25%

Ammetto di non aver trovato conferme dirette da fonti attendibili, ma sul web da alcune ore gira una notizia in merito al venticinque percento di possesso palla, il dato che la Juventus ha collezionato ieri sera nella partita interna disputata all'Allianz Stadium contro la Fiorentina: sarebbe il più basso in quasi centotrenta anni di storia bianconera.

Che la storiella sia vera o meno, questo aspetto è piuttosto significativo del livello di squallore a cui il triennio di gestione Allegri ha ridotto la squadra più vincente e tifata d'Italia. Sono un appassionato di pallone da circa quarant'anni, ma a mia memoria non ricordo una squadra talmente molle ed impaurita da non essere capace di tenere un pallone nella metà campo degli avversari per un tempo intero.

Uno strazio senza fine, che rende anche le vittorie come quella ottenuta contro la squadra viola, pur se preziose per raggiungere gli obiettivi stagionali, peggiori di una sconfitta. Perché in una sconfitta, al termine di una partita in cui si è lottato, ma perso solo per sfortuna o per la superiorità dell'avversario, si può sempre ritrovare una dignità. In vittorie del genere, no.

_{L'allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri. All-Pro Reels from District of Columbia, USA, CC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons}

Quello che conta sono i tre punti: è questo il mantra ripetuto dai pochi fans rimasti dell'allenatore toscano, cosa che trovo più sbagliata che un'equazione matematica svolta ad occhi chiusi. Vincere così, in maniera del tutto casuale, grazie alle parate miracolose del portiere o ai rimpalli che hanno penalizzato gli avversari per tutta la partita, in primo luogo ti mette in pericoloso debito con la fortuna (che di solito si sconta sempre nei momenti peggiori), poi non fa altro che moltiplicare le incertezze mentali di un gruppo fin troppo fragile da un punto di vista caratteriale.

Questi tre anni lo hanno dimostrato più volte. Allegri ha infilato alcuni filotti di vittorie anche nelle passate stagioni, ma la squadra non ha praticamente mai convinto. In questa maniera il gruppo non cresce, non produce autostima, non sviluppa il carattere e la voglia di lottare e come risultato finale, al primo inciampo comincia a rotolare.

Pare che ieri sera, al termine della gara, Allegri abbia inscenato una patetica sfuriata contro la squadra, rea di essersi chiusa troppo a difesa del risultato, sebbene le sue indicazioni fossero diverse. E allo stesso tempo le notizie riportano di un acceso confronto anche con la dirigenza, che ci ha tenuto a ricordargli come quello visto evidentemente sia l'unico modo di giocare che il gruppo conosce.

_{Il difensore della Juventus, Federico Gatti, Antonio Fraioli, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons}

Che messaggio si trasmette alla squadra quando la si manda in campo con un ultra-difensivo modulo 5-4-1, nel quale alle ali come Kostic o Iling Junior viene sempre più spesso richiesto di fare i terzini? Con che speranza si pensa di poter allontanare la pressione dell'attacco avversario, se una volta conquistato il pallone il solo schema è il lancio lungo per l'unica punta, immancabilmente sopraffatta da tre o quattro difensori avversari?

La Juventus non ha di certo la rosa più forte del campionato, ma può contare su uomini in grado di vincere serenamente una partita con Empoli, Genoa, Udinese o Verona, a meno di non essere completamente devastati, nella testa e nel fisico, da un allenatore arrivato al capolinea di una carriera.

E allora torniamo ai numeri, quel 25% che oggi, grossomodo, rappresenta le possibilità che acciughina rimanga ancora per l'ultimo anno di contratto sulla panchina della Juventus. Un quarto di intero, un po' come la porzione dello stadio, corrispondente alla Curva Sud, rimasta l'unica ancora a sostenere l'allenatore toscano.

Ma in una curva, si sa, i valori da mettere in primo piano sono molto diversi da quelli tecnici e non sempre condivisibili.

Statemi bene, alla prossima!