L'ultimo treno

in #writing5 years ago

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Lo sapevano.
Lo sapevano da alcuni giorni.

Quelli erano gli ultimi due treni, il treno P 473 e il treno I 374.

Erano rimasti in duecentocinquantadue.

Ognuno era chiuso nei propri pensieri, pensieri molto reconditi, a volte vaghi.
Ognuno tremava dentro il cuore, chi più chi meno.
La tensione si poteva tagliare col coltello.

Sulla banchina dell’attesa i viaggiatori erano sparpagliati qua e là.
Alcuni erano riuniti in piccoli gruppi, altri solitari, altri a coppie.
Alcuni erano seduti nella sala d’attesa della Stazione.
Erano arrivati un anno prima, nel giro di una settimana, e si erano accampati nella Stazione.
All'inizio, erano diecimilaventiquattro.

I Responsabili della Stazione li avevano accolti con serietà e li avevano informati della procedura.

Sarebbero stati sotto osservazione per un anno circa e poi sarebbero stati smistati sui due treni.
In quegli ultimi giorni il folto gruppo si era assottigliato ed erano rimasti loro, duecentocinquantadue.
Era la resa dei conti.

Il primo treno, quello su cui tutti avrebbero voluto salire, sarebbe arrivato tra circa un'ora, puntuale come il sole.

Una coppia di uomo e donna parlottava fitto fitto.

Marta e Dario

“Non so se salirò sul primo treno, Marta”
“ Perché? Sei uno a posto, Dario, non hai fatto niente di male.”
“ Mi dispiace…temo di avere qualche scheletro nell’armadio…non mi faranno salire. Ma sono contento che tu ce la faccia.”
“Si…lo spero…”
“Cosa vuoi dire?”
“Non so…anch’io ho qualcosa da farmi perdonare…l’avvocato mi ha detto che non è niente di grave…”
“Allora?”
“Sento ancora del rancore dentro di me…verso quella mia amica a cui ho rubato un portafoglio, buttandolo nel fiume, perché aveva fatto la spia e mi aveva fatto beccare dal professore…”
“Banalità…piccolezze…”
“Non è una questione di grandezza dell’atto negativo, ma di quello che nel profondo io sento e percepisco, di quanto mi dispiace realmente. “
“Cosa dovrei dire io…”
“Ma cosa hai fatto?”
Dario si chiuse nel silenzio e non rispose alla domanda. Si allontanò, sedendosi su una panca e prendendosi la testa fra le mani. Fece solo un sorriso mesto a Marta.

I tre fratelli
C’erano i fratelli Melville da Pittsburgh, Robert, Frank e Little Caldwell.
“Ehi! Little! Ci faremo delle birre celestiali! Delle bevute mitiche!”
“Si! Io, la birra scura!”
“Io voglio solo Vodka!”
“Frank, sei sicuro che saliremo sul treno P 473?”
“Tu certo, Little. Sei una pasta d’uomo. Non a caso hai fatto il panettiere.”
"Grazie..."
“Io temo di prendere quello dopo. Non ho tutti i dati esistenziali cablati in regola. Nel 2001 ho fatto quella cosa, dell’auto, che guardavo lo smartphone. Quanto mi è dispiaciuto…”
“Quell’anno però hai aiutato all’ospedale, i malati terminali…”
“Si…e ho capito tanto della mia vita…però lo facevo anche per farmi bello davanti agli altri…non so veramente se ero altruista oppure egocentrico…”
“Sei sempre stato complicato…”
“E’ per questo che ho dei dubbi…”
“E tu, Robert?”
“Ho voglia di vedere mamma…ho sempre agito per poter vedere mamma un’altra volta…”
“Ce la farai…”

Ci fu l'Annuncio.
“L’arrivo del Treno P 473 è previsto fra 1 ora e quattro minuti. Mettersi in coda.”

Era una lunga fila che terminava ad un bivio, sulla banchina.

A questa diramazione, c’erano tre Responsabili in giacca e cravatta bianca.
Avevano un unico registro e vari IPad su cui controllavano nomi e cognomi.
Uno dei responsabili aveva uno strano strumento che teneva sollevato in alto: era il Rilevatore, fatto con una lunga impugnatura sottile che sosteneva un disco azzurro luminoso che mandava deboli squittii e altri segnali sonori.

I viaggiatori venivano divisi in due gruppi, quelli del Treno P 473 e quelli del Treno I 374.

