... forse no

in #italy7 years ago

FB_IMG_1503126064027.jpg

Quel che distingue
infallibilmente
un essere vivente
da chi ancora non lo è,
perchè non ha il coraggio
di scegliere di esserlo,
è la memoria;
non la memoria consueta
delle grandi date
degli eventi importanti
delle ricorrenze
ma la memoria delle parole
dei sentimenti impliciti
in quelle parole.
Quando incontro una vita
la guardo negli occhi
e non bado a ciò che vedo,
ascolto quel che i suoi occhi
tacitamente raccontano,
guardo ciò che il suo viso
e il suo essere tutto
tentano in tutti i modi,
incuranti della fatica
e del pericolo,
di far uscire dalla prigione
ch'ogni non essere vivente è,
una richiesta d'aiuto.
Inspiegabilmente sempre
io cado nella trappola
dell'illusione d'essere io
l'essere vivente adatto,
quello condannato dal tutto
ad avere le parole giuste
per allietare quegli occhi,
per accarezzare quel viso
e rassicurare quel corpo.
Ma non lo sono.
Non lo sono mai.
Perchè ogni volta chi guardo
non è mai indubitabilmente
un essere vivente vero,
e se lo è lo è per poco,
per un istante,
per il tempo di un sorriso,
e poi scompare annegando
inghiottito dalla materia,
dalla merda e dal sangue
che compongono quel sacco
che ne è la prigione.
Ogni volta voglio scordarlo
e parlo,
ogni volta,
racconto chi è veramente
la vita
usando me come vittima
mostrando i miei errori
come esempi,
ponendo fra me e loro
tutte le mie debolezze
come facili bersagli
incurante della fragilità
mia implicita nel farlo,
perchè non ho paura.
Non ho paura del dolore,
non ho paura della morte,
ho paura soltanto di me
paura di decidere in fine
d'esser troppo stanco
per continuare ad esserlo,
paura di voler diventare
a mia volta un sacco vuoto
pieno di merda e sangue
soltanto,
cioè morire di morte vera.
Mentre parlo l'istante passa
gli occhi che guardavo
si spengono
e tutto torna materia,
materia stolta, puzzolente,
che ricorda a malapena
il suo nome,
che non ha sentito nessuna
delle note che ho cantato,
che sorprendentemente spesso
non mi ha neppure visto.
Parlo e parla il sacco
facendo con la testa cenno
d'aver capito,
dicendo finte belle perole
ringrazia,
sorride
riscaldandomi il cuore
d'illusioni,
sempre le stesse
che riconosco e saluto,
che rassegnandomi lentamente
sto imparando ad amare
perchè sono sempre e solo
loro che rimedio
col mio inutile parlare
con il mio assurdo sbagliare
per sottolineare uno sbaglio
senza ferire,
sbagliando io.
Sto già diventando un sacco,
sto gia morendo.
Mi fermo scrutandomi severo
dentro,
cercando il significato
la lezione evidentemente
ancora non appresa
e non trovo nulla, nulla
soltanto una piccola evidenza
che uccide la speranza
donando un gelido attrezzo
al mio essere me,
un essere vivente vero
ricorda ciò che dice
quando è sincero nel dirlo
a chi rispetta, a chi ama,
un non essere vivente
non ricorda niente,
neanche dopo un solo giorno.
Questo è il premio ottenuto
da tutto il lavoro svolto
in una vita,
ho capito come distinguere
la vita dalla finzione,
la volontà dall'ambizione,
l'ambizione inconsapevole
quasi sempre mascherata
nelle più buone intenzioni,
ho capito da chi restare
e chi lasciare
ma è triste,
nonostante il tempo
fuggito via,
malgrado le infinite volte
che l'ho vissuto,
è triste,
fa male, tanto male
da far desiderare senza freno
la solitudine più vasta e scura
che altro non è ancora
che la vera morte di prima.
Guardo qualche giorno indietro
e ascolto le mie parole:
"Forse
se non lo avessi cercato
per tutta la vita
quello che non vorrei aver trovato,
... sarei stato un padre,
un compagno,
un amico. ..."
ma non c'è malinconia ora,
non c'è calda triste emozione
in queste parole
per me,
e resta un unico pensiero
che nasce dal basso del cuore:
"... forse no".

10:15 sabato 22 ottobre 2016

http://jenabirba.altervista.org/versi_liberi/20161001.html

Coin Marketplace

STEEM 0.17
TRX 0.16
JST 0.029
BTC 60935.14
ETH 2365.47
USDT 1.00
SBD 2.55