Qualche anno fa, l'Atalanta veniva vista come una specie di succursale della Juventus: da Bergamo, a partire dagli anni '80, si sono trasferiti in bianconero diversi giocatori che hanno costruito le fortune della Vecchia Signora, come Scirea, Cabrini, Fanna, Marocchino, Prandelli, per arrivare a Filippo Inzaghi, Bobo Vieri, Montero, Tacchinardi, Porrini e senza dimenticare i più recenti Padoin, Peluso e Kulusevski.

Un esercito di rinforzi, che a parte rare occasioni, è stato capace di scrivere, ognuno a suo modo, la storia bianconera. Negli ultimi tempi però, l'orientamento sembra essere sensibilmente cambiato. L'Atalanta ha acquisito, grazie al gran lavoro di Giampiero Gasperini e del suo staff, una dimensione europea invidiabile, come testimonia anche il percorso della Dea nelle due ultime edizioni della Champions League, e le sfide tra Juventus e Atalanta sono diventate tutt'altro che scontate.

Anzi, credo che oggi l'avversario in grado di mettere più in difficoltà la Juventus sia proprio quello che, come l'Atalanta, fa del calcio veloce rasoterra e delle combinazioni strette il proprio stile di gioco. Questo ha tutta l'aria di rappresentare, dopo la vittoria del Camp Nou e il successo seguente a Marassi contro il Genoa, l'esame di laurea per una formazione giovane che sta studiando per diventare grande.

Le telecamere inquadrano i protagonisti, e in panchina indugiano anche sul Papu Gomez, che tra un sorriso e l'altro viene beccato a cantare l'inno della Juve...

Juve, storia di un grande amore, il bianco che abbraccia il nero...

Penso che il giorno dopo ci saranno inevitabili polemiche sui social network tra i tifosi, anche se fondamentalmente non ne vedo il motivo: anche a me che, quando mi taglio, il sangue esce bianconero dalle vene, piacciono tantissimo alcuni inni di altre squadre (quelli di Roma e Lazio sono i più belli in assoluto) e quando mi capita di ascoltarli viene naturale cantarli. Alla fine dei conti è musica, e quella bella coinvolge sempre.

La partita inizia mostrando un atteggiamento aperto delle due squadre e la Juve sembra partire meglio dei rivali, senza quel timore visto, ad esempio, nella gara dell'anno scorso, che ha portato ad un miracoloso pareggio negli ultimi minuti.
Arthur, che più passa il tempo più sembra trovarsi a suo agio nel ruolo di direttore d'orchestra del centrocampo, fa girare bene il pallone e dopo pochi minuti i nostri si divorano un goal due contro nessuno: Ronaldo, ben servito da Morata, non riesce a chiudere un tap-in facile, e sulla ribattuta lo spagnolo la fa ancora più grossa, spedendo fuori un colpo di tacco a porta vuota.

Ai miei tempi, quando si giocava per il campionato scolastico, chi faceva una cavolata simile finiva dritto in panchina per un mese, ma Pirlo e Morata sono ex compagni di squadra e non mi sembra di udire troppi richiami. L'Atalanta comunque risponde bene e, dopo i classici venti minuti di bel gioco bianconero (chissà perché la Juve dura sempre solo venti minuti), prende il possesso della partita.

Per di più si fa male Arthur, sostituito da Rabiot, che io stesso pensavo un giorno potesse diventare più forte di Zidane. Mi sa che l'ho sparata grossa, dato che il francese quest'anno appare ancora più svagato di quello precedente.

Gli uomini di Gasperini combinano bene, ma le assenze di Gomez e Ilicic sembran farsi notare e la Juve ne approfitta, trovando il goal con un'invenzione di Federico Chiesa. Qualche tempo fa un mio amico milanista, vedendolo giocare in nazionale in una prestazione non troppo esaltante mi disse:

Per fortuna che l'ha preso la Juve...

