico una volta che ulteriori posti di lavoro si perderanno attraverso l'automazione, cioè quando la disoccupazione colpirà in modo molto forte anche paesi quali la germania e gli stati uniti. Per mantenere l'equilibrio si ha bisogno di consumatori e una persona che non guadagna perché non lavora non può comprare il nuovo modello della apple. Poi c'è il problema di come sostenere lo sviluppo dei paesi emergenti che si trovano in fase di crescita (ma ora si sa qual è la fase finale).

Noi qui a chiederci che mosse faranno i nostri governanti per assicurarci un futuro...

La politica oggi (se vogliamo qualcosa che vada a nostro sostegno) non consiste più nel votare e delegare ad altri il compito di trovare soluzioni, questo va bene quando sei in un nave che prende acqua da un piccolo foro, non quando la nave sta affondando.

Come dovrebbe reagire un disoccupato...

Guardarsi intorno, parlare con altri disoccupati, parlare con chi un lavoro ce l'ha ed è insoddisfatto perché avere un lavoro oggi non garantisce una qualità di vita sufficiente, e questo parlare è già politica, per capire prima. Non per protestare: perché a che serve protestare? i politici non è che non trovano soluzioni per danneggiarci, loro non sono capaci di trovare una soluzione, perché non c'è ad oggi una soluzione. Questa soluzione va trovata. Ecco perché a parlarsi devono essere coloro che in primo luogo "vogliono" trovare una soluzione. I privilegiati non hanno alcuna voglia di fare questo, hanno solo la necessità di risolvere eventuali problemi sociali che possono scaturire dal problema della disoccupazione e di garantire l'equilibrio al sistema capitalistico..

E quando qualche soluzione esce fuori da questo confronto, qualche idea da sperimentare, bisogna proporla in modo da farsi sentire, in modo insistente, in modo da colpire i loro interessi semmai volessero star fermi con le mani in mano. Ma la soluzione dobbiamo trovarla noi, se non vogliamo essere presi in giro.

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Caro @anedo la tua è la strada giusta e mi trova daccordo. Ma è percorribile? Siamo disposti a seguirla?
Ci sono abbastanza persone disposte anche solo ad ascoltare?
Io vedo un apatia e una rassegnazione strana, che sfocia nella cattiveria fra ceti poveri o quasi poveri.
Anzi ti dirò di più, noto che se si prova a parlare e riparlare di questi problemi alla lunga vieni considerato un lavativo, un filosofo nel senso più dispregiativo del termine. La gente vuole sopravvivere non vuole vivere meglio. Siamo condannati?
Speravo di no, ma mi convinco sempre di più che forse lo siamo.

sono d'accordo con quello che dici, ma proprio per questo dobbiamo abbandonare l'idea di convincere la maggioranza, dobbiamo scovare (in ogni piccola parte del mondo) chi ha la nostra stessa motivazione, la nostra energia e lavorare insieme per creare qualcosa. Sarà sufficiente per cambiare la società? Non lo so, probabilmente non sarà sufficiente, però almeno vivremo una vita, come dice Tarkovskij nel mio ultimo post, seguendo il sentimento della propria dignità.

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