Il Diavolo Rosso era mio zio

in #sport6 years ago (edited)

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Giovanni Gerbi di Asti, il mitico Diavolo Rosso, è stato uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi.
Il Diavolo Rosso è stato il primo grande professionista del ciclismo italiano.
La sua gloria ha brillato nei primi decenni del ‘900, in quei decenni dove tutto iniziava in tanti campi della vita: scienza, letteratura, sport, industria, macchine.

Il Diavolo Rosso era mio zio, o meglio mio prozio, era il fratello di mio nonno materno.

In casa mia c’erano solo biciclette Gerbi, perché questo grande campione (come tanti altri campioni) aveva creato dal 1910 la sua fabbrica di biciclette.
Il mito del Diavolo Rosso ha accompagnato la mia vita ed è stato stimolo anche per le mie attività sportive.

La sua storia è complessa e avvincente.
Da ragazzino era uno scapestrato.
Era nato ad Asti. Non voleva né studiare né lavorare.
Era stato espulso dalla scuola per litigi e risse. Se la prendeva coi più grandi, non aveva paura di niente.
E giù botte.
Suo padre gli voleva bene, ma cercava di metterlo in riga senza successo…
Lo mandano a lavorare da un sarto. Ma dopo 15 giorni litiga con un altro ragazzo e gli tira il ferro da stiro.
Lo mandano ad Alessandria a lavorare da un salumiere: dopo cinque giorni torna a casa, impolverato e affamato.
A 14 anni la folgorazione, il mutamento, la partenza del mito.
Va a lavorare da un armaiolo che aggiusta le bici.
E Giovanni Gerbi diventa un ragazzo disciplinato, impegnato, corretto.
Si è innamorato della bicicletta e ne incomincia a conoscere tutti i segreti.
Incomincia a fare qualche piccola gara, con una sgangherata bicicletta comprata anche con l’aiuto del padre.

E, a soli 15 anni, la luce della gloria si illumina e non si spegnerà più per tanti anni.

Partecipa al Campionato Astigiano, 95 chilometri, Asti – Moncalieri e ritorno.
Parte come un forsennato e urla per tutta la gara che vincerà e vince!
Primo! Piciot è primo!
Piciot (ragazzo in gamba) è il soprannome che gli davano ad Asti quand'era giovinetto.
Poi diventerà Diavolo Rosso.

A soli 15 anni è già un campione.

Poi si trasferisce a Milano. Lavora come fornaio e intanto si allena, corre, vince e vince e vince.
Diventa l’invincibile Diavolo Rosso.

DIAVOLO ROSSO.jpg

Di lui scrisse Gianni Brera:

Gerbi è il primo Campionissimo italiano.>

Il Diavolo Rosso aveva una grande forza e resistenza, ma era anche scientifico nella preparazione.
E’ stato un precursore.

Fu uno dei primi a usare i tubolari, quando molti dei suoi rivali andavano ancora a gomma piena, timorosi di bucare.
Fu il primo a massaggiarsi cosce e polpacci prima di una corsa.
Faceva attenzione meticolosa all’abbigliamento.
Fu il primo, meraviglia, a usare maglie di seta e scarpette da ballerina per avere minore resistenza all’attrito con l’aria.
Si rasò quasi completamente i capelli, sempre per l’attrito.
E ricordate che siamo ai primi del secolo scorso!

Anche gli allenamenti erano scientificamente studiati.
In primavera andava in riviera per sciogliere i muscoli irrigiditi dall’inverno.
Poi cominciava allenamenti quotidiani sempre sullo stesso percorso di 100-150 chilometri.
Cronometrava i tempi di percorrenza e quando scopriva che la velocità aumentava, aveva la consapevolezza che la forma stava arrivando.

E, grande novità per quei tempi, Gerbi iniziò a preparare le corse facendo i sopralluoghi.

Nei giorni prima della gara, percorreva la tappa per trovare i punti giusti dove attaccare o dove inventarsi qualche strategia di corsa.
Infatti due sono le cose che passarono alla storia del mitico Diavolo Rosso: i grandi distacchi nelle vittorie e le sue astuzie strategiche nelle corse.

I distacchi:
1903 – Milano Torino. Gerbi arriva primo con 37 minuti di vantaggio sul secondo. Raccontano gli epici narratori che arrivò sotto una pioggia torrenziale così presto che non era ancora stato preparato lo striscione del traguardo. Dov’è?
Nel 1905 nella Corsa Nazionale, 340 km, arrivò primo col capo sanguinante per una caduta con 24 minuti di distacco su Gaioni.
Nella prima edizione del Lombardia nel 1905 si fece 200 chilometri da solo e tagliò il traguardo 40’45” prima di Rossignoli e Ganna.
1906 Gerbi rifilò 30 minuti a Cuniolo nella Milano - Pontedecimo di 140 km.
Il 13 maggio dello stesso anno, nel primo giro del Piemonte arrivò con 42 minuti di vantaggio su Danesi e Ganna.
1907 22 minuti su Galetti e Gaioni, nel Giro delle Antiche Province.
Il 20 settembre di quell’anno nella Roma-Napoli-Roma è primo con 41 minuti di vantaggio.

