E mo vo buco sto pallone - LIKE A CRIME

in #writing7 years ago (edited)

A regazzì, e mo vo buco sto pallone.
A chi non è mai capitato di sentirselo dire, almeno una volta? Certo, magari non tutti abbiamo potuto godere del fantastico dialetto romano, ma in sostanza, il risultato non cambia.
Guagliù, mo vu bucu su pallune (RIGOROSAMENTE IN DIALETTO CUSENTINO) è più precisamente quello che avró sentito circa un centinaio di volte dal vecchietto del mio quartiere. Ho ricordi molto nitidi e delineati della mia infanzia, e devo dire di ritenermi molto, molto fortunato. Non posso certo lamentarmi, non sarebbe giusto nei confronti di quei poveri bambini che veramente passano giorni senza mangiare.
Sin da quando avevo cinque anni, ho avuto una grande passione: il calcio. Ma non quello che si vede oggi in tv, badate bene; quello è un semplice spettacolo, che viene spesso manipolato, guidato e studiato a tavolino, e chi più ne ha più ne metta. Ho sempre avuto la passione per quelle partite che iniziavano alle 16:00, rigorosamente dopo aver fatto i soliti tre/quattro problemi di matematica, altrimenti la mamma non mi faceva vedere la luce del sole manco dal balcone, e terminavano "quando non ci vediamo più". Cosa ci serviva per dar vita a queste partite? Quattro mattoni/pietre/felpe per riuscire a formare due porte, un pallone, e nient'altro che una porzione di spazio, indifferente tra erba/terra/sabbia/asfalto.

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[Fonte-lanuovaprovinciadibiella.it]

Così, sistemate le felpe, fatte le squadre, si decideva come disporsi in campo. "Decidere", si come no. Si iniziava praticamente la guerra austro-ungarica per chi NON dovesse andare in porta:

  • Il pallone è mio, quindi non ci vado;
  • Io sono il più grande, quindi non ci vado;
  • Io ci sono stato ieri, quindi non ci vado;
  • Io ho male alla mano, quindi non ci vado

Alla fin fine, purtroppo (o per fortuna?!) in porta ci finiva sempre lo scarso di turno. Iniziavano cosi le battaglie, 8 bambini a correre all'impazzata dietro un pallone, rigorosamente supersantos, che prendeva direzioni sempre diverse, dettate dalla forma sempre diversa del pallone con cui si giocava.

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[Fonte-flickriver.com]

Dalla guerriglia per la riconquista della palla, se ne usciva quasi sempre vittorioso il buon Tonino, ragazzino del mio quartiere, con qualche anni in più di noi. Sfruttava a suo favore quei 10/15 kili in più per farsi spazio, ed implacabile si involava verso le due felpe poste a terra; il problema, signori, è che Tonino era veramente, esageratamente SCARSO. Non me ne vogliate se magari risulto cattivo, ma credetemi, quel bambino tutto avrebbe potuto fare, tranne che giocare a calcio. Dopo questa piccola precisazione, possiamo tornare alla partita; Tonino arrivato a qualche metro di distanza, cercava il tiro in porta! Ed è in quel momento che la palpitazione prendeva piede in ognuno di noi, perché le conseguenze di quel tiro erano tre varianti:

  1. Faceva goal (0.1% di possibilità)
  2. Beccava in pieno il portiere, alternando faccia/stomaco/gioielli (49.9% di possibilità)
  3. Mandava il pallone nel cortile di zio Taniuzzu, il vecchietto di cui vi parlavo prima (50% di possibilità).

Ognuna di questa variante, aveva le sue conseguenze, ovviamente. Quando andava bene (anche a chi giocasse contro di lui, si intende) e riusciva a segnare, partiva con l'esultanza che manco Caressa nella finale dei mondiali del 2006. Quando beccava in pieno il portiere, partivano le meglio azioni in contropiede, lasciando il povero portiere di turno inerme per terra, tanto poi si rialza, e se non si alza, al massimo si ci pensa ad azione finita. Quando poi, per qualche macabro motivo, la palla finiva nel cortile di zio Taniuzzu, apriti cielo. Sembrava quasi aspettare il suo momento di gloria, per esordire con il suo quotidiano Guagliu, mo vu bucu daveru su pallune; spesso però non ne aveva il tempo. Il più vicino al cortile di zio Taniuzzu si reinventava Lupin III, ed in circa 4.7 secondi scavalcava e portava il pallone lontano dalla belva.
-Scusa zio Taniù, tiriamo più piano
-S'arriva torna ntru cortile, vi giuru ca un ci lassu nenti tradotto Se arriva di nuovo nel cortile, giuro che lo rendo inutilizzabile.
Ed ogni giorno, la stessa storia. Immaginate di vivere un costante loop; queste erano le giornate che trascorrevo per circa 9 mesi all'anno, tra le strade del mio quartiere. Un giorno, però, si varcò la soglia di sopportabilità del dolore per noi bambini del quartiere: Tonino spedì la palla nel cortile di zio Taniuzzu ed accadde l'impensabile. Il vecchietto si trovava proprio in prossimità della porta di casa, e non ci diede il tempo di recuperare la palla. Quel giorno, signori, ho assistito ad un vero e proprio crimine contro l'umanità:
Sguardo fiero e sicuro di se, sorrisetto spavaldo, braccio sinistro impegnato nel tenere il pallone, mano destra impegnata nel brandire il coltello con cui usualmente tagliava il pane....Il resto non ho la forza di raccontarvelo, scende una lacrima ancora oggi al solo pensiero!
V'avia dittu iu ca ancunu juarnu ci facia fà na brutta fine a su pallune! Vua un mi cridiati
(Versione italiana: Ve lo avevo detto che qualche giorno questo pallone avrebbe fatto una brutta fine! Voi non mi credevate).

