Paese o città?

Ancora una volta parlo un po’ di me e del mio mondo e di quanto sono stato fortunato a nascere in un paese… andiamo per gradi.

In questo post voglio fare una riflessione. Nasce dalla lettura di un articolo di un membro della comunità italiana di steemit dove racconta il suo rientro a Roma dopo una sosta in Molise.
Quando mi sono iscritto su steemit pensavo che avrei parlato solo di informatica, o di argomenti di interesse generale. Poi leggo i vostri articoli e mi vengono delle idee, inizio a pensare e a scrivere delle bozze, facendo scalare la mia scaletta di argomenti che vorrei trattare. Poco male, mi va bene lo stesso.
L’autore del post al quale mi sono ispirato fa una specie di confronto tra la vita in città e la vita in paese, facendo notare alcuni problemi della nostra Capitale. Non voglio stare qui a dire come secondo me andrebbero risolti, anche perché non penso di esserne in grado…ma voglio parlarvi della vita nel mio paese.

Abito in un piccolo paesino del Molise di circa 1000 abitanti e mi reputo veramente fortunato, non certo per i servizi o luoghi di intrattenimento, quelli mancano… Abbiamo 2 bar, 4 negozi di alimentari, una farmacia e una pizzeria. Non ci sono né cinema né centri commerciali, ma abbiamo le scuole e un circolo per i ragazzi.
Come fai a dire di essere fortunato?
Per l’infanzia che ho avuto. Il nostro è un paese tranquillo, dove non succede mai nulla di male. Dove a 7-8 anni(forse anche prima) puoi lasciare uscire da solo tuo figlio, e stare tranquillo che non gli capiterà nulla.
Abbiamo una villa comunale, bellissima e con tanti giochi. Ricordo che io e miei amici passavamo le intere giornate li, dalle 3 del pomeriggio fino a sera.

Ricordo che le maestre, nelle belle giornate di sole ci portavano a fare una passeggiata fuori, a fine anno ci compravano un gelato oppure andavamo a mangiare una pizza tutti insieme.
Gli amici… sono sempre li, numerosi, e li conosci da quando sei nato. Basta pensare che esco con un gruppo di 15 persone, sinceri l’uno con l’altro.
Abbiamo un circolo, fondato e gestito da alcuni ragazzi e ora passato alle nuove generazioni. Anche quello è stato un bel periodo… C’è una tv, una play Station, un biliardino, dei divani e dei giochi di società.
L’ultima domenica di agosto è la festa religiosa più importante nel nostro paese. Si festeggia in montagna, la messa viene detta in montagna e si pranza anche in montagna. Quel giorno si ristringono veramente tante persone e al termine della serata si riscende a piedi portando la processione.

Nel paese ci conosciamo tutti, siamo pochi… si ci aiuta a vicenda. Ovviamente i lati negativi ci sono, e mi riferisco ai pettegolezzi. Quelli girano ogni giorno! Vecchiette appostate dietro la finestra della propria casa a guardare fuori e a fermarsi con lo sguardo su ogni persona che passa… poi le più coraggiose aprono anche la finestra per chiederti dove stai andando… ma va bene così.
Da poco sono arrivati un gruppo di ragazzi brasiliani tramite un progetto del nostro comune. Si sono integrati perfettamente e alcuni di loro hanno festeggiato capodanno con noi. Capodanno… che dire, come ogni anno a mezzanotte ci troviamo in piazza, vicino ai bar(sono tutti vicini tra di loro, 10metri forse sono anche troppi), si stappano spumanti e si scambiano gli auguri.

Ma ora sono all’università. E se ripenso a tutto questo mi viene un po’ di rammarico… di non avere più tempo. Sono al terzo anno di informatica, e so che una volta laureato dovrò andare a fare la specialistica lontano da casa, ma soprattutto che probabilmente per lavorare dovrò trasferirmi. E penso alla mia vita futura, in una qualche grande città dove trovi delle persone diverse ogni giorno troppo prese dalla loro vita per fermarsi un secondo a salutare anche uno sconosciuto.

Dai, ho ancora un po’ di tempo per godermi il mio paesino.

--Tutte le foto sono state scattate da me