Bojack Horseman: Quando un cavallo ti spiega cos'è la vita

in #movies5 years ago

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Bojack Horseman

Vette di esistenzialismo  a cartoni animati  

    Il gioiello inatteso  
      

La serialità di questi anni si è talmente espansa tra i generi e talmente innovata da riuscire a creare gioielli inattesi nei luoghi più reconditi e nelle forme più sorprendenti.
In questo contesto da oramai un lustro emerge un assoluto capolavoro del mezzo televisivo che ha saputo accarezzare, dilaniare, approfondire l'animo umano come forse nessun altra serie era riuscita a fare prima, se non forse Mad Men di Matthew Wiener, e lo ha fatto attraverso l'utilizzo dell'animazione, abbandonando i classici stilemmi tali per cui un film o una serie animata dovessero divertire, alleggerire e distendere i nervi dello spettatore.
Stiamo parlando ovviamente di Bojack Horseman, serie animata prodotta da Netflix e creata da Raphael Bob - Waksberg. Tra i produttori della serie troviamo volti noti del piccolo schermo come Will Arnett (Arrested Development) ed Aaroon Paul (Breaking Bad) qui anche in veste di doppiatori.
Il protagonista della serie è un cavallo di nome Bojack Horseman per l'appunto, star televisiva di grido che ricopre oramai un ruolo di prim ordine nel jet set hollywoodiano. L'ambientazione è quella di Hollywood per l'appunto e di tutto il carrozzone cine-televisivo che costella la Los Angeles dei giorni nostri. Non abbiamo uomini ma animali di ogni specie con sembianze, movenze e volti spesso umani volti a creare una mitologia ed una narrazione metaforica che si serve di rimandi e richiami al mondo animale per identificare caratteristiche e debolezze dei vari personaggi.



The weird thing about both your parents being dead is it means that you're next. I mean, you know, obviously it's not like there's a wait list for dying. Any one of us could get run over by a Snapchatting teen at any moment. And you would think that knowing that would make us more adventurous, and kind, and forgiving. But it makes us small, and stupid, and petty. I actually had a near-death experience, recently. A stunt went bad and I fell off a building. I'm an actor. I do my own stunts. I'm on this new show, "Philbert". I'm Philbert. Star of the show. It hasn't come out yet, but it's already getting Emmy buzz. Oh, speaking of buzz [inhales] I've to take two of these every morning, but my days are so screwed up 'cause of the shooting schedule, I don't even know what morning means anymore. There's a joke in there somewhere, about a guy who's been to so many funerals, he doesn't even know what mourning means anymore. Let you guys figure that one out for yourselves. [gulps] Anyway, you know what I thought when I was falling off the building and I went into panic mode? The last thing that my stupid brain could come up with before I died? "Won't they be sorry." Cool thought, brain.


    Siamo le maschere che indossiamo  

La lunga citazione di cui sopra è tratta da uno degli episodi più belli di Bojack Horseman e forse della serialità tutta. Un episodio dal titolo "Free Churro" della quinta stagione della serie che vede Bojack protagonista di un monologo ininterrotto lungo 30 minuti tondi durante il funerale della sua defunta ed amata-odiata madre. Basterebbe questo per convincervi a vederlo, per darvi la cifra di quanto questa serie sia capace di toccare temi esiziali ed universali come pochi altri sanno fare.
Bojack è se stesso, è davvero se stesso giorno dopo giorno? Le sue scelte eticamente discutibili, la sua affezione all'alcol e ai rapporti occasionali sono il frutto di quello che lui è o che deve essere per sopravvivere?
Quando è che Bojack ha indosso una maschera? Forse sempre, forse mai.
Puntata dopo puntata cadiamo sempre più in basso insieme a lui ma puntata dopo puntata abbiamo sempre la sensazione di poterci rialzare prima che tutto esploda di nuovo raggiungendo un nuovo punto di apparente non ritorno.
Eppure anche una persona cosi superficiale in apparenza, cosi frivolo, cosi legato alle gioie terrene ha continue crisi di coscienza, anzi forse riesce a toccare corde personali molto più forti di quelle che potrebbe toccare per se stesso e per gli altri chi ha vissuto una vita costante e che definiremmo normale nell'accezione comunemente riconosciuta. I suoi sbalzi d'umore, il suo continuo affossarsi sono dovuti all'esigenza sempre più pressante di riuscire a trovare un senso ad una vita che a tutti potrebbe sembrare di successo.
Ed è proprio la ricerca di un senso della vita, o del non senso della vita, la chiave di tutta la serie. Immagine priva di diritti di copyright

   Largo all'oblio  


Nell'incessante ricerca di qualcosa che possa dare anche solo la speranza che vivere possa davvero portare a qualcosa di vero, profondo e significativo si dipana tutto il racconto e la storia riesce a vivere di sfaccettature variegatissima in continua commistione e confusione fra loro. Un vero trattato sui massimi sistemi della vita che ha dello sbalorditivo.
Non solo Bojack ma anche tanti altri comprimari che catalizzano su di loro e sul protagonista tanti angoli di vita e di dubbio che di rimando viene instillato nello spettatore.
In Bojack Horseman sentirete parlare tanto di vita, di morte e di identità ma in maniera enciclopedica, ma mai didascalica, verranno toccati temi come l'amore, quello romantico, e l'amore quello universale. Sentirete parlare di paternità, maternità, di affetti spezzati e rubati e di affetti costruiti o sinceri, di ipocrisia e rimpianto, di dedizione e delusione, di violenza fisica e psicologica, di business ed economia, di cinema e tv con riferimenti metatestuali da brividi, di sogni e fallimenti.
Sentirete parlare di vita Saranno dei pupazzi a parlarvi, degli esseri animati inanimati che daranno voce alle vostre più recondite paure, dubbi, incertezze e non tenteranno mai di coccolarvi, di rassicuravi, di assolvervi ma proveranno a denudarvi, mettervi di fronte allo specchio ed interrogarvi su chi siete voi, quale è la direzione che state prendendo, su quanto valgano i vostri ricordi, le vostre esperienze e le vostre memorie.
Sarà un uomo con la testa di cavallo a farvi entrare nell'immaginaria stanza delle torture psicologiche verso voi stessi, lo farà in maniera irriverente ma elegante, facendovi sorridere più volte ma occhio ad abbassare la guardia perchè quando meno ve lo aspettate vi tradirà, e voi forse tradirete voi stessi mentre sarete davanti allo specchio a chiedervi:
Chi sono realmente io?





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Perso tra le montagne di Twin Peaks mi ritrovai ad Albuquerque dove un furgone mi trasportò a Westeros e a Westworld successivamente dove ritrovai una cabina telefonica inglese con un Dottore pronto a giocare a Basket o a Calcio con me e a parlare di sociale, politica, futuro, persi come fossimo sull'isola di Lost.






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Il mio miglior amico sono mesi mi consiglia di guardarlo!

Hai un ottimo migliore amico!

Mia sorella lo ha molto apprezzato! Un anno ne ha fatto anche un Cosplay... Io ho fatto un po' più di fatica. Forse dovrei vederlo con maggiore attenzione...

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