Love, Death & Robots: estasi visiva ma manca qualcosa

in #movies5 years ago

Netflix pigliatutto. 

La troviamo all'oscar, la troviamo agli Emmy, la troviamo con pubblicità enormi in metropolitana o in città.

Eppure non è quello il vero pregio, il vero trionfo della madre di tutte le piattaforme di streaming.

La vera visione di Netflix la stiamo conoscendo forse da 1-2 anni a questa parte. In questo ultimo periodo infatti essa è riuscita a colmare ogni possibile vuoto nel suo catalogo cercando di gestire i vecchi prodotti al meglio e di creare nuovi prodotti che potessero inserirsi in qualsiasi genere seriale conosciuto. 

Che fosse comedy, dramedy, drama, action, thriller e altro Netflix c'era, Netflix è riuscita ad esserci sfornando titoli sempre più sorprendenti.

Pensate che negli ultimi mesi sono usciti titoli come After Life, Russian Doll, Sex Education. Tutte serie con pochi episodi, ognuno dei quali con durata non lunghissima anzi. Con queste serie Netflix ha colmato alcune delle sue lacune e con Bojack Horseman, una delle serie più affermate al mondo, era riuscita anche a posizionarsi all'interno delle serie animate come leader.

Mancava però un prodotto aggressivo, complesso e innovativo  all'interno del panorama seriale di animazione che potesse soddisfare quella fetta di pubblico aderente alle realtà aumentate, appassionata di manga giapponesi e in fissa coi videogiochi.

Ci ha pensato un vecchio amico di Netflix con la sua proverbiale poliedricità a regalare al pubblico un prodotto del genere producendo un'idea di Tim Miller. David Fincher produce, Tim Miller inventa e crea.

Il risultato è Love, Death & Robots, una serie tv animata particolarissima nel format, nella realizzazione e nella storia.

Ci troviamo di fronte a 18 episodi cortissimi.

Variano da 5 minuti ai 20, non di più e parlano di qualsiasi cosa.

La libertà che Fincher e Miller si son presi è totale.

Spaziamo da pura fantascienza a distopia, da storie Horror a storie di salvezza, ad cupi momenti di disfatta a momenti di trionfo.

Immagine priva di diritti di copyright

La libertà espressiva che permea la serie colpisce molto e positivamente ma la cosa che più di tutti lascia sbigottiti è la realizzazione.

Visivamente la serie è un capolavoro, un successo clamoroso.

A volte ci sembra di esser al cinema, con una vicinanza nella realizzazione a quel gioiello Spielbergiano che è stato il recente "Ready Player One".

I corpi nudi di uomini e donne rasentano la perfezione ed ogni dettaglio è non lasciato mai al caso.

Pensare di poter assistere a cose del genere in tv è impensabile, o almeno lo era fino a pochi giorni fa.

Ineccepibile. Meraviglioso.

Eppure qualcosa impedisce alla serie di essere un capolavoro.

La sua scrittura in primis ma anche il suo stesso format che al tempo stesso rappresenta un pregio ed un difetto.

Chi ama la fantascienza sa bene che la vera fantascienza non è quella che ci porta davanti mostri, galassie e scenari apocalittici ma è quella che grazie a quei luoghi e personaggi riesce a parlare di umanità e all'umanità, raccogliendo temi universali e senza tempo che possano essere riletti in una chiave critica e filosofica senza eguali.

Questo non avviene quasi mai in Love, Death & Robots depotenziando la serie della componente sci-fi.

Il format poi provoca ammirazione ma anche spaesamento, facendo fluttuare o sballottare lo spettatore in un caos continuo che può essere al tempo stesso piacevole o straniante.

In definitiva Love, Death & Robots è un capolavoro riuscito a metà.

Visivamente di un altro pianeta, non riesce tuttavia a spiccare il volo.


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A me la cosa che ha entusiasmato è come sono trattati determinati argomenti, a volte anche con crudeltà, ho trovato un prodotto eccellente e di quasi la totalità degli episodi sarei felice se ogni corto fosse in realtà un pilot per qualcosa di più grande, su una cosa sono d'accordo comunque con te, l'ambientazione sci-fi è come dire... un po' stilizzata, ma in compenso alcune ambientazioni cyberpunk mi hanno fatto gridare al miracolo! (per non parlare poi del bellissimo episodio ambientato in cina a tema SteamPunk di cui ora mi sfugge il nome ma avrai sicuramente già capito prima che finisca la frase).

Io frenerei gli entusiasmi. Condivido pienissimamente la tua euforia e concordo con le tue osservazioni.
Manca però la componente critica.
Quasi tutti gli episodi sono privi di spunti critici, sono privi di qualsivoglia costruzione filosofica, metanarrativa e privi di spunti interessanti.
Non ci sono poi incastri fra i vari episodi, richiami, guizzi e collegamenti.
I finali sono Non Aperti nel senso che vorrebbero essere rarefatti e sospesi e invece risultano essere banalmente conclusioni prive di acuti, messaggi o domande in sospeso.
Sembra essere stato un grandioso esercizio di stile. Nulla più. A livello narrativo una serie che non sta in piedi. A livello visivo il top.

Essendo una serie di corti antologica é normale siano tutti scollegati tra di loro e chiusi

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Le serie antologiche sono un terreno scivoloso.
Non basta dire "faccio una serie antologica" per potersi permettere di essere liberi da ogni schema.
Guarda Fargo, Black Mirror, American Crime Story e American Horror Story.
Son serie antologiche coese, armoniose e legate profondamente tra loro nelle varie stagioni ed episodi.
Questa è un'accozzaglia (una splendida accozzaglia) di episodi a tema più o meno comune.

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