Glenn Gould, il genio del piano

in #music6 years ago (edited)

Glenn Gould, l’inarrivabile pianista canadese è il mio genio privilegiato.
Con Glenn io mi sposto dall’umano al divino.

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Con Glenn entro nella Musica e non posso uscirne mai più, mai più. Never more.

Glenn Gould è uno dei più grandi interpreti di Bach, forse il più grande, ma anche grande interprete di Schoenberg, di Mozart, di Richard Strauss e di altri musicisti classici e contemporanei.

Personaggio bizzarro e monomaniaco di musica, se così si può dire, ha dedicato la sua vita artistica ad approfondire l’arte dell’interpretazione pianistica e non solo.
Genio poliedrico si è dedicato anche a trasmissioni televisive e radiofoniche, film e libri. Tutte opere passate alla storia.

Ma la sua arte eccelsa è stata l’arte pianistica. E’ difficile in poche parole descrivere i dettagli del suo genio creativo e interpretativo.

Il suo più importante biografo, Kevin Bazzana, ha scritto un volume Mirabilmente singolare di 567 pagine!

Il danzatore russo, Michail Baryshnikov ha ammesso che, nel 1974, quando chiese asilo politico a Toronto, conosceva “giusto tre cose” del Canada: grandi squadre di hockey, che vi cresceva tanto grano ed era la patria di Glenn Gould.

Ascoltare il suono di Bach dalle dita di Gould nelle Toccate, nelle Fughe, nelle Partite, nelle Invenzioni, nei Concerti per Pianoforte, significa entrare nella musica del grande compositore tedesco.
E quando Glenn è morto, è diventato un mito e un punto di riferimento per tutti i pianisti oltre ad essere un macchina da soldi per la Sony.

Nasce a Toronto il 25 settembre 1932 e morirà a soli cinquant’anni nel 1982.
Venne avviato alla musica dalla madre e non appena il suo talento fu evidente tutta la famiglia si mise al suo servizio. Studiò con Guerrero, ma presto non ebbe più bisogno di maestri, anche se qualche influsso gli arrivò da Horowitz e da Rosalyn Tureck.
Quando aveva dodici anni, già portento, chiese ingenuamente come regalo di Natale un organo a canne. Da adolescente incominciò a fare le ore piccole con i suoi pianoforti a code.

A proposito di pianoforti, Glenn inseguì e trovò il suo pianoforte perfetto dopo mille avventure. Già famoso, andò alla Steinway & Sons e trovò il mitico Steinway CD 318 su cui suonò una buona parte delle sue registrazioni.
E se ne parla nel libro Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto scritto da Katie Hafner.
In questo testo si narra anche dell’incontro tra il musicista e il formidabile accordatore Verne Edquist che aveva studiato accordatura alla Scuola per ciechi dell’Ontario, essendo non vedente.
Tutti episodi e storie straordinarie per uno straordinario interprete, attento, attentissimo ad ogni dettaglio della sua azione musicale.

A dodici anni i suoi progressi in conservatorio erano eccezionali. E incominciò a tenere concerti.
Era attento ad ogni cosa riguardasse il suo stare al piano. Proteggeva le proprie mani. Si racconta che da piccolo, coi suoi amici, quando si tiravano le palle di neve, lui prontamente teneva le mani dietro la schiena, per evitare brutti colpi.

Ora salto di palo in frasca (un po’ come faceva lui).

E scusami, Glenn, se non posso scrivere tutto quello che vorrei...non posso usare 100.000 parole, ma non preoccuparti, le ho tutte nel cuore e nel cervello.

Non si può parlare di Gould, senza ricordare le sue Variazioni Goldberg di Bach.
Le incise per la Columbia nel 1955 in una storica sessione e quando uscirono nel 1956 divenne un successo mondiale.
Le incise poi nel 1982, forse il suo testamento musicale, penso io. Una versione più lenta, più delicata.
Ascoltatele!

La Columbia capì subito di avere un musicista di portata mondiale e anche un eccentrico che avrebbe fatto la sua fortuna.
In occasione della registrazione delle Variazioni Goldberg, la Columbia rilasciò uno storico comunicato stampa di cui vi propongo alcuni pezzi:

Il direttore e i tecnici delle Columbia Masterworks sono dei veterani, pieni di comprensione per fissazioni e stravaganze degli artisti. Ma persino queste anime rotte ad ogni esperienza sono rimaste sorprese dal giovane pianista canadese Glenn Gould. (...)

