La rissa

in #writing5 years ago (edited)

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Mio padre mi diceva sempre: “Se vuoi mangiare bene a buon prezzo, guarda dove parcheggiano i camionisti.”

Mi ero fermato ad una trattoria in un paesino dell’astigiano.
Nel piazzale molti Tir e un piccolo branco di Harley Davidson.

Arrivavo da una buona vendita: avevo piazzato due enciclopedie Conoscere della Garzanti e una Fedele della Utet.
Mi concedevo una buona cenetta solo soletto.
Attorno il Natale stava arrivando: luminarie, pini agghindati e luccicanti, pupazzi di neve con una carota per naso, mentre Jingle Bells e White Christmas ti coccolavano, ricordando infanzie felici.

Era il 15 dicembre del 1972.

Dentro la trattoria l’umanità si era sbizzarrita.

Ad un tavolo cinque camionisti si nutrivano allegramente di agnolotti e bolliti, sorseggiando barbera da un bottiglione.
Avevo riconosciuto i camionisti dal fatto che portavano ai piedi grosse ciabatte, calzate per far riposare e respirare i piedi nella pausa cena.

In un altro tavolo una decina di giubbotti di pelle Harley Davidson ingurgitavano salumi e birre doppio malto, scandendo il piacere con rituali rutti pantagruelici.

In un tavolo alla finestra c’erano tre tipi singolari: un prete col suo bel vestito nero e colletto bianco, un giovane nano sorridente e uno spilungone dal naso aquilino.
Nell’angolo una coppietta romantica sembrava assorta nel proprio paradiso non ancora perduto.
Lei indossava una maglietta giallo canarino molto attillata, lui una maglia blu da marinaio e jeans Levi’s, abiti comprati sicuramente nei carruggi di Genova.

Uno dei camionisti dagli occhi azzurri e la fronte alta raccontava agli altri la sua fantastica scoperta musicale.

"Il Baglioni ci ha sparato una canzone che è una figata! Sapete, un amore un po’ nostalgico, sai, un ragazza che ti ha lasciato dentro qualcosa che tu non hai capito subito…mi è successo, un’estate con una tipa tutta tranquilla…è finita presto…ma ogni tanto me la ricordo…titolo, “Questo piccolo grande amore” e dice così: quella sua maglietta gialla tanto stretta al punto che m’immaginavo tutto e quell’aria da bambina…”

Al tavolo degli innamorati persi, il ragazzo passò le mani fra i capelli della ragazza e lei sorrise quasi timidamente, guardandosi attorno vergognosa.

“Ma a te non piaceva il De Andrè?”
“Quello è il capo di tutti, ma questa è giusta! Sentitela! La trasmettono tanto! Mi sono incantato, a momenti sbagliavo strada…”

“Fina.” Una voce parlò dal tavolo dei giubbotti Harley Davidson.

Tutto si fece silenzio.

“Cosa?” disse l’appassionato di Baglioni.
“Non è gialla la maglietta, è fina. Dice così la canzone: quella sua maglietta fina.”
“E’ arrivato l’esperto di Baglioni.”
“No, a me piacciono Patty Pravo e gli Stones. Ma quella canzone la conosco: maglietta fina. Ti sei fatto confondere le idee da quella ragazzina laggiù. Ehi ragazzo! Tieni d’occhio il camionista! È un maniaco. Gli piacciono le ragazzine.”
“Stronzo! A te piacciono quelli che ce l’hanno duro!”
Una sedia volò e spazzo il tavolo degli Harley, colpendo il fan di Patty.

Tutti avevano bevuto un po’ troppo.

Al banco, il boss gridò: “Fermi! Fuori! I vostri problemi ve li risolvete fuori di qui!!”
Parole al vento.
I giubbotti si alzarono all’unisono, come in una coreografia ben studiata e si gettarono sui robusti conduttori di tir.
Volarono pugni e volarono ciabatte, si ruppero i vetri e le stoviglie scapparono in fretta.
Un tirapugni spuntò d’improvviso e mandò a dormire uno dei camionisti.
Ma gli altri tre erano giganti della strada e scagliarono due motorunners fuori dalla finestra.

