Il ruolo dello scrittore

in #writing5 years ago

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Autore a  chi?

Tra empatia e rilettura


    Il ruolo dello scrittore  

Fermandosi a riflettere sul ruolo contemporaneo dello scrittore vengono subito in mente un paio di riflessioni che probabilmente fino a 50-100 anni fa al massimo non sarebbero state necessarie.
La prima è che oggi la quantità di autori in giro per il mondo è letteralmente enorme. Tutti in un certo senso possiamo definirci formalmente degli autori.
Lo è di certo chi scrive un romanzo di successo ma anche chi un romanzo lo scrive senza riscuoterne.
Ma anche un giornalista è un autore cosi come uno sceneggiatore o un paroliere musicale ad esempio.
Di certo anche io che sto scrivendo questo post posso definirmi autore cosi come voi che oggi state leggendo e che magari fra qualche ora posterete un vostro articolo.
Un blogger è autore.
Un curatore di una pagina facebook riempita con testi scritti di proprio pugno può di certo definirsi autore.
Per la Treccani autore è "colui il quale è artefice o promotore di un progetto, una proposta ecc" e dunque chiunque di noi voglia cimentarsi nella scrittura è di fatto un autore di un particolare scritto ovvero scrittore.
Siamo dunque circondati da scrittori formalmente e sostanzialmente.
Senza entrare nella complessa disamina della qualità della scrittura di un blogger improvvisato o di uno scriteriato ma appassionato curatore di una pagina social possiamo dire di vivere in un mondo di scrittori.
Rispetto ai secoli scorsi dunque il numero è aumentato e scrivere non è più solo un affare per un'elitè di pochi intellettuali.
La rivoluzione tecnologica degli ultimi 30 anni ha introdotto questa nuova tendenza, questa nuova forma di espressione altrimenti circoscritta a pochi cocciuti e talentuosi esseri umani. Grazie al web oggi tutti possiamo dire la nostra, curare la nostra pagina, coltivare le nostre passioni in forma scritta.
Nessuno ce lo impedisce e nessuno può davvero fermare la nostra voglia di trasmettere qualcosa attraverso le parole.


La descrizione inizia nell’immaginazione dello scrittore,

ma dovrebbe finire in quella del lettore.


Empatia vs Anarchia---


Nella mia breve esperienza da blogger ho imparato che per quanto ognuno di noi scriva, in fondo, per se stesso è fondamentale l'interazione che si ha con il proprio "pubblico" con la platea di lettori che affolla o meno i propri post.

Commenti, discussioni anche solo il seguito che un lettore dimostra servono ad accrescere o affossare la propria voglia di scrivere.
Ed è in questa sottile linea che separa lo scrivere per se stessi e lo scrivere per gli altri che probabilmente risiede il vero valore da attribuire alla scrittura e di conseguenza ad uno scrittore in qualsiasi forma esso si manifesti.





Numerosissime sono le volte in cui ad un articolo seguono commenti elogiativi, interessati e compiaciuti da parte dei lettori. In quel caso si instaura una sorta di empatia fra scrittore e lettore, empatia che tuttavia preclude quel valore aggiunto che ogni scritto vorrebbe, e forse dovrebbe avere.
Viceversa sono meno frequenti i casi in cui un articolo scateni una discussione articolata a caccia di nuove interpretazioni, alternative e punti di vista. Quello scritto assume un valore più anarchico in un certo senso, come un sasso in uno stagno pronto a smuovere le acque.





Fatte queste premesse vien da chiedersi quale sia il ruolo a cui un autore dovrebbe aspirare.
E' più gratificante scrivere per sollevare domande in chi legge o scrivere per catturare il lettore attraverso qualcosa a lui familiare?


Dato un particolare argomento ci sarà sempre chi la penserà in maniera simile e chi in maniera opposta. I primi empatizzeranno con il lettore sentendosi meno soli al mondo, i secondi contrasteranno la proposta dello scrittore portando in piazza il loro punto di vista. Nel secondo caso sarà tutto meno rassicurante ma ne verrà fuori qualcosa in grado di portare, potenzialmente, a qualcosa di nuovo, di diverso, di ampio respiro.
Ma aldilà della dicotomia fra lettore assertivo ed il suo opposto quello che dovrebbe chiedersi ogni autore è quale è il ruolo che egli vuole assumere nei confronti di chi legge.

