Addio Jennyfer
Che cos'è l'amore, che cos'è?
a te lo chiedo, ti prego
colma questo vuoto infinito
che lentamente mi sta inghiottendo
con tal forza e pienezza
che par come le antiche stelle
che divorano la luce del cosmo,
per la mia vita non chiedo altro;
a te porgo questo dilemma
rispondi con ciò che sai,
dimmi che cos'è il mio amore,
non credo nell'assoluto, no,
ma non posso rifiutare i fatti
perciò dimmi, dimmi di te,
null'altro più di questo, poi,
potrei chiedere ad una vita, la mia,
che da sempre corre in equilibrio
nel mare dell'orrore,
quell'infinita paura che nasce dal dubbio,
nulla è servito ad uscirne
niente m'è stato d'aiuto, mai
e ancora devo fuggire dalla follia
quella stessa che segue il sapere,
quella che nasce dalla voglia
che ogni uomo coltiva in sé
di conoscere non solo il come
ma di più, oltre, sino al perchè!
Parlami dell'amore, quello che sai,
dimmi che cos'è, a cosa serve,
io non conosco di lui che il nome,
o forse l'ho conosciuto, forse,
ma come un cieco che vuol vedere
non ho sentito il suo canto
e forse m'è sfuggito per sempre,
forse quello era amore, sì forse,
era qualcosa di strano, insolito,
come un'angoscia profonda
una paura immensa di agire,
sentivo dentro l'anima il timore
ma non sentivo verso che cosa,
paura di qualcosa, ma cosa;
ero attratto da qualcosa, qualcuno,
non potevo resistere, no non potevo,
era meraviglioso, una cosa unica
sentire di voler vivere accanto a lei
per sempre in un'eterna gioia.
Ho pensato maligno e incredulo,
è bella, di più anzi, molto di più,
forse non è altro che per questo,
è naturale che ad un uomo
una simile Dea piaccia così,
ma non posso dire: "Certo è questo."
no, non m'interessava nulla,
come non m'interessa ora di lei
la sua forma il suo corpo,
lei come essere nel suo com'è,
no, era ed è la sua mente, il suo cuore,
quella luce negli occhi scuri
che testimonia l'astuzia beffarda,
il sottile ondeggiare di vita
dei lunghi capelli castani,
ah, la sua voce, un canto sempre,
anche là dove una sirena perde l'armonia,
no non può esistere un angelo simile,
non su questo orribile mondo, no,
non nella mia vita arida,
solo l'amore, se lui era,
solo in tal caso avrei potuto vivere
difronte a qualcosa che di umano,
che non sia di una Dea o d'un angelo,
ha solo il vivere monotono e buio
che la gente impone a chiunque,
e pur da angelo s'è adattata
nel suo modo particolare e fantastico.
Non so se questo è amore, non lo so,
certo sentivo una gioia impossibile,
però era come se ci fosse un ma,
mi sentivo al settimo cielo, di più,
là, in cima all'impervio picco, solo
l'unico nell'universo là in alto
e sentivo anche il mare laggiù
il mare di dolore e sofferenza
che premeva irriducibile e vivo
premeva per salire e annegare tutto
tutto quello che sognavo e vivevo
tutto ciò che mai avevo avuto prima
e che mi stava rendendo felice, si
solo perchè speravo di averlo, non più,
era come se già sapessi da prima
che tutto sarebbe finito,
che prima o poi mi sarei destato
morendo nella realtà crudele,
e così è stato,così doveva essere;
ora lei non c'è più, mai più,
non la rivedrò mai più,
forse sì, ma non so dove e quando,
è come esser certo di non vederla,
ho sofferto molto e soffro ancora
ma un dubbio è ora il mio amico
forse mi amava, forse qualcosa in lei c'era
qualcosa per me, ma io non ho cercato
io non ho tolto la carta argentata
per paura di non resistere alla dolcezza,
potrei aver perso tutta la mia vita,
forse non ho più nulla da fare qui.