Un eroe della strada…

Il Diavolo Rosso era temuto dagli avversari perché si inventava continuamente dei modi (a volte poco ortodossi) per vincere.
Una per tutte: il primo Giro di Lombardia del 1905, da Milano a Milano, 240 chilometri passando per Lodi, Crema, Bergamo.
Gerbi fa il sopralluogo.
Arriva a Lodi, nel suo giro di ricognizione. La tappa passa in una strada dove ci sono i binari del tram.
Gerbi osserva, analizza, guarda. Tra le rotaie si fila bene.
Ad un certo punto però le rotaie diventano alte sulla strada e lì c’è uno scambio. Un ostacolo.
Ecco, qui! Qui ci sarà la scena madre!

Il sabato sono tornato a Lodi. Ho preso della terra e l’ho messa contro le rotaie. Mi sono creato un passaggio. Ho scortecciato un palo del telegrafo, per riconoscere il punto.>
Insomma, aveva creato una piccola montagnola di terra per superare la rotaia.

Si parte! E’ novembre, tempo pessimo, strade infangate.
Arrivano a Lodi. Gerbi si mette in testa. C’è un carro. Si infila fra le rotaie che lui ormai conosce così bene.
Gli altri lo seguono.

Ecco il palo sbrecciato, il punto fatidico.
Gerbi schizza fuori dalle rotaie su quel passaggio di terra che è il trampolino di lancio del Diavolo.
Pedala nel fango.
Gli altri non lo seguono, ridono di lui.

Scrack! lo scambio, la rotaia è alta, baraonda, tragedia.
Fine della risatina di scherno, inghiottita con le bestemmie.
Cadono, cade Cuniolo, cade Ganna, cadono, altri frenano, Ganna si rialza e ringhia Brut demon!.
Ma Gerbi è già oltre.
Cavalca per 200 chilometri da solo, come un cavallo scappato dal maneggio.
Lo inseguono, furiosi. E’ troppo tardi.
A Lecco, tranquillo, Gerbi si ferma per mangiare e si beve un bicchiere di Marsala.
Arriva a Milano trionfante con 40’45’’ di vantaggio sul secondo!

Gerbi ha vinto più di trenta corse su strada, in tante altre tappe è arrivato secondo o terzo, è stato campione italiano su pista nella specialità Stayer, ha partecipato ai primi giri d’Italia e ad alcuni Tour De France.

Nel 1913 ha stabilito il record mondiale su pista delle 6 ore!

Maglia rossa.jpg

Il Diavolo Rosso ha avuto migliaia di tifosi che lo adoravano per le sue imprese da supereroe.
E i poeti popolari lo cantavano: Con la maja rusa adoss/ Chiel a vola e a saota i foss

Questa è solo una piccola parte della travolgente storia del Diavolo Rosso.
Tanto altro potrete conoscere andando sul web.

La leggenda del Diavolo Rosso è eterna e ha percorso tutto il mondo.

Paolo Conte gli ha dedicato una canzone.

Era mio zio, il fratello di mio nonno.

Per ricordarlo gli ho dedicato un mio spettacolo: Diavolo Rosso.

Diavolo Rosso.jpg

Le foto sono dell'autore

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Lo sport riesce a raccontare anche queste storie ed a penetrare anche sulla scena del teatro.
Complimenti Sbara!

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Grazie caro amico. Quando mi hai chiesto di raccontare qualcosa di sport (magari non di calcio) ho accettato volentieri e ti ringrazio dell'occasione. Spero di proporre altre cose, tempo permettendo.

Me lo auguro anche io e sappi che mi renderesti molto felice. Con questo post sei riuscito comunque a raccontare lo sport al di sopra del puro evento sportivo.

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Non essendo mai stato molto appassionato di ciclismo ammetto che non conoscevo il Diavolo Rosso ma è stato interessante scoprire questo pioniere del ciclismo italiano agli albori..
Bel post, bella rivelazione e bel modo di commemorare il campione.

Grazie. D'altra parte Discord serve anche per far scoprire cose sconosciute.

mio nonno, un pochetto più giovane di tuo prozio, me ne parlò, dato che è nato ad Asti e poi cresciuto in provincia di Alessandria. forse tuo zio o tuo padre potrebbero conoscere mio nonno.

Complimenti per l'articolo, l o trovato molto interessante, sotto il punto di vista di un parente diretto.

Grazie. Chissà? anche io sono alessandrino.

può darsi :)

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