Geni del Calcio: Ciro Ferrara

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Ciao Steemians!

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Dopo tanti attaccanti e centrocampisti è giunta l'ora di passare al reparto difensivo, difficile scegliere in questo reparto molto delicato, voglio iniziare con uno di quelli più rocciosi che abbia mai visto. Nel suo ruolo non è espressamente richiesto di essere dotato anche di un buon piede, ma lui faceva eccezione, ogni tanto non gli dispiaceva affatto levarsi lo sfizio del gol. Napoletano d'hoc, ha raggiunto vent'anni di carriera calcistica: due le squadre che l'hanno reso grande, un decennio nel Napoli, squadra nella quale era compagno di squadra di un certo Diego Armando Maradona, i dieci anni successivi invece sì è trasferito nella città della Mole Antonelliana, sponda bianconera. Ciro a livello di club è riuscito a vincere tutto, i suoi primi due scudetti hanno qualcosa dell'incredibile, con la maglia azzurra del Napoli, trascinato dal Pibe de oro in un'impresa leggendaria riuscendo a spodestare dal trono i più importanti club dello stivale. In quegli anni l'Italia era una superpotenza del calcio europeo, la maggior parte dei campioni provenienti da tutto il mondo facevano a gara per venire a giocare nel bel Paese, con gli anni invece questa tendenza è diminuita parecchio.

La sua impresa con la squadra partenopea è stata resa ancor più leggendaria dal fatto di aver conquistato una coppa UEFA. Un baluardo della difesa, leader dal carisma spropositato, una persona che è sempre apparsa molto simpatica, con la battuta sempre pronta e amante degli scherzi, soprattutto ai suoi compagni di squadra. Vincitore di parecchi trofei, la bellezza di 7 scudetti, oltre ai due già citati con la maglia azzurra, 5 con quella bianconera, una coppa Italia a testa con i due club, 5 le Supercoppe italiane, delle quali 4 con la vecchia signora ed una con i partenopei. Il palmarès internazionale è anch'esso abbastanza ben fornito, oltre la coppa UEFA vinta con l'SSC Napoli nel '88/'89 si aggiungono quelli conquistati con la maglia della Juventus, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intertoto, una Champions League e la conseguente Coppa Intercontinentale.

Nella finale di Champions disputata a Roma nell'ormai lontano 1996, fu uno dei rigoristi che, realizzando il proprio tiro dagli 11 metri, portò in vetta all'Europa il calcio italiano per l'ennesima volta in quegli anni indimenticabili. Una delle qualità più apprezzate dai suoi compagni di squadra era quella di essere un maestro nel fare gruppo, pochi giocatori sono dotati di così tanta energia e vitalità. Nonostante sia stato un grandissimo difensore in quegli anni la concorrenza era parecchio agguerrita e spesso, nel momento nel quale veniva chiamato in causa, si infortunava, non godeva comunque di stima totale da parte dei numerosi CT della nazionale, che spesso gli preferivano altri compagni di reparto, basti pensare che dal 1987 al 2000 le sue presenze nella nazionale italiana sfiorano appena la cinquantina. Una media di quasi 4 partite annue non è altissima per un campione del suo calibro.

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Un esempio lampante della sua sportività invidiabile, è quello che lo vide protagonista nel lasciare la fascia da capitano del Napoli nelle mani di un suo compagno di squadra, egli sosteneva che il vero leader fosse Diego Armando Maradona e dunque gli consegno in mano le redini della squadra, quando El Pibe de Oro lasciò la Campania allaccio' invece volentieri la fascia al proprio braccio. Lasciò la squadra partenopea perché la società necessitava di denaro e dunque a malincuore scelse una piazza dove poter continuare a vincere, quella di Torino, si è detto sempre molto soddisfatto nell'aver fatto quella scelta, sostenendo che quella piemontese è sempre stata una città con molto Sud, per via delle tantissime persone che sono sempre andate al Nord a cercare fortuna nel campo lavorativo.

La sua proverbiale simpatia sì è sempre fatta sentire, come ad esempio, come quando ad esempio fu compagno di squadra di Ibrahimovic, per un anno, il suo ultimo da calciatore.

Una volta portò suo figlio nello spogliatoio della Juventus, c’era Zlatan che disse al ragazzino:

Tuo papà ha giocato con Maradona, ma io sono più forte di Diego. Ciro gli rispose: Ibra, ma facci il piacere!

Maradona ha espresso moltissime volte la sua stima nei confronti di questo grandissimo leader dello spogliatoio:

Una volta gli ho detto che era il miglior difensore del mondo. Non so se era vero, ma io la sentivo così. Gli voglio talmente bene... Il miglior amico che mi abbia lasciato il Napoli.

E non è stato l'unico a esprimere dichiarazioni al miele per lui, ecco un'altro esempio, questa volta di un rivale, Zbigniew Boniek che disse di lui:

Sempre concentrato, ti si appiccicava come il Vinavil.

Ecco cosa pensa Ciro dei suoi successi con la maglia azzurra del Napoli e di uno in particolare:

Sicuramente, uno dei ricordi più belli è legato alla finale di ritorno della Coppa Uefa 1988-89. Giocavamo a Stoccarda, in casa di una squadra fortissima e davanti a tanti emigrati. Pareggiammo 3-3 ed io segnai anche un goal; vincemmo la Coppa e regalammo una grande gioia ai nostri connazionali. Ma non posso dimenticare lo scudetto vinto con il Napoli nel 1987, un’emozione forse irripetibile, perché è stato il primo e perché l’ho conquistato nella mia città .La cosa bella quando si ottiene un risultato è festeggiare! E noi festeggiammo per tanto tempo! Ho vinto ancora diversi scudetti, ma quello per me resta il ricordo più importante, proprio per come fu vissuta quella vittoria, per la gioia, la felicità con cui fu accolto quel successo. I giornali lo descrissero come il riscatto di Napoli. In effetti, andare sui campi di Juve, Milan, Inter e dettare legge era una bella soddisfazione, per tutta la città.

La fame di vittorie in casa Juve è sempre stata ai massimi livelli, ma si è abituata troppo bene in campo nazionale, come traspare dalle sue parole:

Riuscire a vincere la Coppa Campioni è importantissimo per la carriera di qualsiasi calciatore, oltretutto, come dicevo, qui a Torino l’euforia per gli scudetti passa abbastanza in fretta: il sogno dei tifosi bianconeri è sempre la coppa, proprio per questo sono felice di aver fatto parte di quel gruppo.

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