E' terrificante pensare di essere morto,
non è una metafora banale e nota,
ma è la fine, la morte dell'anima
quel sopravvivere a sé stessi e basta,
si va avanti ma senza scopo,
si vive, se la vita è lo scambio d'atomi
ma non vita forse l'odiare, l'amare
il temere l'ignoto per lo più innocuo,
bramare l'altrui cose che sempre son belle,
non è vivere il ripetere sé stessi all'infinito?
no, come non lo è non aver nessuno a fianco,
certo l'amore può esserci e non,
molte le voci che se c'è ha breve vita
ma se non v'è amore non esiste vita
come senza il fuoco del Sole che brucia
non sarebbe la fresca pioggia estiva,
nulla di ciò che è, di tutto quel che poteva
ma che il caso ignaro ha voluto non fosse,
niente è privo di significato, tutto ha un senso,
non è questa la realtà spaventevole
che può uccidere la mente d'un uomo
non questo, anzi per questo si vive anche poi,
l'atroce nemico è il rimpianto, maledetto,
il sentire di aver fatto qualcosa, un tempo,
che forse se non fosse stato fatto mai
avrebbe dato alla vita un senso diverso,
o magari rammentare un passato vicino
in cui il caso ha offerto un punto
ed era così possibile realizzare tutto,
o quel poco che per noi tale pareva
ma il timore dell'infinito infame
ha impedito che ciò che potevamo noi
noi stessi volessimo farlo davvero,
e così per anni a venire è dolore
il rammentar crudele ciò che s'è perso
"Forse era meglio, forse era il momento."
è la perenne domanda del passato,
divora ogni giorno vorace
un pezzo di vita allo spirito
ch'ogni uomo ha in dono all'inizio;
così son io da quel giorno addietro,
mentre il Padre riposava lontano
io camminavo verso qualcosa d'orribile,
maledetto quel giorno, Ermete infido
la condusse, come lui voleva fosse,
lei non disse nulla, niente di niente,
non un saluto, non un addio, amore,
la vidi andare, un po' triste, un po'
ma sapevo che poi l'avrei rivista,
stupido, ingenuo uomo presuntuoso,
ho creduto di poter leggere le stelle
e di carpire il disegno degli dei,
e forse soltanto per questo ho perso,
forse solo per la divina vendetta, io
misero mortale, sto lasciando l'anima
la mia mente, in piccoli cristalli,
ogni attimo e m'avvicino alla fine
ma non posso lasciare così la vittoria
non m'è concesso cedere inerme
all'universo caotico e violento,
la mia stessa essenza mi spinge
mi conduce contro l'infinito nemico
perchè il solo lottare è una vittoria
la resa è la prima sconfitta,
no, non posso fuggire alla lotta;
non credo, come mai ho fatto,
al destino già scritto, non c'è,
nessun fato o Dio che decida di me.
E' così che piango il non vederla più,
non che ciò potessi evitarlo, certo,
ma se avessi dichiarato il mio amore
forse ora sarei felice con lei
anche se non la vedo più di giorno
potrei vivere in attesa del momento
dell'attimo, anche se breve, di gioia
in cui la vedo, sento la sua voce
tutto questo non è altro che un sogno,
un incubo insopportabile che mi segue
e tutto perchè non ho saputo, forse,
non ho preso quell'attimo di fortuna
che il grande Padre caso mi aveva dato,
ma questi son soltanto rimpianti
a nulla servono al mio essere
se non per porre nuovo dolore in me
è per questo che tento di fuggirli
cercando una soluzione un modo,
una via per riprendere ciò che ho perso,
quello che avrei potuto avere, forse
ma è qui che cade il mio cercare,
nel non trovare una via sicura
un qualcosa che mi conduca deciso
verso colei che dà vita al mio mondo,
è ciò che mi distrugge del passato
e che ritorna sempre a cancellare
le mie speranze più sincere e vive,
e ancora cado nei ricordi ultimi
di quei giorni in cui l'ammirare vivo,
e il mio amore mi spingeva a lei
ma il non saper il come m'uccideva
e io l'odiavo, l'odiavo immensamente,
l'odiavo come solo chi ama può fare,
l'odiavo quando la sua voce deliziosa
si volgeva a qualcun altro e non a me,
quando il suo sguardo meraviglioso
illuminava un altro volto umano,
si, io l'odiavo, perchè vedevo triste
il mio amore morire sotto quel peso,
quell'immane carico di sconfitte
che ogni gesto, parola o sguardo
che lei portava all'altrui interesse
per me s'infrangeva violento nel cuore,
nell'anima ormai arresa al dolore
convinta ormai a seguire il vento
ovunque esso la conduca cieco.
