Una vittoria da "campetto", che odora di sconfitta
Photo by janisgimmel, free to use (Pixabay)
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C'era una volta la Juventus. Era una squadra amata ed odiata alla stessa maniera: amata, dalla maggioranza dei tifosi italiani del pallone, ed odiata (sempre sportivamente parlando) perché quella più vincente. Nel Belpaese, si sa, il sentimento dominante è quello dell'invidia, e di conseguenza la maggior parte delle persone finisce per mal sopportare ciò che reputa al di là del proprio livello, adducendo mille scuse.
La cosa funziona più o meno così: il vicino ha comprato la macchina sportiva da diverse decine di migliaia di euro, proprio quella che si è sempre sognato ma che non ci si è mai potuti permettere, ma invece di complimentarsi con lui perché ce l'ha fatta, si comincia ad invidiarlo e a raccontare a sé stessi un sacco di giustificazioni sul fatto che lui ha potuto tagliare il traguardo e noi no.
Nel caso del vicino si comincerà a sospettarlo di evasione fiscale, traffici strani e ruberie varie, nel mondo dei tifosi si ricorre agli alibi degli arbitri (che resiste da anni al numero uno della hit parade), del fatturato (come se fosse una colpa fatturare più degli altri invece che uno stimolo a migliorarsi), del clima avverso e persino del condizionamento televisivo dopo aver assistito alle partite dei rivali.
In linea di massima ogni scusa è buona per giustificare i propri fallimenti, e spesso, nel mondo sportivo, a fare le spese di queste accuse è toccato proprio alla squadra più vincente. Tuttavia, amata o detestata, applaudita o fischiata, i tifosi e i giocatori avversari affrontavano questa sorta di nemico striato sempre con grande rispetto.
Quando la partita cominciava, tutti sapevano di aver di fronte un avversario tosto, dotato di grandi qualità e che sarebbe stato molto difficile da battere. I giocatori solevano moltiplicare le energie in campo, anche a costo di rimanere in riserva per alcuni degli impegni futuri, proprio perché affrontare la Juventus, e ben figurare contro di essa, poteva rappresentare un evento in grado di salvare quasi da solo l'intera stagione.
A giudicare da queste prime giornate però, tutto ciò sembra essersi di molto affievolito se non addirittura annullato. Anche le piccole squadre, come lo Spezia di ieri, scendono in campo con la convinzione di affrontare una squadra di pari livello, e non potrebbe essere diversamente di fronte all'atteggiamento remissivo degli avversari dopo aver ottenuto un misero vantaggio e a scenette che eravamo abituati veder recitare solo agli avversari della Signora, come finti infortuni, perdite di tempo varie, ostruzionismi etc.
In altre parole ieri sera al Picco, sul modello di alcune pellicole americane come "Vice-versa" o "Quel pazzo venerdì", i grandi sembravano i piccoli e i piccoli i grandi. La vera provinciale aveva la maglia bianconera, che per l'occasione, quasi come se ci si vergognasse di mostrare la faccia storica della società, veniva presentata in una mix confuso e poco piacevole di bianco, giallo e blu.
Quest'annata balorda, dove le poche vittorie assomigliano anch'esse tremendamente a delle sconfitte, non sembra poter portare a nulla di buono. Intendiamoci, la squadra probabilmente migliorerà la condizione fisica, vincerà con meno patemi d'animo gli scontri con le provinciali, troverà (si spera) un minimo di idea di gioco che esuli dal fare un goal e riversarsi tutti a difesa della porta, ma molto difficilmente potrà lottare con le lanciatissime avversarie per il titolo.
Come ho già scritto nelle precedenti puntate di questo romanzo tragico a tinte bianconere, un anno di transizione e riorganizzazione alla fine di un ciclo vincente ci può anche stare e non rappresenta un dramma, ma quando questi, trascorsi in mezzo alla confusione più totale, cominciano a moltiplicarsi, le spie di qualche problema strutturale più profondo si accendono all'impazzata tutte insieme.
Temo che Allegri possa non incarnare infatti l'uomo giusto sul quale impostare il prossimo ciclo vincente. E' stato un grandissimo gestore di un gruppo che raccoglieva un'eredità di tre anni di successi, ma ora dovrà diventare per la prima volta da quando è alla Juve anche "allenatore". Sarà in grado di migliorare un gruppo che sta palesando difficoltà tecniche notevoli o di "Acciughina" ricorderemo solo i successi in "carrozza" del precedente ciclo? Ai posteri l'ardua sentenza, ma io sinceramente non ci farei troppo affidamento.
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