Un autore deve raccontare qualcosa ma, forse, deve sapere soprattutto offrire punti di vista nuovi e spunti di riflessione. Senza di quelli perchè leggerlo? Perchè leggere un post piuttosto che un altro? Perchè scegliere un giornale rispetto ad un altro? Perchè quel sito specializzato piuttosto che altri? Perchè quel romanzo piuttosto che quell'altro?

A meno che non si tratti di articoli personali o divulgativi o tecnici quello che un autore dovrebbe sempre cercare è proprio quello che il lettore non sa di voler leggere ancora.
Forse è li il segreto della mutua soddisfazione, nel riempire quegli spazi lasciati vuoti da miriadi di articoli, romanzi e sceneggiature nate per voler navigare nella comfort zone del lettore, per rassicurarlo e coccolarlo.
Riuscire ad insinuarsi in queste pieghe può essere molto difficile ma anche molto appagante. Sapere di essere riusciti a risvegliare qualcosa, costruire qualcosa, creare qualcosa dal nulla può dare molto entusiasmo sia a chi legge che a chi scrive e forse in quel caso la parola autore assumerà un significato qualitativo oltre che formale.


Nell'epoca in cui tutti facciamo scivolare i nostri pensieri sulla carta virtuale del web è probabilmente il caso di iniziare a pensare a nuove modalità di narrazione che prevedano a volte un necessario salto nel vuoto per approdare in quelle terre ignote e desolate dove creare da zero un nuovo mondo, reale o virtuale che sia.





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Perso tra le montagne di Twin Peaks mi ritrovai ad Albuquerque dove un furgone mi trasportò a Westeros e a Westworld successivamente dove ritrovai una cabina telefonica inglese con un Dottore pronto a giocare a Basket o a Calcio con me e a parlare di sociale, politica, futuro, persi come fossimo sull'isola di Lost.


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Leggere i miei post può creare dipendenza!


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Guagliù la gente qui vuole vedere la pecunia. Come direbbe Lino Banfi, parliamo "papele papele": non gliene frega più un cazzo a nessuno (personalmente me ne dispiaccio assai) di stare a menarselo a vicenda con commenti e commentini. Siano essi seri, scherzosi, realmente sentiti o "fatti tanto per"...

Sono settimane che sto scrivendo un romanzetto. Se non fosse per @kork75 affermerei che, a parte il curatore di turno di spi, non lo sta leggendo nessuno. Ok, direte voi, magari fa schifo, o magari non interessa la narrativa, per questo non lo legge nessuno. A me però non sembra sia così illeggibile, ho visto di peggio, ma tant'è...

Un altro esempio: stavo scrivendo un saggio storico a puntate, tema "Banda della Magliana" (di cui fra l'altro dovrei ancora scrivere la quinta ed ultima parte). Personalmente non mi sembra un argomento poco interessante, anzi. È ahimè storia d'Italia e fra noi è pieno di romani. Risultati interattivi: di nuovo poco e niente.

CONCLUSIONI:

O sto sul cazzo io (il che può essere), o quello che scrivo è così davvero poco interessante (ma a sto punto mi viene da chiedermi cosa possa esserlo), oppure l'italiano medio di questa piattaforma non legge un cazzo qui e al di fuori di qui. Almeno finché il controvalore in dollari dello steem rimane inferiore al dollaro e 50, s'intende.

Ps

Lo ammetto. Essendo io un essere umano provvisto di EGO come tutti gli altri, dal momento che non vedo interazione sotto ai miei post, di riflesso mi scappa la voglia di farla a mia volta sotto a quelli di terzi.

Eppure li leggo i post in italiano. Quasi tutti.

Saluti

Ti direi che alla maggior parte delle persone ormai interessano pochi argomenti...serie tv e calcio? Il resto si può anche non leggere. Credo proprio che ormai vada così.

Personalmente ho letto il tuo racconto (che ho trovato interessante e molto scorrevole) e la serie a puntate sulla banda (ancora più interessante e dal contenuto importante) però magari non ho commentato, così come la storia del caro @mad-runner, che a volte ho commentato.

Credo che per noi scrittori non ci sia soluzione a questo problema di interazione...perciò continuiamo a scrivere sempre e comunque per noi stessi.

