Avere o Essere: la sentenza [ITA]
Seconda ed ultima parte del racconto della settimana scorsa, che potete trovare al seguente link:
L'apparenza dell'essere, l'oggettività dell'avere [ITA]
C'era un silenzio innaturale in aula.
Un silenzio rotto solo dai lievi singhiozzi di Essere, che non aveva più smesso di piangere dalla sfuriata di suo marito pochi minuti prima. Il trucco cominciò a colare dai suoi occhi arrossati, mentre cercava di asciugarsi le lacrime con un fazzoletto di pizzo.
Avere, d'altro canto, era sprofondato nella sua sedia: la tensione lo aveva sfinito, gli ultimi minuti di silenzio lo avevano fatto invecchiare di dieci anni. La vista di sua moglie ed i suoi sommessi sussulti lo facevano visibilmente soffrire... il suo sguardo risoluto si era sciolto tra le lacrime della giovane donna, sostituito dai rimorsi di vergogna e pentimento.
Con un lento gesto di rassegnazione sciolse il nodo della sua cravatta, mentre lui e tutto il resto dell'aula fissavano col fiato sospeso il giudice.
Egli stava meditando con gli occhi socchiusi, accarezzando la sua folta barba bianca.
Il martelletto giaceva immobile sul tavolo - click for source
Aprì gli occhi di colpo, facendo trasalire l'ometto.
C'è un'unica soluzione a questa diatriba.
Disse il giudice.
Il mio verdetto è...
Puntò con un gesto imperioso il martelletto in direzione dell'omino, che fu quasi sul punto di svenire.
...COLPEVOLE! Il signor Avere è colpevole!
Come una bomba ad orologeria, l'aula esplose in un tripudio di commenti, sussurri, versi d'apprezzamento e persino un timido applauso. Avere cercò di recuperare le forze e fece per alzarsi, ma il giudice lo interruppe battendo il martelletto con così tanta forza da poter udire il legno incrinarsi. Tutti si zittirono istantaneamente.
Colpevole perché non si può rinnegare quello che siamo... non si può rinnegare la propria anima per nessuna ragione al mondo. Non si possono ignorare i propri pensieri o quelli degli altri, sputare sui sentimenti mettendo a tacere la nostra coscienza con l'unico scopo di ottenere beni materiali, agio, ricchezza... o l'illusione di felicità.
Il signor Avere era impietrito, la bocca aperta a metà nel tentativo di dire qualcosa che faticava ad uscire. Il suo sguardo si spostò su sua moglie, immaginando un sorriso trionfante dipinto sul suo volto... ma no. Lei aveva il viso poggiato sul banco degli imputati, il suo corpo era scosso da tremiti di sofferenza. Piangeva: piangeva con l'ingenuità di una bambina, piangeva senza vergognarsene... piangeva di dolore.
Il giudice continuò.
Ognuno di noi ha dei valori imprescindibili che giustificano la nostra esistenza e che motivano le nostre scelte... sono queste le cose importanti della vita. Essere sé stessi anche quando il mondo ci invita a fare il contrario, anche quando sembra controproducente... perché ogni scelta presa fuori dalla nostra etica si trasforma automaticamente in un rimpianto. Basandoci su questo principio, è da tiranni chiedere ad una persona di diventare qualcun altro solo per poterla tenere vicino a sé.
Avere sospirò profondamente e cominciò a raccogliere le proprie cose.
Per questo io condanno il signor Avere... a restare vicino a sua moglie. Allo stesso tempo accolgo il desiderio della signora Essere ed annullo l'istanza di divorzio
In un attimo fu il gelo.
Persino i singhiozzi della giovane donna si fermarono, mentre alzava lentamente gli occhi dalle sue mani, osservando incredula la situazione paradossale che si stava creando.
Il giudice si schiarì la voce.
Signori... se siamo qui è per portare giustizia, non per dare ragione ad una parte in causa o l'altra. Indubbiamente il Signor Avere ha avuto torto in passato, nel vano tentativo di cambiare la sua signora. Ma alla fine, non è anche quello che ha cercato di fare Essere? Anche lei ha cercato di convincere suo marito che il suo stile di vita era sbagliato, che doveva cambiare anche se il senso del dovere era così forte e radicato in lui. Io vedo un muro contro muro, dove le ragioni dell'anima e quelle del materialismo si scontrano senza che ci sia un vincitore. Ma una cosa riesco a vedere con questi vecchi occhi: vedo che siete ancora innamorati l'uno dell'altra.