Beh, oggi forse si sta ricredendo. Non si può definire un fuoriclasse, ma il ragazzo ha colpi importanti e ampi margini di miglioramento, può diventare un top player e già oggi è più utile di Douglas Costa.

Finisce il primo tempo, senza troppe sofferenze, ma mi preparo già mentalmente ad una ripresa da passare in tensione, come una corda di violino. Conosco quel cagnaccio di Gasperini fin da quando allenava la Juve Primavera, che portò a vincere il torneo di Viareggio e so già che nella ripresa studierà qualche mossa per tirarci fuori dal guscio.

La partita riprende, e Romero continua a picchiare come un fabbro, sempre graziato da Doveri. Sarà un caso, ma quando i bianconeri sono arbitrati dal palestrato arbitro di Volterra, che ama esibire in tono intimidatorio i bicipiti ai giocatori, c'è sempre qualche episodio discutibile. E anche questa partita non fa eccezione: De Roon entra con il piede a martello su Cuadrado, ma viene solo ammonito, nonostante da ogni lato la si guardi, questo sembri il classico episodio da cartellino rosso.

La partita sarebbe indiscutibilmente cambiata, ma cambia nell'altro senso, perche Freuler, uno che quando vede la Juve si scatena, trova un goal bellissimo con un tiro da fuori area. Uno a uno, ma la possibilità che tutto cambi di nuovo avviene qualche minuto dopo, quando Chiesa viene toccato in area da Hateboer: per Doveri, che forse si sente un po' in debito nei nostri confronti, è rigore, ma per me il giovane attaccante bianconero si è un po' lasciato andare.

Sul dischetto va Cristiano Ronaldo, che lo scorso campionato, realizzando i due rigori per il definitivo 2-2 che diedero praticamente alla Juve il punto decisivo per lo scudetto. Fin qui il numero sette bianconero ha giocato piuttosto male e la sua scarsa vena viene confermata dalla parata di Gollini. A differenza dello scorso campionato, CR7 quest'anno è partito fortissimo, e da qualche gara sta tirando un po' il fiato. A trentacinque anni, pretendere che giochi ai massimi livelli cinquanta partite è utopistico.

Si resta sull'uno a uno e l'Atalanta sente ora l'odore del sangue di una preda ferita. I padroni di casa soffrono, anche per l'entrata in campo dei piedi buoni di Gomez e Miranchuk, che sembrano mettere Madama all'angolo, come un pugile suonato. Nel calcio tutti hanno i loro amuleti da utilizzare quando le cose vanno male, e anche io rispolvero il mio, quello per le situazioni complicate: inizio ad imitare Alberto Malesani, nella celebre conferenza che tenne in Grecia quando allenava il Panathinaikos.

Cos'è diventato il calcio? Una Jungla? E ridono, ridono... Cosa ridete?

Tutto in perfetto slang veronese. Aiuta a rompere la tensione, e di solito, quando richiamato in aiuto, il buon Alberto non mi delude mai.

E infatti la squadra si ricompatta, supera il momento difficile, sfiora il vantaggio con Morata, fermato da Gollini in serata di grazia, e chiude tutto sommato bene, all'attacco, pur senza trovare il goal decisivo.

Il pareggio è giusto, le due squadre si sono equivalse, ma rimane la sensazione che l'esame di laurea sia stato fallito. Pirlo è giovane e la squadra, in molti elementi, pure, ma credo anche che l'anno scorso, con un mister più navigato come Sarri, ma con un ambiente molto meno propenso al sacrificio, si sarebbe perso senza troppe discussioni.
E pensare che la soluzione per evolvere la squadra sarebbe semplice: ingaggiare come secondo allenatore Alberto Malesani, disoccupato dal 2014.

Con lui, è scientificamente provato, non si perde mai.

Grazie per la lettura, appuntamento al prossimo articolo sul calcio italiano. Ciao!

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