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[Fonte-bepopradio.com]

Ricordo quel giorno come uno dei peggiori della mia infanzia; restammo tutti li, a veder compiere questo orrendo crimine, senza poter fare niente per rimediare! Partirono gli abbracci di consolazione e le condoglianze al proprietario del pallone; racchiusi in un unico abbraccio triste e sentito, per darci forza l'uno con l'altro. Avremmo potuto andar a prendere un altro pallone, sia chiaro, ne avevamo almeno uno a testa, ma quel giorno no. Quel giorno ci passò la voglia di giocare, eravamo troppo turbati. Il giorno seguente, ci ritrovammo tutti al solito posto, con le solite felpe per fare le porte, ma SENZA PALLONE. Nessuno, signori, aveva portato il pallone per paura che seguisse la sorte di quello del giorno prima, e nessuno aveva minimamente intenzione di rischiare il suo bene più prezioso. Ma sapete una cosa? Quel giorno accadde qualcosa di straordinario, quasi incredibile. Il vecchio, burbero zio Taniuzzo, vedendoci seduti li sul marciapiede, senza aver modo di giocare, ci fece un fischio ed esordì con un incredibile
S'ancunu juarnu mi rumpiti na finestra, vi rumpu a capu CS/ITA Se qualche giorno mi rompete una finestra, vi rompo la testa
Tranquillo zio Taniù, non giochiamo più che non abbiamo il pallone
E fu allora che il cuore di quell'uomo sì scongelò, forse per aver visto lo sguardo di dolore di ognuno di noi, e ci lanciò un pallone con cui giocare, che custodiva in una scura parte della sua proprietà.

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[Fonte-avellinesi.it]

Eravamo increduli, quasi diffidenti, come se fosse una trappola per poterci veramente spaccare la testa. Riprendemmo a giocare, cercando di spiegare a Tonino come si calciasse una palla senza rischiare di uccidere qualcuno, o di sfracellare qualche finestra. Ricordo quel giorno come la svolta; avemmo la conferma che anche zio Taniuzzu avesse un cuore. Ad oggi, cercando di darmi una spiegazione a quanto accaduto quel giorno, sono arrivato ad una conclusione:
Per quanto burbero potesse essere il nostro caro vecchio zio Taniuzzu, capì di aver fatto qualcosa di abominevole. A lui, infondo, faceva piacere sbirciare dalla finestra e vedere un branco di bambini cosi sorridenti e felici; e se il motivo di tanta gioia era un "semplice" supersantos, non voleva di certo essere lui la causa della nostra tristezza
In conclusione, quindi, sappiate che il Mo vo buco sto pallone, è uno dei crimini più abominevoli che possano esistere, non tanto per il gesto in se, ma per quanto causi nei bambini cosi innamorati del calcio, "quello vero, quello da strada", che nella loro innocente spensieratezza riempiono di risate e felicità le realtà di TUTTI i quartieri d'Italia, e del mondo.


[Fonte-Youtube]

Sort:  

Fantastico!

Grazie di cuore!!

Mi sono immedesimata talmente tanto che alla fine mi sono commossa! Grande zio Taniuzzo! Ho vissuto situazioni simili giocando a pallavolo ma mai e poi mai qualcuno ci ha davvero bucato il pallone😱

Se sono riuscito a farti immedesimare ho raggiunto il mio scopo 😂 Perché penso che a tutti siano capitate scene simili, ed è bello poterle rivivere, magari sotto gli occhi di un'altra persona. È stata una scena bruttissima, indelebile nella mia mente 😢 Grazie per aver letto ed aver apprezzato

Ci sei riuscito benissimo! Menomale che almeno c'è stato il lietofine!

Il problema alla fine è che l'Italia è un paese per vecchi e spazi per i ragazzi, che non possono permettersi campi di calcetto a pagamento, non ci sono.

Pienamente d'accordo. Pero c'è anche da dire che la partitella nelle strade del quartiere, tra ciottoli di pietra e le porte fatte con die felpe, ha il suo fascino.

Quando ero ragazzino non mi bucarono il "super tele" (pallone da pallavolo diffuso all epoca "ma me lo tagliarono letteralmente con un paio di forbici. Una rabbia! E senza nemmeno dirmi la frase, in nessun dialetto ahahahah

Che abominio 😂 Vidi quel coltello enorme squarciare in due l'amato supersantos. Una tristezza infinita per un bambino...

mitico superSantos, non credevo esistesse ancora...il SuperTele temo che non esista piu..comunque bel post, simpatico come nel tuo stile

Grazie grande Nic!! Ogni tanto bisogna farsi due risate...

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@zainbhatti

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