Essere e Avere si scambiarono uno sguardo fugace.
Lei arrossì sulle guance, con ancora gli occhi lucidi; lui abbassò lo sguardo come faceva sempre quando lei lo fissava, tirando su col naso.
Dopo una breve pausa, il giudice riprese la parola.
Non è vero, signora Essere, che lei vorrebbe ancora stare con suo marito? Non è vero che questa richiesta di divorzio è stata solo un pretesto per mettere in chiaro, una volta per tutte, i vostri problemi?
Essere si alzò in piedi, spaesata.
Vostro onore... io non... mio marito mi ha... quello che...
Il giudice la fermò con un gesto della mano, e si rivolse all'omino.
Non è vero, signor Avere, che lei era perfettamente a conoscenza delle esigenze di sua moglie? Non è vero che ha cercato di tenere il punto arrivando qui in aula per puro senso di orgoglio?
Avere si alzò molto lentamente, pensieroso e con lo sguardo basso.
Signor giudice, vostro onore, io... ne ero a conoscenza, lo ammetto. Ma non è l'orgoglio ad avermi spinto ad entrare in quest'aula di tribunale. Tutto quello che ho detto oggi è vero: io non riesco a capire mia moglie e le sue scelte... ma di una cosa sono sicuro: questa situazione la sta facendo soffrire. Ed io non riesco a vederla soffrire. Speravo che questo divorzio avrebbe riportato il sorriso sulle sue labbra... ma sembra che non abbia funzionato.
Essere si portò a mano alla bocca, sorpresa.
Un accenno di sorriso sembrò nascere sul suo volto e fece per dire qualcosa, ma si interruppe. Un nuovo velo di tristezza le offuscò lo sguardo.
Riprese la parola.
Vostro onore, non credo che possa funzionare. Ci abbiamo provato in passato, abbiamo cercato di appianare le nostre divergenze ma non abbiamo mai raggiunto un compromesso. Ho paura che tutto si ripeta di nuovo...
Il giudice guardò entrambi con fare arcigno.
Forse non sono stato chiaro, signorina. Questa è la mia sentenza e non ammette discussioni. Se ci rivedremo di nuovo per lo stesso motivo nel prossimo futuro, sarà un'altra questione. Ma se posso permettermi... nessuno vi ha chiesto di raggiungere un compromesso o di appianare le vostre divergenze: piuttosto, fatele vostre. Rendetevi conto che siete due facce della stessa medaglia, che potete migliorarvi l'un l'altro senza che l'uno prevarichi l'altro. Voglio che sia ben chiaro, nessuno di noi potrà mai avere tutto ciò che desidera, e non si potrà sempre essere solo ciò che si vuole. Ma potete fare lo sforzo di essere felici.
L'omino e la ragazza si guardarono negli occhi a lungo, mentre la distanza che separava i due banchi degli imputati sembrava accorciarsi sempre di più. Fu lei a fare il primo passo: corse in lacrime verso il marito che la abbracciò con gli occhi lucidi.
Un lungo applauso esplose tra le mura dell'aula; ai quattro gatti presenti all'inizio si erano uniti un paio di curiosi, le due guardie del giudice ed una vecchietta che si soffiava il naso, commossa.
Essere ed Avere lasciarono l'aula di tribunale a braccetto, finalmente consci di essere indispensabili l'uno per l'altra.
Il martelletto risuonò furiosamente.
Vi prego signori, rendetevi conto che siamo ancora in un’aula di tribunale! Allora... i prossimi imputati sono il signor Volere e suo fratello, il signor Potere, per una diatriba sull'assegnazione di un'eredità.
Il giudice guardò l'orologio appeso al muro dell'aula con un lungo sospiro di rassegnazione.
...Che facciano il loro ingresso gli imputati.
...carina davvero! :)
Grazie :)
Bella!
Eheh grazie... in realtà il finale è un po' diverso da quello immaginato alla stesura della prima parte, forse un giorno farò uno spinoff come i film della Marvel.
molto bello, davvero!
Contento che vi sia piaciuto :)
Resteemed your article. This article was resteemed because you are part of the New Steemians project. You can learn more about it here: https://steemit.com/introduceyourself/@gaman/new-steemians-project-launch
Bello!
Thank you!
Un buon mediatore familiare davvero, anche tu 👍
Ahahah, sì quando scrivo storie che non mi riguardano sono bravissimo in un mucchio cose ;)