SEPARAZIONE DELLE CARRIERE: cos'è?

Come alcuni di voi sapranno, sono un discreto viaggiatore e molto spesso trascorro gran parte delle mie giornate sui mezzi pubblici ed in auto; in alcuni casi i viaggi occupano addirittura molte ore e quindi cerco di tenermi occupato in ogni modo: ascolto musica, leggo, scorro i vari social network sul cellulare ed alcune volte non disdegno di parlare ed ascoltare anche miei compagni di viaggio.
Alcuni giorni fa in un viaggio in autobus, sono capitato vicino ad un giovane ragazzo, intento a sfogliare tomi enormi che aveva tirato fuori dal proprio zaino. In un momento di pausa e soprattutto per rompere il ghiaccio nei suoi confronti, visto che il viaggio sarebbe stato lungo, ho deciso di chiedergli cosa stesse studiando e lui, leggermente sollevato e sorpreso da questa domanda mi dice un sacco di cose e nozioni molto settoriali: da esse riesco a capire essenzialmente che si sta informando della Separazione delle carriere e che questo sia a tutti gli effetti un tema del settore giuridico, area cognitiva a me pienamente sconosciuta e che quindi mi incuriosisce moltissimo.
Gli ho fatto molte domande e spero oggi di poter condividere con voi ciò che ho compreso. Ci fossero lettori più esperti di me, capaci di arricchire quanto vi descriverò, li prego di non esitare a commentare.

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La separazione delle carriere è un dibattito politico legislativo in corso così definito dai mezzi di comunicazione, che riguarda giudici e pubblici ministeri. Attualmente in un processo, il pubblico ministero (pm) è l'accusa mentre il giudice, super partes, emette la sentenza, giudicante se l'imputato sia colpevole o innocente.
Il giudice però ha anche la facoltà di effettuare indagini sul processo in corso, in caso in cui non sia convinto o pienamente soddisfatto del lavoro del pm. Inoltre, può accadere che la stessa persona possa rivestire di volta in volta la funzione giudicante o quella accusatrice.
Questa duplicità di ruoli è garantita dalla Costituzione, secondo la quale i magistrati inquirenti o giudicanti appartengono ad un unico ordine. A ben vedere in effetti, ciò non appare poi una cosa così strana: un pm opera per conto della comunità ed ha l'interesse che il responsabile di un reato sia punito. Ma se con le sue indagini scopre che l'imputato è innocente, non ha nessun interesse nel farlo condannare e ne chiede l'assoluzione.
Lo stesso vale anche per il giudice: deve condannare il colpevole, che non è per forza l'imputato. Diversa è invece la posizione del terzo attore, l'avvocato difensore, che essendo di parte ha soltanto l'interesse che il proprio cliente sia assolto, indipendentemente dalla sua colpevolezza.

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PRO E CONTRO
Il dibattito al riguardo è molto acceso: c'è una parte infatti (centro-destra) che vuole evitare che pm e giudici siano troppo "vicini" e che questi ultimi possano prendere, a causa di questa contiguità, decisioni non del tutto imparziali, anche involontariamente. Chi invece è contrario (centro-sinistra e magistratura) sostiene che la separazione delle carriere avrebbe conseguenze negative. In primo luogo un imputato innocente sarebbe meno garantito; inoltre il pm prenderebbe parte della propria libertà di azione: oggi, facendo parte della magistratura, appartiene al potere giudiziario, indipendentemente dalla Costituzione da quello legislativo (il Parlamento) e da quello esecutivo (il Governo).
Con la separazione delle carriere si troverebbe, invece, ad essere un qualunque impiegato dello Stato, obbligato a seguire le direttive impartite dal Governo in carica, quali che siano le sue personali convinzioni. Inoltre il pm diverrebbe come il presecutor dei processi statunitensi: null'altro che un accusatore e non un magistrato che, prima di portare un indagato in tribunale, ne effettua una prima valutazione di colpevolezza o innocenza.

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