Intanto il ragazzo stava baciando delicatamente la sua donna, mentre la sua mano si insinuava circospetta sotto la maglietta giallo canarino.

Il prete balzò su: “Porgi l’altra guancia! Non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te!”
Mentre così sentenziava, abbassò in fretta la testa evitando per un pelo un piatto di spaghetti che peraltro finirono in faccia allo spilungone che gridò “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza!” .

Un altro motociclista sveniva per un colpo basso e lo spilungone sussurrava. “Perdete ogni speranza voi che entrate!”
Il giovane nano era saltato sul tavolo e saltellava tutto contento battendo le mani.
Un camionista precipitò ai piedi del prete che urlò: “Alzati Lazzaro!”
Il camionista forse non aveva molta fede perché rimase come un sasso a dormire sonni agitati.

Io prudentemente mi ero allontanato col mio piatto di agnolotti al sugo di brasato, rifugiandomi dietro il bancone insieme al costernato padrone che scuoteva mestamente la testa.

Intanto la ragazza aveva allontanato la mano del giovane impertinente, pur guardandolo con occhi di acqua.
Li vide il prete che sussurrò “Sesto, non commettere atti impuri” a cui seguì lo spilungone “Amor ch’a nullo amato amar perdona…”

Volavano ancora sedie, si spezzavano tavoli su schiene potenti, schiaffi e pugni rimbalzavano da una mandibola all’altra, testate di ariete e strette mortali da lasciar senza fiato.
Finalmente il tutto si placò.
Erano tutti sparsi doloranti, alcuni immobili, altri con lievi movimenti impercettibili.

Rimanevano in piedi, barcollanti, i due contendenti originari.

Si guatavano biechi e torvi

Fu lì che vidi comparire la cuoca con un 45 giri.

Lo mise sul piatto del giradischi e si diffuse il canto della discordia.

Quella sua maglietta fina
Tanto stretta al punto che m'immaginavo tutto
E quell'aria da bambina
Che non glie'ho detto mai ma io ci andavo matto
E chiare sere d'estate, il mare, i giochi, le fate
E la paura e la voglia di essere nudi
Un bacio a labbra salate, un fuoco, quattro risate
E far l'amore giù al faro
Ti amo davvero, ti amo lo giuro, ti amo, ti amo davvero.

“Porca…avevi ragione tu. E’ fina la maglietta.”
“Il costo dei danni ammonta a circa 200.000 lire. Chi paga?” sentenziò il padrone del vapore.
“Pago io.” Sbottò il camionista
“Io partecipo. Ti ho provocato.” Mormorò il motociclista, sputando un molare.
“Io ti pago anche le birre.”
Il nano era felice e saltellava ancora sul tavolo facendo allegramente tintinnare le posate.
“Senti, Harley. Hai sentito “Piccolo uomo” di Mia Martini?”
Il nano non sorrise più e gridò “Ehi! Mi prendete per il culo!”
“Vieni, che ti offriamo da bere!”

Il disegno è dell'autore.

Con questo racconto partecipo a Theneverendingcontest. https://steemit.com/ita/@spi-storychain/theneverendingcontest-n-27-s2-p6-i1-contest con argomento proposto da @pawpaw

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Mai banale @sbarandelli.
Ma che cacchio di gente c'era? 😂
Ah...Le enciclopedie, che tempi!

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Grazie! già, le enciclopedie cartacee...


Questo post è stato condiviso e votato dal team di curatori di discovery-it.

Una vicenda ricca, con colpi di scena, brasato e colori. Degna sceneggiatura per un film all'italiana.

Grazie! Ciak! si gira!

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Ah @sbarandelli, le tue scene sono sempre mitiche!!

Colpi di scena si rincorrono nella mia testa! Grazie, cari @road2horizon

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Bellissimo 😜 ero completamente dentro la " baraonda" a schivare piatti e sedie che volavano da una parte all'altra🤜😁 Gran bel racconto!

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Grazie caro @kork75!

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Ma da dove ti vengono certe idee?! Mi hai fatto sganasciare!!! :-DDD

Ciao! Anch'io mi chiedo da dove ci vengono le idee...grazie!

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Sei il numero uno!!

Posso solo dire: grazie! Mi fai arrossire...essendo io un pò pallido, è un'impresa!

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