PostIT - n.48

La realtà virtuale è una grande conquista della modernità: il progresso tecnologico ci permette, infatti, di creare e vivere esperienze sempre più immersive e coinvolgenti. Non si tratta più soltanto di immaginare luoghi, situazioni e personaggi attraverso articolate descrizioni in chat, ma di immergersi in universi virtuali che non hanno bisogno di testi scritti per essere immaginati da chi ne fruisce, che hanno quasi la potenza e la forza di un'esperienza reale: possiamo simulare un volo o un'avventura fantastica, un meeting di lavoro o un viaggio ai confini del mondo; tutto ciò, coinvolgendo i fruitori con immagini vivide e a 360 gradi, con suoni e rumori in tempo reale, con meccanismi di azione e reazione basati sulla fisica, persino con strumenti in grado di restituire sensazioni di dolore e piacere. L'obiettivo è quello di assottigliare, nel tempo, il divario esistente tra l'esperienza reale e quella virtuale, arricchendo progressivamente quest'ultima di nuovi dettagli e nuovi input. Le potenziali applicazioni della realtà virtuale non si limitano, peraltro, al solo universo dell'intrattenimento, aprendosi a ventaglio fino a toccare, ad esempio, l'ambito dell'educazione e della formazione, quello della medicina e della riabilitazione. Dietro la grande potenzialità di questa tecnologia, però, si cela un velato problema etico, una riflessione – molto popolare nel mondo della letteratura e del cinema – sul tema della realtà: cosa può essere considerato reale e cosa non può esserlo? Può un'esperienza virtuale essere alla pari di una reale?

"Pensare che non esistano verità può spaventare, può sconvolgere il fatto che "tutto ha un senso nella testa si chi lo pensa". Perciò non rimane che prendere le varie verità e vederle incrociarsi come se fossero un miliardo di rette che si incontrano in unico punto, quel punto di mezzo dove non è facile rimanere in equilibrio però sarebbe opportuno almeno provarci, invece che chiudersi nel proprio castello di verità assolute."

In una società fatta di pregiudizi bisogna cercare di liberarsi da essi e prendere possesso della libertà di pensiero di ognuno; bisogna ricordarsi di scrivere innanzitutto per se stessi, cercando di non assecondare le influenze esterne. Un flusso filosofico di coscienza sulla scrittura e ciò che muove le molle dell'ispirazione.

Non tutti sono consapevoli che lo sci agonistico sia uno sport difficilissimo per svariati fattori. @chabertonvideo ci elenca i momenti più importanti che possono decretare la vittoria o la perdita di una gara per uno sciatore. Pensate che la velocità media di uno slalom gigante è di circa 70 km/h e per il super G si va oltre i 100 km/h. La partenza è importantissima in quanto lo sciatore deve partire quando il giudice inizia il conto alla rovescia (e fino a qui niente di strano) ma, lo deve fare solo tra il “meno 3” e 3 secondi dopo il via. Se lo sciatore parte al di fuori di questi 6 secondi di tempo, viene squalificato. Una volta partito, l’atleta deve catapultarsi in avanti per riuscire a guadagnare qualche secondo e, durante la gara, deve evitare disequilibri laterali e frontali in quanto, anche ai minimi, rischierebbe di cadere. Lo sciatore deve evitare anche i pali, stare attento ai dislivelli della neve e alla sua visuale che può cambiare a causa di diversi fattori. @chabertonvideo ha creato un video per noi con una raccolta delle cadute della stagione invernale. Nessuno si è fatto male!

@gianluccio ci sorprende sempre con i suoi racconti, e oggi lo fa raccontando della nostra piccola ma già grande comunità, creatasi poco per volta. Questa comunità che ha voluto dar volti ai nomi e che il 7 aprile sì è voluta incontrare nella Capitale Romana. Un raduno di pochi, per la maggior parte romani che hanno dato vita ad una splendida serata dal sapore social.