Dopo aver finalmente apposto il punto conclusivo alla vicenda che ha riguardato la Juventus e alla sua battaglia con la giustizia sportiva, è tempo di tornare ad occuparci di calcio giocato. La stagione del pallone tricolore ha emesso praticamente tutti i verdetti importanti, ad eccezione di quello che riguarda l'ultima squadra destinata alla retrocessione in cadetteria, decisa domenica sera, tra Verona e Spezia, dopo il triplice fischio conclusivo del campionato.

Naturalmente, per considerare conclusa la versione 2022/23 (senza dubbio la più regolare della storia), mancano ancora le tre importantissime appendici delle finali europee, che vedranno coinvolte l'Inter, avversaria in Champions League del Manchester City, la Roma, faccia a faccia questa sera con il Siviglia giustiziere della Juventus, e la Fiorentina in Conference League, che contro il West Ham manderà in scena il secondo duello incrociato tra Italia ed Inghilterra.

Al di là di come andranno le ultime cose ancora in ballo tuttavia, per molte delle realtà che appartengono alla Serie A è già tempo di bilanci, e volendo scagliere tra tutte le "promosse" della stagione, sembra impossibile non partire dal Napoli, neo campione d'Italia e autore di una stagione straordinaria, al di sopra di tutte le aspettative.

_{Il Napoli, vincitore della Coppa Italia nel 2014. Hanson K Joseph, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons}

Un campionato vinto praticamente senza avversari, dopo oltre trent'anni dall'ultima affermazione, è stato per di più accompagnato dal risultato migliore nella storia del club in Champions League, con il raggiungimento dei quarti di finale, e soprattutto da uno stile di gioco spettacolare, che ha contraddistinto la squadra azzurra un po' in tutta Europa.

Il Napoli ha raccolto elogi da ogni parte, partendo dalla stampa, pronta a riconoscere i meriti dei ragazzi di Spalletti in tutte le occasioni, per arrivare agli avversari e ai vertici della FIGC, con il presidente federale, Gabriele Gravina, spintosi fino a definire il club di De Laurentiis come un "modello" per tutto il sistema del calcio italiano.

Poco da eccepire, si dirà, a giudicare dai risultati sportivi (anche se nessuno ha ancora spiegato come mai una squadra tamto dominante, non abbia vinto anche la Champions League, venendo eliminata per di più da un'altra formazione italiana), ma a ben giudicare la situazione partenopea è tuttavia possibile individuare in maniera nemmeno troppo complicata alcune insolite contraddizioni.

Se può starci infatti la comprensibile richiesta del tecnico, Luciano Spalletti, di volersi prendere, alla soglia delle sessantacinque primavere e dopo il raggiungimento di un traguardo storico, un anno sabbatico, più strano risulta, se vista nel complesso, la voglia di abbandonare l'ambiente da parte di dirigenti e calciatori.

_{Il difensore del Napoli, Kim Min-jae (a sinistra) con la maglia della Corea del Sud.
FA Lebanon, CC BY 4.0, attraverso Wikimedia Commons}

Non è un mistero come il direttore sportivo, Cristiano Giuntoli, sia finito da tempo nel taccuino della Juventus, che lo ha individuato come uomo al quale affidare le chiavi del nuovo progetto tecnico, ma nemmeno che i pezzi da novanta della rosa campione d'Italia, compresi il capocannoniere del campionato, Victor Osimhen e il difensore coreano, Kim Min-jae, siano fortemente indiziati di un trasferimento in Premier League.

La domanda a questo punto sorge spontanea: il tutto è dovuto, come spesso capita, esclusivamente ad una questione di soldi (il Napoli ha adottato da anni una politica piuttosto ferrea sul tetto massimo di stipendio da riconoscere ai calciatori) e alla voglia di misurarsi con un campionato più ricco e visibile, come quello inglese, o c'è dell'altro?

E' possibile infatti che l'anno prossimo la procura federale sia finalmente costretta ad occuparsi del trasferimento di Osimhen, dal Lille al capoluogo campano, a fronte di un pagamento da settanta milioni di euro, assolto in parte con l'inserimento di giocatori provenienti dalla sezione under 19 del club (fresca di retrocessione in Serie B), valutati ognuno cinque milioni di euro, ma che in realtà non hanno mai messo piede in Francia.

Una giustizia sportiva rapida ed imparziale, come assicurato dallo stesso Gravina, non potrà ancora evitare di mettere il caso sotto esame dell'attento procuratore federale, Giuseppe Chiné, a meno che nel frattempo non cambino le regole sulle plusvalenze, e quanto compiuto dal Napoli venga considerato non punibile, in assenza di una norma specifica a riguardo.

Perché sia chiaro, la slealtà sportiva non è mica roba che si può contestare a chiunque.

Statemi bene, alla prossima!