UN'ALTRA NAVE CHE AFFONDA

in Italy3 years ago (edited)

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I grandi disastri navali hanno da sempre colpito l'opinione pubblica ed ispirato la vena creativa di scrittori e registi cinematografici. La storia dell'umanità ha purtroppo dovuto prenedre atto di diversi incidenti occorsi a colossi delle acque ritenuti inaffondabili, che sovente, nel periodo di maggior fama e splendore, sono stati costretti ad affrontare conseguenze rivelatesi drammatiche.

Probabilmente la triste storia del Titanic, che nel 1912 si inabissò nel viaggio inaugurale da Southampton a New York dopo aver urtato un gigantesco iceberg, è quella con la quale il grande pubblico ha più familiarità, anche per via della superba trasposizione cinematografica operata da James Cameron, ma altri grandi imbarcazioni sono andate incontro a destini altrettanto spiacevoli.

Celebre suo malgrado è diventato ad esempio il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, che il 13 gennaio 2012 causò, per un errore di manovra, l'affondamento della nave e la morte di 32 dei passeggeri a bordo; non contento del disastro appena causato, il capitano di una delle più grandi navi passeggeri di sempre fuggì in taxi dopo aver abbandonato vigliaccamente lo scafo.

Pur senza i contorni drammatici sopra descritti, e tenendo ben presente che stiamo parlando semplicemente di sport, un'altra grande corazzata sembra stia lentamente affondando in queste ultime ore, travolta non dalle acque gelide dell'oceano come accaduto a Jack Dawson, alias Leonardo Di Caprio, ma da una montagna di debiti che appaiono giorno dopo giorno sempre più difficili da ripagare: l'Inter del gruppo cinese Suning.

La società campione d'Italia ha vissuto gli ultimi mesi immediatamente successivi alla festa scudetto in un clima di pesante incertezza riguardo al futuro: Antonio Conte, il primo a percepire puzza di bruciato proveniente dagli scafi, ha di corsa abbandonato la portaerei nerazzurra subito dopo l'ultima bottiglia di champagne, mentre altri dirigenti e membri dello staff saranno probabilmente presto costretti a seguire il medesimo percorso.

Il Gruppo Suning, che dopo la decisione del governo centrale cinese di interrompere ogni investimento in settori non ritenuti strategici (come il calcio) ha dovuto chiudere in fretta baracca e burattini in patria con lo Jangsu, si trova ora nella quasi impossibile situazione di dover ripagare prestiti per centinaia di milioni ricevuti dal fondo Oaktree, pena la cessione di quote societarie.

L'unico modo di mantenere le mani sul timone per Steven Zhang e soci è quello di vendere i pezzi pregiati della squadra, ancor di più se questi vengono profumatamente valutati da proprietari evidentemente amici. E così, dopo la cesisone di Hakimi al Paris Saint Germain per una cifra vicina ai 70 milioni di euro, presto toccherà anche all'attacante belga Lukaku fare le valigie, richiesto dal Chelsea che avrebbe secondo i giornali offerto la folle somma di 130 milioni.

In genere, quando un animale ferito si trascina nella jungla spargendo sangue che sgorga dalle ferite, i primi a giungere sul posto sono gli avvoltoi; nel caso dell'Inter tuttavia si sono presentate alla porta sopie crocerossine, disposte ad ipervalutare i membri della rosa nerazzurra per infondere linfa vitale ad un organismo apparso molto vicino al fine vita.

Per noi comuni mortali renderci conto di quali rapporti esistano tra la famiglia Zhang, gli sceicchi qatarioti del Paris Saint Germain e Roman Abramovich non è affare di semplice risoluzione, tuttavia credo di poter ipotizzare una certa vicinanza tra tutti i componenti delle elite finanziarie del pianeta, che probabilmente evitano di sbranarsi a vicenda ed elargiscono vicendevoli favori alla bisogna al fine di accumulare crediti da riscattare eventualmente in futuro.

La domanda che tutti si pongono in questo momento è: perché i cinesi non si fanno da parte ed insistono a voler tenere saldamente le mani sull'Inter anche se la squadra verrà con buona probabilità sempre più ridimensionata? La risposta, anche in questo caso, sfugge a chi vi scrive, ma giocando come a Monopoli con le carte delle probabilità, posso solo pensare che detenere ancora tra le proprietà di famiglia il club meneghino porti vantaggi non meglio identificati in altri campi.

Elucubrazioni mentali di difficile decifrazione a parte, rimane la carcassa di una squadra smembrata della propria guida tecnica vincente dell'anno scorso e dei due migliori giocatori in rosa. Presto anche l'AD Beppe Marotta, che aveva ribadito ai quattro venti come la cessione di Hakimi sarebbe stata l'unica in questa sessione di mercato, potrebbe essere costretto a prendere atto della realtà, e a rassegnare le sue dimissioni salendo su una delle ultime scialuppe di slavataggio rimaste a disposizione.

Il destino dell'Inter sembra ancora una volta avviato verso una rapida discesa subito dopo dopo aver toccato il punto più alto, un po' come accaduto dopo il triplete del 2010. Qualcuno a questo punto del discorso parlerebbe di maledizione, altri di karma e altri ancora di "conto" presentato da un'entità superiore per le dispute del passato.

Ma questo "qualcuno" si starà di sicuro sbagliando.

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