Amore in corso
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Un uomo che ama e scappa. Vede continuamente qualcosa di lei, parla con me che sono suo fraterno amico, ma non riesco a coglierne le paure né a dare qualche giusto consiglio, che ripetutamente mi chiede. È sposato con due figli, ormai per fortuna trentenni, e ha sempre condotto una felice vita matrimoniale. Un giorno, per l'esattezza di sedici anni fa, nell'università in cui insegnava si susseguono sguardi intensi tra i due. La ragazza era in seconda fila, ma in un'aula gremita e pienissima di persone, sedute perfino sugli scalini. Si certo, si trattava di un ateneo a dir poco enorme in cui era difficilissimo anche ricordare il viso di chi ti stava di fronte. Nel 2002 i corsi, a giurisprudenza da annuali come erano stati fino ad allora, erano diventati semestrali, quindi a maggior ragione diventava molto difficile ricordare allievi che avevano frequentato il corso che chissà in quale lasso temporale si sarebbero decisi a sostenere l'esame. Era novembre e il corso aveva avuto inizio a metà settembre. Federica già conosceva il suo professore, lo stimava molto perché a differenza di tanti altri spiegava in modo diverso dall'anno precedente, il che faceva presupporre che non sciorinasse a memoria volta per volta, con gli stessi vocaboli i capitoli della materia. E poi la stessa aveva la sensazione che non essendo figlio d'arte sarebbe arrivato a professore ordinario in tarda età. Le lezioni erano un piacere in quanto Federica notava nel docente, oltre ad una buona cultura, una intelligenza eccezionale e diceva a se stessa: la cultura ognuno di noi se la può fare, l'intelligenza no o si ha o non si ha.DA qui la domanda fatta molto dopo a se stessa:lo ami perché intelligentissimo o lo fai "diventare intelligentissimo" perché ne sei innamorata?.Gli appuntamenti dottrinali settimanali continuavano e in Federica, studente fino ad allora brillante che aveva collezionato diciassette esami con trenta e trenta e lode in giurisprudenza, c'era una situazione di disagio. Forse percepiva che poteva essere un qualcosa di pericoloso?. Tra gli studenti di lui si parlava benissimo, a livello di estrema serietà e pare che non fosse mai uscito con studentesse, contrariamente alle cose cui si assiste oggi e di cui la cronaca è piena. Era un uomo non bello, ma affascinante, certo venti anni più grande di Federica. Lei per quanto avesse pensato a studiare davvero tanto, non disdegnava l'intima conoscenza che si aveva con la persona che sceglieva per stare al proprio fianco. Era stata fidanzata, ma aveva sempre lasciato in quanto non credeva nell'amore. Lei voleva fare solo carriera. Attualmente era però fidanzata con una persona lontana e con la quale si vedeva una volta al mese. Le lezioni continuano, gli sguardi si incrociano e il disagio è accentuato. Si porrà il problema di sedersi a fare l'esame, pensava. O forse esagero e lui non mi considera proprio. Passa il tempo e il giorno dell'esame Federica colleziona la sua prima bocciatura, peraltro a libretto, accompagnata da ragionamenti strani e fuori luogo tipo: come mai ha scelto giurisprudenza? da come studia lei non è portata per questa materia. La risposta non si fa attendere. Federica secca: la mia carriera universitaria, e scolastica in generale, è seconda a pochi, forse è lei a sbagliare o ad usare una didattica molto discutibile. A qualsiasi domanda mi venga posta, io parto dal dato normativo e di poi dal commento di esso accompagnato da tutte teorie dottrinali e pronta anche a non essere d'accordo con tanti giuristi e tanti giudici. La dottrina e la giurisprudenza piena di sentenze vanno anche criticate se si vuole entrare nel vivo del diritto. Saluto, e molto seccata mi alzo, uscendo celermente dall'aula. Per me un fallimento, effettivamente mi erano state poste domande in modo strano, ma avevo risposto a tutto avendo seguito il suo corso senza fare neanche un'assenza. Il mio rapporto con Giuseppe, il fidanzato dell'epoca, naufraga. Mi aveva bocciato la persona che io ritenevo più preparata di tutti, di quella massa di raccomandati dei suoi colleghi che per me non erano all'altezza. Il primus inter pares. Avevo venticinque anni e non volevo sposarmi. Giuseppe, quattro anni più grande di me voleva farlo, era un grosso imprenditore e suo padre telefonava ripetutamente a mio padre, chiedendo la convolata a giuste nozze. A me mancavano quattro esami, ma volevo continuare a studiare, studiare, studiare anche dopo. Mi ripresento a tutti gli appelli, ma sempre bocciata. Con colleghi, ci presentiamo anche a ricevimento e a dire il vero io non noto alcun disagio nel professore, quindi comprendo di essermi sbagliata. Ma una donna certe cose non le sente? ero fuori di testa. Durante uno dei ricevimenti, me ne vado prima e scendo al bar a prendere un caffè. Alle mie spalle lui che mi chiede il numero di telefono. Inizio a capire che in me c'è una danza di cellule. Lo stargli vicino mi aveva dato un'emozione mai sentita fino ad allora. I pensieri affollano la mente. Se anche gli piaccio, cosa vuole dato che non è mai uscito con nessuno? e se non gli piaccio, non gli conviene mettere a repentaglio una tranquillità familiare fatta di affetti importanti. Tutti lo dicevano un padre perfetto. Il telefono non squilla. Ci avrà ripensato? si sarà pentito di avermelo chiesto? Continuano gli incontri in dipartimento, e un pomeriggio andati via tutti, mi dice di andare a cena con lui. Mi dice di essersi accorto che secondo lui sono una persona diversa dagli altri e formatasi in ambienti culturali di tutto rispetto. Allora perché mi ha bocciato? i pensieri non avevano sosta alcuna. Forse per rivedermi. Ci innamoriamo subito e il suo matrimonio, al pari del mio rapporto con Giuseppe, imprenditore noto, naufraga. Vengono fuori aspetti caratteriali difficili da gestire. Timidissimo, una fisicità poco tendente al bello, con presunzione riguardante il suo ruolo professionale. Io una ragazza di cultura e, non avrei mai pensato che ciò avrebbe distrutto il nostro rapporto. "Sei la prima persona che mi attira sotto tutti i profili. Ti amo". La storia va avanti per mesi. è amore anche per me e io non ho mai amato. Ma il modo di comunicare si ferma perché non riusciamo ad avere rapporti sessuali. Impotente? eppure ha avuto due figli. Si la sua è impotentia coeundi non impotentia generandi, e noi in diritto avevamo studiato benissimo questi problemi che all'interno di un matrimonio si trasformavano in schifose questioni danarose. È passato tanto tempo, ma oggi ho capito che un rapporto non può andare avanti quando manca questo modo di comunicare.