Non ho la strada per condurre al fine
i miei propositi e le mie emozioni,
o forse ho una strada ma così
a me essa non pare,strano lo so,
ma è così, non riesco per quanto provi
a vincere la paura d'aver sbagliato,
non riesco ad affrontare deciso
la reale possibilità d'un errore
perchè potrebbe anche essere tutto così,
forse non è amore ma uno scherzo,
una burla del bambino che si cela astuto
nello spirito che io chiamo la mia vita,
ed è il timore di ciò che non vinco,
sono combattuto tra queste due spinte,
due stimoli ad agire e non, Dio
è un conflitto del quale non vedo la fine,
e ciò non è certo bene perchè è stasi,
solo un modo mi resta per uscirne,
l'aggirare l'orrendo ostacolo
e forzare un comportamento innaturale,
è l'unica luce che ancora brilla
e che dà speranza al mio futuro,
devo dirle che l'amo, devo farlo
o la mia vita non avrà più senso,
potrei ferirmi nel trovarmi in errore,
scoprendo che da lei nulla mi viene
ma sarebbe un piccolo colpo credo
rispetto all'orrore che mi attende,
quel morire perpetuo dei ricordi
che rende l'esistenza un lamento,
un grido a ciò che si poteva ma non s'è fatto,
devo provare, almeno, che anche facendolo
nulla sarebbe cambiato nell'universo,
soltanto così troverei la pace in me,
dopo, il dopo sarebbe tutto nuovo
tutto da rifare alla ricerca disperata
di ciò che forse non esiste, la felicità.
Tutto sto lasciando in questi segni,
un pezzo della mia anima, come altri,
forse un giorno così tutti i miei sogni
troveranno vita nell'esistenza d'altri
che avendo letto ciò se ne saranno appropriati,
ma ora devo vivere io, io solo,
perchè la mia mente chiede a me
chiede al suo essere di soddisfarla,
di darle la possibilità di capire,
è deciso quindi, devo raggiungerla,
devo dirle che l'amo e sperare
ma anche un rifiuto sarebbe una vittoria,
come nell'infinita guerra contro il creato
che ogni uomo conduce a suo modo,
ed è così che sto cercando di fare,
è questo lo scopo dell'arte
il dar vita a sé stessi, null'altro,
il porre in termini propri il proprio io,
non serve parlare o contare abilmente
perchè le emozioni non sono parole,
solo il dar movimento all'energia,
solamente la risposta coi fatti
dà loro vita, dà vita all'uomo.
Or nulla mi tiene su queste righe
devo correre verso il mio futuro, da lei;
ma, non so, non riesco a crederci,
ho paura, temo di sbagliare tutto,
no, forse, no nessun forse serve,
è soltanto un gioco, un gioco pericoloso
ed io non riesco più a fare a meno di giocare
ma devo, devo per tutto ciò che esiste,
per tutto quello che so e che vedo.
Addio Jennyfer, addio per sempre,
ti amo, ti amo immensamente
ma non potrei perderti un'altra volta
non sarei più in grado di vivere,
per questo ti dico addio, addio amore.
febbraio 1992
Nota: Incontrando adesso il me passato di questo scritto gli direi che la sua verità è soltanto la metà della verità, ma non gli direi la verità perche non scoprendola da sé non è più la verità.
... una foglia portata dal vento o una stella fissa con il suo cammino racchiuso in sé da sempre?
(http://jenabirba.altervista.org/versiliberi/parte1/19920201.html)
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