L'Islanda è il Paese più paritario del mondo? Le donne non ci credono e scioperano (by @kork75)

Il 24 ottobre 2023, l'Islanda ha assistito a uno sciopero storico delle donne e delle persone non binarie, che hanno protestato contro il divario salariale e la violenza di genere. Lo sciopero ha coinvolto decine di migliaia di persone, tra cui la prima ministra Katrín Jakobsdóttir e varie ministre del suo governo. Scuole, negozi, banche, ospedali e trasporti pubblici sono stati paralizzati per 24 ore. Ma quali sono le ragioni di questa mobilitazione? Quali sono le rivendicazioni delle donne islandesi? E quali sono le conseguenze e le prospettive di questo movimento?

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Oggi, l'Islanda è considerata il Paese più paritario del mondo, secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie a una lunga tradizione di lotta per i diritti delle donne, che si è espressa in momenti storici come il primo sciopero femminile del 1975, che portò all'elezione della prima donna presidente di un Paese, Vigdís Finnbogadóttir, o l'introduzione della legge sulla parità salariale nel 2018, che obbliga le aziende a certificare che pagano ugualmente uomini e donne a parità di mansioni. Nonostante questi progressi, le donne islandesi continuano a subire discriminazioni e violenze nel lavoro e nella società. Secondo i dati ufficiali del 2022, il divario salariale tra uomini e donne è ancora del 10%, ma in alcune professioni arriva fino al 21%. Le donne islandesi denunciano anche la mancanza di riconoscimento e valorizzazione del lavoro domestico e di cura, che ricade prevalentemente su di loro. Un altro e più drammatico resoconto riporta che i casi di stupro e femminicidio sono in aumento. Per queste ragioni, le donne hanno deciso di organizzare uno sciopero generale di 24 ore, ispirandosi al modello del 1975. Lo sciopero è stato sostenuto da sindacati, associazioni, partiti politici e personalità pubbliche.

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Le immagini delle manifestazioni a Reykjavík e in altre città hanno fatto il giro del mondo, mostrando la forza e la determinazione delle donne islandesi. I critici dello sciopero sostengono che l'Islanda è già il Paese più paritario del mondo, e che le donne non hanno motivo di lamentarsi o di protestare. Secondo questa visione, lo sciopero sarebbe solo una forma di vittimismo o di estremismo femminista. Questi argomenti sono deboli e fallaci, perché si basano su una visione distorta e superficiale della realtà islandese. Innanzitutto, il fatto che l'Islanda sia il Paese più paritario del mondo non significa che sia il Paese perfetto, o che non ci siano margini di miglioramento. Al contrario, significa che l'Islanda ha una responsabilità e un'opportunità di dare l'esempio e di promuovere la parità di genere a livello globale. In conclusione, la mobilitazione del 24 ottobre 2023 è stato un evento storico e significativo, che ha messo in luce le sfide e le aspirazioni delle donne islandesi e delle persone non binarie. E se per ventiquattro ore tutte le donne italiane, solidali e compatte come le islandesi, senza concedere il minimo spiraglio alle defezioni, scioperassero? Cosa succederebbe? Pensiamoci un momento: cosa succederebbe veramente se tutte le donne, ma proprio tutte, incrociassero le braccia dalle sette della mattina alle sette del giorno dopo? Sarebbe meraviglioso.