Era una mite giornata di giugno, ma Gould si presentò con cappotto, berretto, sciarpa e guanti. “L’equipaggiamento” prevedeva la consueta cartella per la musica, una montagna di asciugamani, due bottiglioni di acqua minerale, cinque piccole boccette di pillole e la sua sedia speciale.
Di asciugamani si capì subito che ce n’era bisogno, perché Gould immerge nell’acqua calda mani e braccia fino al gomito per venti minuti prima di sedersi alla tastiera, una procedura che presto diventa un allegro rituale per il gruppo.(...)

Ma la vera variazione Goldberg, il vero capolavoro, era la sedia pieghevole. Una sedia (costruita dal padre di Glenn, nda) le cui quattro gambe si possono regolare individualmente in altezza, in modo che Glenn possa sedere inclinato in avanti, indietro, a destra e a sinistra. (...)

Gould era un fenomeno anche alla tastiera – a volte cantava insieme al pianoforte, a volte volava basso sui tasti, a volte suonava con gli occhi chiusi e la testa gettata all’indietro. (...)

Cantava col pianoforte. Se ascoltate le sue incisioni, in particolare le Partite di Bach e le Toccate, in alcune sentirete il suo mormorio canoro, davvero!
Le pillole erano medicinali. Gould era ipocondriaco e questo, probabilmente lo portò ad una morte prematura, facendo egli uso di medicine su medicine.

Glenn Gould girò il mondo con i suoi concerti strabilianti.
Poi nel 1964 decise di smettere con i concerti.
Lucidamente, pronto per un'altra incredibile avventura musicale.
Si rinchiuse in sala incisione per il resto della sua vita (metaforicamente).

E anche qua fu un innovatore.
Registrava ponendo microfoni attorno, sotto e dentro il pianoforte.
E, altra cosa tecnologicamente avanzata, registrava due o tre volte lo stesso pezzo, poi si metteva al montaggio lui stesso e tagliava, incollava, sino a creare il pezzo per lui giusto, senza preoccuparsi che fosse dalla stessa registrazione.

Io amo Glenn Gould (non per tutte le sue incisioni, naturalmente), lo amo per il suo tocco fluido, delicato, mai pestare i tasti, per il suo farmi entrare nella Musica.
E, come per molte opere d'arte, mi viene quasi da piangere nel vedere e sentire quanto un artista è in grado di fare.
E' come un moto di emozione indescrivibile che mi capita qualche volta anche quando io stesso creo, come se quella cosa che ho inventato non sia nata solo da me, ma anche da qualche altra forza imperscrutabile.

Io ascolto ogni musica dal rap ai madrigali. Così con Gould e il suo Bach, i suoi 10 intermezzi di Brahms, le sue Bagatelles di Beethoven, le sue Sonate di Richard Strauss, le sue Sonate e le Fantasie di Mozart, i suoi William Byrde e Orlando Gibbons, il suo Schoenberg, viaggio e danzo su questo lunghissimo spartito insieme ad altri miei amici, Tom Waits, Vivaldi, Gianna Nannini, Paolo Conte, Gaber , gli islandesi Mum, Max Gazzé, John Cage, Sigur Ros, Pascal Comelade, Rachmaninov, René Aubry, Hauschka , Celentano, Vasco Rossi, i Pink Floyd, i Pink Martini, Keren Ann, Laurie Anderson, i Lambchop, Johnny Cash, Coco & Rosie, la musica Klezmer dei Kroke e tanti altri geni del suono artistico.

Io e Glenn a camminare sul rigo musicale come Einstein sul raggio di luce, nel cosmo.

Breve bibliografia:
Kevin Bazzana – Mirabilmente singolare – ed. e/o
Glenn Gould – L’ala del turbine intelligente – ed.Adelphi
Katie Hafner – Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto – ed.Einaudi
Thomas Bernhard – Il soccombente – ed. Adelphi
Piero Rattalino – Glenn Gould il Bagatto – ed. Zecchini

foto di mia proprietà

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Ed anche tu sei riuscito a travolgermi, con una scelta particolare e inattesa alla scoperts di un altro grande genio.
Bravo e grazie

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