Fu il momento di Marta e Dario.
Marta venne avviata al treno P 473 e Dario fu destinato all’altro treno.
Ora si trovavano in due banchine diverse.
Si guardarono con le lacrime agli occhi.
“Dario!”
“Marta…stai tranquilla sono contento per te…mi dispiace per quello che ho fatto…solo ora ne sono pentito…”
“Dimmi. Cosa hai fatto?”
“Sono io che ho ammazzato tuo fratello…”
“Tu?? Ma perché?”
“Ero geloso del tuo affetto per lui…mi dispiace, Marta…”
“Non ce l’ho con te…io ti perdono…il tuo amore è sempre stato estremo…”
“Grazie Marta…ora salirò sul treno che mi merito…è giusto…ma sono vuoto ora…vuoto di ogni sentimento di odio per lui…rimane solo la luce del mio amore per te…non meritavo neanche te…”
“La vita è un bagliore di origine sconosciuta: la morte, la vita, l’omicidio sono piccoli vagiti intermittenti in un silenzio abissale pieno di rumore compresso…”
“ Non ho mai capito molto della tua eletta filosofia, ma sento pulsazioni di grande sentimento primordiale…mi dispiace sinceramente che nei meandri del mio agire sia emersa questa lancia acuminata…che ha posto fine alla vita di tuo fratello…mi dispiace dal profondo del mio animo smarrito…”

Alla parola smarrito, il Rilevatore iniziò a emettere luce gialla e una specie di ululato dolce.

Due Responsabili si avvicinarono a Dario e gli sussurrarono qualcosa all’orecchio.
“Davvero?!”
Incredulo Dario fu accompagnato nella banchina di Marta.
“Marta, mi hanno detto che il mio pentimento è sincero. Loro lo sanno. Sanno più di quello che so io di me stesso.”
“Dario, ti aspetta una nuova iperesistenza.”
“I gorghi sono finiti.”

E arrivarono i tre fratelli.
Fu proprio Little Cladwell ad essere escluso dal P 473.
“Ehi Little! Cosa succede?”
Frank si rivolse ad un Responsabile.
“Ci deve essere uno sbaglio. Sono io che devo andare di là…prendete me…quell’IPad deve essere obsoleto.”
Il responsabile lo guardò sorridendo in maniera solare ed enigmatica.
“Ti meriterai molta vodka alla Destinazione”
“Ma ne faccio a meno!”
Fu Little a interromperlo.
“Non c’è nessuno sbaglio, Frank. Tu non hai idea quanto cianuro ho messo nel tuo pane, nel corso degli anni…a piccole dosi…e poi quella letale…”
“Little, tu non sai quello che dici…”
“Nessuno sbaglio e lo rifarei…ah ah ah!”
Era una risata sghemba.
“Little, io ti voglio bene, sempre, come ad un…fratello…berrò la vodka alla tua salute.”
“Anch’io, Little…”
“Bravo Robert, nel tuo caffè mettevo veleno per topi…”
“Ecco perché il tuo caffè faceva schifo…non te l’ho mai detto…non volevo urtare i tuoi sentimenti…”
“Ma come parli? Urtare i tuoi sentimenti. Sono io che ti ho urtato!”

L’Annuncio.

“E’ in arrivo il Treno P 473. Salire con la calma e la disponibilità che vi contraddistinguono e buon viaggio!”
Il Treno P 473 arrivò nella Stazione.
Salirono i Viaggiatori destinati a quel Viaggio.

Nessuno si stupì quando, appena partito il Treno, i binari si impennarono e si sollevarono verso l’alto.
Il Treno P 473, in equilibrio geometrico sui binari imbizzarriti, scomparve nella Grande Nuvola da cui uscivano i Paradisiaci Raggi.

Frank e Robert si sporsero dai finestrini e agitarono i loro fazzoletti, salutando per l’ultima volta il loro caro fratello Little Caldwell, che per rimando fece loro il gesto dell’ombrello.

Qualche ora dopo arrivò il Treno I 374.

Ruttando e bestemmiando i Viaggiatori a quello destinati si assieparono alle porte, spingendosi, respingendosi, urlando, colpendosi, a parte qualcuno che, amorfo, si faceva trascinare dal flusso malefico.
E nessuno fece caso quando, partito il Treno, i binari si alzarono per un attimo e poi si conficcarono nella terra, aprendo un enorme varco buio, in cui si precipitò rombando il Treno I 374, l’ultimo treno.

Qualcuno penserà che questa sia la metafora pseudoteologica del Paradiso e dell’Inferno, in realtà è la nuova attrazione del Parco Giochi Disneyland di Parigi.

O no?
fine.

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I disegni sono dell'autore

Con questo racconto partecipo a Theneverendingcontest n.45 S5 - P9-l1

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Difficilmente mi fermo a commentare un articolo, in particolar modo ultimamente che ho ancora meno tempo del solito. Tuttavia di fronte a un racconto del genere non posso che esprimere ammirazione e farti i miei più sinceri complimenti, per citare un grande direi che hai la testa ch'è un brillante, hai sempre idee nuove e tiri fuori racconti sempre interessanti e mai scontati, complimenti davvero.

Grazie!! È stimolo per continuare a trovare idee nuove.

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