Sull'inesistenza del pensiero critico

Più di una persona mi ha detto che la scuola e l’educazione servono a sviluppare il senso critico. Dei libri di filosofia scrivevano lo stesso. Una professoressa di lettere mi diceva che la materia italiano serve a creare uno spirito critico umanistico. Ma allora quanti tipi di pensiero critico esistono?

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Potrei concludere immediatamente questa riflessione con il paradosso del nessun numero interessante che dimostra l’indefinibilità di alcune categorie di aggettivi qualtificativi. Uno dei motivi per cui mi limito all’uso di questa categoria di parole.

Pensieri come intelligenze?

Secondo me esistono vari modi di pensare, così come esistono vari tipi di intelligenze. Anzi, non vedo particolare differenza fra le due cose. Ad esempio, uno statistico penserà ai dati diversamente da uno psicologo o da un metal-meccanico. Un ingegnere penserà gli edifici in maniera diversa rispetto agli architetti (causa di conflitti verbali da quanto ne so), etc.
Vari modi di pensare possono mischiarsi. Ad esempio nella statistica si pensa, occasionalmente e a seconda del caso, usando concetti provenienti dalla teoria dell’informazione.
Nelle diverse scuole a mio avviso vengono per lo più diffusi metodi e strumenti. In alcuni casi esistono professori che integrano modi di pensare a metodi e strumenti. Si tratta delle figure che apprezzo di più e che hanno arricchito profondamente la mia esistenza.

Vari modi di pensare rendono una persona meno influenzabile?

Ho i miei dubbi. Partiamo dal presupposto che tramite l’educazione ci si specializza su almeno un modo di pensare. Per quanto riguarda l’informarsi al di fuori dell’educazione penso che l’essere umano ha almeno un paio di limiti:

• se si sente solo una campana si rischia di affezionarsi a questa unica fonte, evitando di sentirne altre. Questo può sfociare nella convinzione che esiste solo una campana per un dato argomento. Ad esempio io fino a mesi fa pensavo che esistesse solo la scuola economica liberale. Non conoscevo nemmeno metodi di produzione dell’energia che andavano al di fuori della fisica dei primi decenni del 900.
• ricordo che esistono figure di psicologi che si occupano di comunicazione verso le masse. Quando si mettono in gruppo con altre figure, viene fuori un corpo multi-disciplinare che conosce una persona più della persona stessa. Quindi sanno più del singolo quali parole usare per generare certi pensieri e reazioni.

Non vorrei però confondere le conseguenze di un certo ambiente con un discorso così tanto discusso come la natura umana.

Conclusioni: che fare quindi?

La risposta parziale che seguirà mi delude e mi aspetto una reazione simile per la maggior parte dei lettori. Nonostante questo, continuo a condividere quello che mi ha detto sia un caro amico che un professore universitario: leggere vari libri, su diversi argomenti.
Sul vari non esiste una quantità definita, per il paradosso di sopra.
Volendo ci si può spingere oltre pensando di superare i limiti umani tramite apparecchi impiantati o esterni, ma qui si entra nel discorso trascendenza dell’umanità (TU), un corpo di conoscenza che a mio avviso fa a cazzotti con la finitezza delle risorse terrestri, per motivi che per ora salto. Nella TU esistono anche discussioni sull’immortalità, sul trasferimento della mente nei computer, ed altro. Idealmente si potrebbero trasferire tutti i modi di pensare, conosciuti in un dato momento, all’interno di una persona o di una intera popolazione, creando una mente collettiva e connessa. In questo modo, forse, si riuscirebbe a creare una specie che negli anni tende a diventare sempre meno influenzabile, a prezzi che reputo attualmente sconosciuti.

Risorse

• https://en.wikipedia.org/wiki/Interesting_number_paradox
• https://en.wikipedia.org/wiki/Transhumanism