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Che poi alla fine per me va bene. Nel senso: io scrivo per me stesso. Ultimamente poco, ma quando lo faccio è perché mi piace. Tutto il resto (reward e interazione) è di secondaria importanza. Però sarei falso se dicessi che non fanno entrambe piacere. Credo che questo pensiero valga un po' per tutti quanti noi. Certo è un peccato evitare di commentare, personalmente la vedo come un'occasione persa... Questo vale dal momento che il commento non è uno di quelli semi-spam che lasciano il tempo che trovano e non arricchiscono il post stesso.

Te lo porto in alto io, questo commento, molto vero e veritiero.

Personalmente, da 1 a 10, dove a 1 c'è il peggior testadicazzo ed a 10 l'amico della vita, tu per me sei ad un bel 9, ed in riferimento al tuo romanzo faccio pubblica ammenda perché è scritto molto bene ma per il mio livello di "tenuta mentale" è fuori portata, ho provato a leggerne qualche puntata, non volendo scrivere commenti a cazz ("tirando via la lettura") ho desistito, ma non significa assolutamente che non sia valido, anzi, il fatto che ripetutissimamente vieni premiato testimonia tutto il contrario, è un gran bel racconto, avrei più ragione di dubitare io di quello che sto ultimando, scarsissimi commenti, a parte quella santa di tua moglie che spesso mi ha commentato, ed una sola menzione nel post.it, segno che neanche la critica gli è favorevole....

Mi suona sempre più famigliare una frase, "scriviamo per noi stessi.....", ciao caro Fabio

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Grande Mad, sono d'accordo: scriviamo per noi stessi. Anche perché se dovessi scrivere solo ed esclusivamente per far piacere agli altri, non saprei proprio cosa inventarmi, nel dettaglio. Sembra che interessi poco o niente, ultimamente.
Come dicevo prima, però, è inutile nascondersi dietro a un dito, è inutile negarlo: oltre alle belle reward di una volta (che io ho soltanto appena sfiorato), farebbe piacere almeno l'interazione, se non altro. Sarebbe un bell'incentivo ad andare avanti, me la farei bastare. Anzi, sarebbe per me forse più importante della reward in se stessa (che comunque ci vuole).

Nel momento stesso in cui un autore posta o pubblica un articolo si offre al "fuoco incrociato" di violenti commentatori volgari e minacciosi. Personalmente commento solo se (come in questo caso) ho riscontrato che i lettori sono generalmente maturi, consapevoli e ben educati. Alcuni siti di news sono stati costretti ad eliminare la sezione dedicata ai commenti per i contenuti pieni di insulti rivolti alle persone ed alla grammatica. Forse hanno fatto bene. I lettori sono liberi di elaborare un nuovo testo (se ne sono in grado) e di rivolgersi a qualcuno che lo pubblichi (se lo trovano). Inoltre è facile esprimere delle opinioni che trovino tutti d'accordo, ma è anche altrettanto inutile.

Vista la mia attuale condizione soprattutto psichica, trovo difficile leggere post di buona lunghezza come quello che hai appena fatto tu, sei riuscito con un linguaggio chiaro e diretto ad elaborare contenuti che hanno attirato e tenuta desta la mia attenzione.

Mi sono fatto effettivamente alcune delle domande che hai elencato tu, soprattutto nel caso dell'ultimo racconto che sto ultimando, in quanto a livello di commenti è stato molto scarso.

Non ho voglia né tempo di controllare se c'è un ulteriore calo generale di interazione, oppure se non sto minimamente incontrando le aspettative dei miei potenziali lettori, forse c'è un errore di valutazione da parte mia, in quanto lo ritenevo valido e coinvolgente.

Concordo con quanto da te affermato sul fatto che ci sono post o argomenti di rottura, che scatenano reazioni contrastanti, a volte sono andato su tematiche che hanno effettivamente provocato contrasti, se le critiche sono costruttive sono sempre ben accette.

Sono rimasto un po' perplesso ultimamente dal riscontro del tuo contest sui desideri, ormai la scadenza è prossima e se non sono completamente rimbecillito dovrei essere ancora l'unico partecipante, lo ritenevo come lo ritengo tuttora valido e gradevole, sono rimasto spiazzato.

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